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È come se affondassi nelle radici della vita
Camminava in mezzo alla neve da più di tre ore. Gli piaceva perdersi lungo questi sentieri desolati, i cui unici compagni erano i rami scheletrici degli alberi innevati. Camminava piano, quasi arrancando. I piedi, affossando nella neve, producevano uno strano scricchiolio, come se invece di neve schiacciasse dei minuscoli insetti. Provò un brivido al solo pensiero e guardò in basso per sincerarsi che fosse neve.
Il sole era sparito all'orizzonte. Il cielo sembrava una tenda a strisce sottili, fatta di rossi morenti e azzurri sfiniti dalla notte, ormai prossima.
Arrivato sulla sommità di un piccolo dosso, guardando il panorama ghiacciato spalancatosi davanti ai suoi occhi, vide la piccola casa di legno, con una finestra aperta ed illuminata. Finalmente era arrivato! Sembrava trascorso un tempo infinito da quando era uscito a fare due passi. Aveva voglia di sgranchirsi le gambe; era quasi una settimana che lui e Arianna erano arrivati ed aveva sempre nevicato. Non che questo gli fosse dispiaciuto, visto che si erano rintanati in quel posto sperduto, per ritrovare un po' di pace e di ispirazione. Carlo era uno scrittore di professione, Arianna una pittrice. Vivevano insieme da più di vent'anni e tra di loro mai era mutato il rapporto amoroso.
Si potrebbe dire piuttosto, che nel tempo era migliorato.
Bussò dolcemente alla porta, accompagnando con la voce il rumore stentato del vecchio campanello: << Sono io amore >> La porta si spalancò e il sorriso di Arianna lo investì, bruciandogli amorosamente il volto, più del calore del fuoco scoppiettante del camino.
<< Amore, che fine hai fatto? Mi hai fatto stare in pena, lo sai? >> nel pronunciare queste parole, la donna atteggiò il viso ad un finto broncio, preludio di dolcezze, alle quali sembrava essersi preparata.
La casa era piccolina, sembrava su misura per loro due. C'era una grande stanza, la quale, più che un soggiorno, appariva come un nido d'amore e di arte. Accatastati ovunque giacevano i libri.
Sulla parete di fianco alla piccola finestra, affacciata su un paesaggio lunare, era sistemato il cavalletto, con sopra l'ultimo quadro, ancora fresco, che emanava un forte odore di olio di lino. Sulla parete opposta c'era la libreria polverosa, dove le ragnatele sottili, disegnavano strane ombre sul soffitto.. Da una parte un piccolo angolo cottura, dove sembrava non mancare mai un pentolone di minestra di verdure o legumi, tanto amati da Arianna.
In mezzo spiccava un grande divano. La stoffa rossa, un po' stinta, illuminata dalla lampada da terra, conferiva all'ambiente una tonalità rossa e calda.
Carlo, tolto il giaccone e le scarpe, si andò a distendere sul divano. Scansando dei libri, gli saltò in mano una bella arancia, il cui intenso colore attrasse la sua attenzione e accese la sua fantasia erotica.
<< Arianna, che stai facendo sempre intorno ai fornelli? Vieni qui, mi è venuta un'idea >> come Arianna si distese al suo fianco: << Girati, voglio farti un massaggio con quest'arancia >>
Strofinava con una dolce pressione l'arancia sul collo della donna: << Ma che fai Carlo, sei matto? Stai attento se si spacca sai che sgocciolio? >>
A Carlo quel gioco piaceva. Arianna, pur non comprendendo cosa avesse in mente il compagno, si lasciò spogliare.
Erano da sempre due amanti dell'eros: quello delicato, che ti sfiora come una brezza di vento leggero, provocando quel brivido intenso e soave, che è l'essenza stessa dell'orgasmo.
La sfera porosa si perdeva tra la carne bianca della donna, che si lasciava andare riversa. Era ancora bella Arianna, nonostante avesse passato la quarantina. La schiena lunga e i fianchi abbondanti la rendevano invitante, come una succulenta mela, matura ma non sfatta. Carlo ne era da sempre innamoratissimo. La fece girare dolcemente. Voleva affondare quell'arancia nel suo ventre; voleva gustarsi quell'arancione che si mischiava al bianco rosato della pelle. La guardava dal basso, mentre abbandonava il viso sul precipizio, quello dal quale germoglia la vita.
Perso in quell'oblio, quasi sussurrandolo a se stesso, disse:
<< Sai, ogniqualvolta mi trovo qui, davanti a questa porta magica, è come se affondassi nelle radici della vita >> e mollati gli ormeggi, si perse in quella voluttà, di cui ammetteva di esser drogato.
<< L'ho sempre detto che sei matto >> con un flebile sussulto di voce, Arianna disse la sua, lasciandosi andare a quella piacevole sensazione di perdita, che rende l'amore una cosa meravigliosa.
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l'autore silvia leuzzi ha riportato queste note sull'opera
Questo racconto nasce da un esercizio datomi da uno scettico maestro. Consisteva nel creare un racconto con due parole e una foto
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0 recensioni:
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- ahahahahha Bob sei simpaticamente interessante ahahahhahah ciao
- Proprio bello, già il passaggio dal freddo della neve al caldino della casetta è un'atmosfera che mi stende, nel senso di: "cosa chiedere di più?" , poi arriva la risposta, ecco cosa chiedere di più... (meglio che non descriva l'effetto prodottomi dalla parte finale )
- Grazie Antonio, sei sempre il più attento e puntuale... un amico
- Un racconto d'amore sereno e gioioso con tanta sensualità sempreverde.
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