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Ester la mia ossessione
Quei lunghi capelli corvini le cadevano sulle spalle e le scendevano sulla schiena come una cascata di acqua di ruscello, ricoprendo parte del quel leggero vestito di cotone che le cingeva il corpo con una tale perfezione, che pareva le fosse stato costruito sulla pelle. I suoi fianchi come dune rotondeggianti, riempivano quell'abito con una tale grazie da rendere i suoi passi così leggeri che pareva volasse. Il suo prosperoso seno dondolava come melodia ad ogni suo intercedere, come fossero budini morbidi e desiderosi di essere mangiati. Ciò che però maggiormente mi aveva colpito di lei erano i suoi grandi e profondi occhi neri, capaci di penetrarti fino all'anima, così straordinariamente espressivi. Posati al centro di quel viso, così bello, come due perle preziose ad ornare quelle lebbra carnose e rosee che tanto chiedevano di essere baciate.
La vidi la prima volta alla fermata dell'autobus. Non potei fare a meno di seguirla e di cercare di avvicinarmi a lei. Dovevo assolutamente sentire il suo profumo, come un animale in cerca della sua preda, incapace di seguire null'altro che quell'odore. Io dovevo avvinarmi a lei. L'autobus era pieno di gente ma tra una spinta ed una intrusione riuscì ad esserle dietro. Quei capelli parevano essere come steli di erba appena falciata, e profumavano di rosa. I suoi glutei così sodi parevano dune del deserto sulle quali adagiare la mano. Una brusca frenata me la fece urtare. Lei si girò ed io prontamente mi scusai. Il suo sorriso per nulla indispettito mi annullo l'anima. I suoi occhi avevo posato il suo sguardo su di me e le sue labbra aveva pronunciato con una tale grazie quel " cose che capitano!", che pareva anche se solo per un istante, noi due non fossimo in un'autobus affollato, ma in una bianca spiaggia isolata e deserta.
Scese alla fermata successiva, ed io con lei. Segui con discrezione quei passi eleganti e frettolosi, fino al negozio di calzature nel quale lavorava. Quanto avrei voluto entrare, sedermi e farmi guidare nell'acquisto, per conoscere così i suoi gusti e soprattutto, magari sentire il tocco delle sue mani, sulla mia caviglia, nell'aiutarmi a calzare quelle dure scarpe nuove che spesso difficilmente entrano.
Quel viso, quel corpo divennero per me una vera ossessione.
I miei sogni erano sempre pieni di lei, le mie nottate insonni legate al suo profumo. Divenne la mia compagna, la mia amante, il solo ed unico pensiero che potesse entrare nelle miei giornate. La seguivo ormai ovunque, incapace di farmi una vita senza che le miei azioni non tenessero in considerazione quello che lei avrebbe fatto, visto o frequentato. Si era insinuata nella mia mente come un tarlo, masticando ogni angolo del mio cervello ancora capace di non pensare a lei. Le mie mani disegnavano il suo corpo nell'aria della notte, immaginando la sua figura che vagava nella stanza, si adagiava nel mio letto, mi sussurrava parole e soprattutto che mi amava.
Il mio vivere divenne impossibile e dipendente da lei.
Col passare delle settimane però quell'ossessione iniziò a mutare tramutandosi in un dolore sordo e penetrante, come se dentro a me stesso, iniziasse a nascere la lucida verità della totale indifferenza di lei nei miei confronti. Mai uno sguardo, o un sorriso era rivolto al mio volto o al mio aspetto. Mai più la sua tenera voce si rivolse al mio orecchio. I sogni divennero incubi nei quali lei rideva abbracciata ad altri uomini, deridendo e rifiutando il mio devoto amore. Così decisi che se non poteva essere mia, non sarebbe mai stata di altri. Divenne da creatura angelica, a terrificante tentatrice superba. Dovevo sopprimere colei che si divertiva a spargere tanta bellezza, senza concedere nulla in cambio. Non era facile ma avrei portato a termine il mio compito.
Conoscevo di lei ogni movimento, ed il suo atteggiamento così indifferente nei miei confronti, mi portarono a capire che mai si era insospettita delle mia presenza. Inizia così ad essere sempre più attento alle cose che faceva, che indossava e che mangiava. Spesse volte le sedevo accanto nell'autobus, tanto che un giorno entrai anche nel suo negozi di calzature ma lei era impegnata e venni servito da un'altra commessa. Quella sera decisi che sarebbe stata la nostra sera.
