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La mia Luna ( Cap. II - Cloe )
Percorrendo l’Autostrada dei Fiori ad alta velocità, l’auto di Thomas raggiunse il cartello con l’indicazione per l’uscita di Spotorno.
Dall’alto del cavalcavia il contrasto tra l’azzurro del cielo ed il blu del mare alimentava la voglia di arrivare in fretta, quasi a concedersi la possibilità di una bracciata in quell’acqua limpida e tranquilla.
In passato il piccolo paese era un misero centro della riviera, conteso dai più rinomati Noli e Savona, ma con la fine della guerra il paesaggio iniziò a mutare notevolmente e con lui nacquero i primi stabilimenti balneari, i primi hotels e tutto quello che accompagna il turismo riuscendo però a mantenere sempre intatte le tradizioni, i sapori e le bellezze artistiche di un tempo.
Il passaggio sulla corsia riservata al Telepass consentì ai due di evitare la sosta al casello ed inanellare la serie di tornanti che scendendo dall’alto della verde collina, portavano fino al lungo mare.
Per tutto il tragitto non si erano scambiati una sola parola e l’unico nuovo particolare di cui era venuto a conoscenza Thomas era la marca di sigarette che la giovane donna fumava. Il pacchetto, era stato appoggiato sul cruscotto, fintamente dimenticato sul vano porta oggetti, ma ben in vista, quasi Cloe si fosse aspettata come segno di cortesia da parte dell’uomo l’invito per poterne fare uso.
Dal canto suo Thomas non fumava dai tempi della scuola, dove la voglia di farsi notare dalle ragazzine dell’istituto privato, lo portava sistematicamente a piegarsi in due dai violenti colpi di tosse e conati di vomito.
L’ora ormai volgeva verso la mezza, e mentre percorrevano a velocità ridotta le vie del centro, Thomas si rivolse in modo cortese ma con un tono di voce fin troppo deciso, alla bella addormentata nel bosco con l’intento di farla sobbalzare dal sedile in cui si era lasciata andare ad un sonno leggero.
<< La signora gradirebbe un boccone prima del nostro arrivo al castello? >>
Da dietro lo scudo dei suoi occhiali da sole, non ci fu nessun minimo movimento, immobile in quella postura, solo le labbra vennero a meno, dando voce ad una risposta quale timido tentativo di contrastare quell’ironica domanda..
<< Volentieri, a patto che non ti fossi messo in mente di cucinarmi con le tue stesse mani, qualcuno di quei tuoi trofei, pescati in altura e fintamente rilasciati >>.
Ancora una volta Thomas ebbe l’impressione che quella donna, conoscesse tutta la sua vita fin nei minimi dettagli.
Questo lo invitò mentalmente ad alzare il tiro, niente più scudi, niente più giochi di parole, ora l’uomo sapeva che era arrivato il momento di scoprire le carte.
Ma ancora una volta dimostrò pazienza per l’atteggiamento espresso dalla giovane che con il passare del tempo iniziava a sopportare sempre meno.
Parcheggiarono l’auto lungo l’Aurelia, il posto era quello riservato ai clienti dell’Hotel Royal, e visto che il proprietario era la stessa persona con cui divideva i propri utili, dovette attendere solo il tempo necessario per aprire la propria portiera, che un portiere dell’ Hotel, incaricato al ricevimento ospiti, uscì di corsa e salutandolo per nome si premunì di sposare la macchina, portandola in uno dei box privati adiacenti alla grande piscina di acqua dolce.
Incoraggiando la ragazza con un gesto della mano, Thomas si diresse verso l’ingresso del fabbricato ed oltrepassate le grandi vetrate si trovò direttamente nel giardino interno del Royal Ristorant.
Riparati da una veranda, dalla quale si godeva di una meravigliosa vista mare, i due si sedettero a dei tavolini, su comode poltroncine di vimini in attesa di essere serviti.
Ora erano uno di fronte all’altra, ed entrambi sapevano che l’ora dei chiarimenti era arrivata. Fu Thomas che ruppe il silenzio e lo fece con la volontà di chi vuole raggiungere il proprio scopo nel minor tempo possibile.
<< Eccoci al dunque. Ora fammi sentire la tua bella voce, e spiegami il motivo di questa visita, ed accertati inoltre, che le mie piccole meningi riescano a formare una sequenza logica di tutte le tue parole, fino a farmi comprendere al meglio, questa mossa del barbiere >>.