Attesi l'orario di chiusura e inizia a seguirla verso la solita fermata dell'autobus. Lentamente mi avvicinai e come se fosse accaduto per errore la urtai facendola barcollare. Mi scusai e le chiesi se conosceva l'orario del bus che portava a Largo Verona. Sapevo bene che era la sua stessa fermata e così mi assicurai senza creare sospetto la possibilità di salire e scendere nella sua stessa fermata. Non volli essere invadente per non destare sospetto e così una volta saliti la ringrazia e mi accomodai diversi posti indietro. Il mio cuore batteva come se avessi fatto una grande corsa, la mani erano fredde e sudate e dalle mie labbra uscivano piccoli sibili simili ad un fischio di usignolo.
Largo Verona, lei scese ed io con lei.
A quel punto, il buio, il poco traffico e le poche persone nel viale fecero di lei la preda perfetta. Viveva sola in un appartamento posto all'ultimo piano di una palazzina signorile, con un suo ingresso indipendente. La seguii da lontano e una volta entrata nel cancello attesi pochi istanti per potere seguire il suo passo.
Ed eccomi alla sua porta.
Il suo corpo, il suo mondo dietro a quel pezzo di legno.
Sorrisi, misi le mani in tasca e me ne andai, comprendendo la follia della mia azione.
Lessi però prima nel campanello il nome di lei la mia ossessione. Si chiamava Ester.
Cambiai città, lavoro, abitudini ed amici.
Le mie notti le trascorro ancora però con Ester.
Come dimenticare i suoi capelli corvini dall'odore di rosa.
La sua pelle bianca priva di ogni imperfezione.
I suoi grandi occhi neri aperti al mondo.
Le sue affusolate mani da cui tanto avrei desiderato ricevere anche solo una piccola carezza.
E quella soave voce, incantatrice e melodiosa, che mai pronunciò il mio nome.
Ester, dolce mia creatura, mai potrai essere amata quanto io ho amato il tuo nulla, il tuo inanimato amore.
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l'autore stella luce ha riportato queste note sull'opera
Dedicato a quelle Ester che ora non possono raccontarsi.
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
5 recensioni:
- Molto bello... ha un qualcosa di mio.
è stato piacevole leggerti...
credo Tu sia una persona speciale... così... d'istinto.
ciao.
- È un racconto particolare: un uomo è attratto da una donna ma poi decide di lasciarla stare perché non la farebbe felice. Mi piace, secondo me amore significa soprattutto responsabilità e impegno.
- Molto apprezzato e piaciuto questo tuo bellissimo!
- grazie a tutti per i vostri commenti. Non amono spiegare le ragioni che mi portano a scrivere, preferisco che le persone leggano nelle miei parole quello che a loro arriva, ma in questo caso vorrei dire alcune cose.
Ho scritto questo piccolo racconto dopo essere stata ad una festa sabato. Davanti a me avevo una ragazza con dei lunghi capelli neri di una bellezza disarmante. Mentre rientravo mi correvano nella mente dei versi che però non riuscivo a tracrivere, così domenica ho scritto questo racconto.
Charles questo racconto è dedicato a quelle Ester che non possono parlare perchè quella porta la hanno aperta, ma io non voglio pensare che l'attrazione forte verso una persona possa sempre portare all'atto estremo, anche se alle volte la mente pare impazzire. Ho voluto dare a questo breve racconto, che volutamente non è maggiormente entrato nell'argomento, dal momento che io come ben hai sottolineato, non sono brava a scrivere, un finale volto alla speranza.
Chi non è mai stato attratto da una persona così tanto da pensarla e sognarla senza sapere neppure chi essa sia!!!!!
Non mi uscivano dei versi e mi è uscito questo.
Circa agli errori e punteggiatura varia, certamente pecco, cercherò di migliorare e di correggere. Grazie a tutti
Anonimo il 27/05/2013 13:58
"Dedicato a quelle Ester che ora non possono raccontarsi"... questa nota dell'autore l'ho trovata inquietante, quasi che la chiusa di questo racconto possa essere stata diversa, più tragica. O sbaglio? ma allora, se avessi colto bene, perchè non puntare il dito sulla piaga ma lambire solamente il problema.
Entrando nel vivo del racconto posso dire che il contenuto è interessante, e la trama ben congegnata. Credo che lei potrebbe migliorare nella forma, però, che ho trovato debole sia nella punteggiatura che nella precisione della narrazione( parecchi errori e refusi... se vuole in privato se ne può parlare).
Mi scusi tanto... così ho letto il suo racconto. Un saluto.
Anonimo il 27/05/2013 13:00
Il tuo racconto mi ha coinvolto!
Ma capita anche nel reale di rimaner come stregati, ossessionati per una persona!
Piaciuto molto Stella.
- lìossessione a volte se nn dominata si chiama stolking, bel racconto, applausi
Anonimo il 26/05/2013 17:33
Verso la fine del racconto ho avuto timore che l'ossessione portasse ad un atto delittuoso... di questi "mala tempora"... che sospiro di sollievo Stella è stata la fine! L'uomo è rinsavito, semplicemente ha portato il suo sogno con sé.
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