La donna aspettò che il cameriere si fosse allontanato portandosi via le ordinazioni di due medie alla spina e qualche tramezzino, poi in maniera sorprendentemente calma e padrona di se disse:
<< Hai già saputo del libro vero? >>
<< Certo >> rispose Thomas in tono sfuggente, << l’ho visto in bella mostra in tutte le librerie della città, rivestito di una copertina che non ha nulla a che vedere con nessuna delle mie foto >>.
<< Di chi è stata l’idea >>, proseguì Thomas, << di pubblicare il tutto senza pensare nemmeno di avvisarmi? >>.
<< Dovresti immaginarlo >> rispose Cloe accogliendo con soddisfazione il vassoio di stuzzichini, che in quel momento il cameriere di ritorno, stava loro servendo.
<< Aliash non lo avrebbe mai fatto senza preavvertirmi >> replicò l’uomo, concentrando il suo sguardo sugli occhi azzurro chiari della donna.
<< A meno che…>> continuò Thomas, avvicinandosi al viso della giovane, << una sorella un po’ stronza non le abbia riempito il cervello di segatura impregnata di cazzate >>.
<< Senti! >>, replicò Cloe << il libro è assolutamente esplosivo. . . persino io mi sono lasciata andare a delle lacrime. La casa editrice non ha dubitato del successo che avrebbe potuto ottenere. E questi primissimi giorni di vendita, stanno dando conferma a tutte le nostre teorie >>.
<< Le nostre teorie?? >>, disse Thomas sobbalzando dalla sedia, << Hai detto, le nostre teorie??? >>.
<< Ma da quando, Noi. . . abbiamo delle teorie in comune? >>.
Thomas era rosso di collera, e le sue mani facevano fatica a rimanere al proprio posto. Avrebbe voluto chiudere quel discorso con un sonoro ceffone sul viso presuntuoso della donna, ma riuscì in parte a controllarsi.
<< Ma tu che centri in tutto questo? . Da che incantesimo sfigato mi sei arrivata? >>
<< Calmati Thomas! >> disse Cloe cercando di apparire più tranquilla di quanto la reazione dell’uomo in realtà la facesse stare.
<< Quel libro siamo noi. . . Aliash ed io >>, replicò Thomas. << Parla solo di noi, sono i nostri cinque anni di vita e di storia >>.
<< Ok >>, consentì Cloe, << ma la cosa non modifica la decisione che ormai è stata presa. Una decisione che, tra parentesi, penso sia giusta >>.
<< Ma sono affetti privati. Descrivono le mie sensazioni, Cloe. Tutto ciò che ho provato e provo tuttora.
<< Come puoi non capire? Ti sei intromessa insieme al mondo intero, violando il segreto dei miei sentimenti, e per quello che ti può interessare, anche quelli di tua sorella >>.
<< Sei una stranza >> continuò Thomas senza dar modo alla donna di poter replicare.
<< Non posso pensare che Aliash si sia fatta abbindolare da te, o da chiunque altrO, dopo tutte le promesse che ci siamo scambiati >>.
Cloe guardò l’uomo con fare timoroso, pensando mentalmente a come avrebbe formulato la spiegazione della sua presenza a discapito di quella della sorella.
Assorta in quel pensiero, non si avvide che Thomas aveva portato mano al suo cellulare, iniziando a digitare una sequenza di numeri.
<< Chi stai chiamando? >> domandò allarmata Cloe.
<< Tua sorella >> rispose l’uomo portando il piccolo apparecchio all’orecchio.
Ma non riuscì nell’intento, perché a quella frase la donna gli prese il braccio in una stretta sorprendentemente energica, e strappato il telefono dalla mano, ne chiuse immediatamente la comunicazione.
<< Aspetta! >> aggiunse Cloe, << non ti ho ancora detto nulla. Mi hai detto che volevi sapere, ora dammi il tempo di spiegarti bene come stanno le cose >>.
Thomas, per nulla sorpreso dalla reazione della donna, dedicò la sua attenzione ad un piccolo trancio di pizza farcito con olive e peperoncini, lo prese con una naturalezza che non gli era propria e lo portò alla bocca.
Poi, assaporato il gusto piccante del bocconcino appena ingurgitato, avvicinò il proprio viso alla ragazza, quasi volesse confidarle un segreto, e con un filo di voce stampato su di un sorriso strafottente disse: << Se tu avessi controllato il numero prima di farti prendere dal panico, avresti letto una sequenza di zeri >> e terminata quella frase il suo sorriso diventò grave ed allarmante.
<< Ma ora, sono tutto orecchie >> continuò Thomas, << e credimi, concentratissimo sulle tue labbra >>.
Ancora una volta, sul volto di Cloe, comparve quella smorfia di chi non è abituata a farsi prendere in giro, e preso atto della situazione, la giovane si concesse ad un sorso di birra.
Nel frattempo un cameriere si avvicinò al tavolo, e rivolgendosi a Thomas disse:
<< Scusi signor Harvey, il signor Wilson mi ha incaricato di chiedergli se una volta ultimata la conversazione al tavolo, può concedergli dieci minuti nel suo ufficio? >>.
<< Ma certo >> rispose Thomas << dica pure a Richard di portare un attimo di pazienza, dieci minuti al proprio socio in affari non si possono negare, nemmeno se questo implica la necessità di allontanarsi da tanta bellezza >>. Cloe, impassibile, finse di non sentire.
<< Certo signore. Grazie signore. >> disse il cameriere allontanandosi in maniera discreta dal tavolo dei due.
<< Chi è Richard? >> domandò la ragazza, guardando l’inserviente dirigersi a passo spedito verso gli ascensori.
Quattro ascensori interni e quattro esterni, esattamente posizionati al centro della struttura rivestita in mattoni a vista, servivano da qualunque posto ci si potesse trovare, i cinque piani dell’Hotel, passando dai locali ristoro e bar club, ai tre piani benessere, adibiti alle saune, solarium, trattamento estetico, piscina, cardiofitness fino ad arrivare alle camere con vista mare, alle suite ed alla terrazza in cui la piscina scoperta con acqua di mare riscaldata ne faceva un lusso solo per pochi privilegiati.
E visto il buon rapporto che Thomas aveva stretto con il proprietario di tanto lusso, lui era uno di quei privilegiati. Senza pagare la somma di 800 Euro a notte, aveva passato alcune delle sue ore immerso in quelle acque, a contemplare la luna; concedendosi ad un massaggio più stimolante che tonificante, ma decisamente molto piacevole.
<< È il mio 50%, >> rispose Thomas << il mio socio alla pari, lui ci mette il grano, io la passione. Ma torniamo a noi, sembra che tu mi debba più di una spiegazione >>.
<< Ok, ok. >> disse non ancora del tutto ripresasi la ragazza.
<< Aliash non sa della pubblicazione >> cominciò con voce ferma, << o meglio, non sapeva della pubblicazione, fino a qualche giorno fa. Esattamente come te >>.
<< L’ho avvisata io, a cose fatte, proprio come sto facendo ora con te >>. Lo sguardo di Cloe aspettava la reazione di Thomas, che però risultò asente.
Allora la ragazza proseguì nella sua spiegazione. << Ascolta Thomas, se non ci fossi stata io, questo libro non sarebbe mai uscito.>> Ora Cloe si era calata nei panni del manager d’affari, che fiutato il colpo sa di non potersi fermare davanti a nulla se vuole raggiungere il massimo del risultato.
L’uomo alzò il braccio per interrompere il fiume di parole che lo stavano inondando.
Rimasero così, seduti, per un lasso di tempo che a Cloe parve infinito, uno di fronte all’altra, in silenzio, a godere del panorama e della magnifica giornata estiva.
Thomas bevve quanto rimaneva della birra e poi fece girare lentamente il bicchiere tra le dita, formulando mentalmente le proprie parole prima di scandirle a voce alta.
<<Mi confermi che Lei non sapeva nulla di tutto questo, e che è tutta opera tua? >> chiese guardando Cloe di nuovo negli occhi.
<< Si Thomas, lei non centra, >> rispose la donna << Aliash non avrebbe accettato di farlo nemmeno se glielo avessi proposto tu >>.
<< Bella stronza che sei, ma chi cazzo ti credi di essere? >> inveì Thomas, ma con troppo poca convinzione, tale da far nascere un sorriso di soddisfazione sul viso tirato della donna.
Non c’era dubbio, era molto carina, probabilmente tanto carina quanto spietata e Thomas, ora, se ne rendeva pienamente conto.
Quella donna, aveva preso a suo profitto, ciò a cui più di qualsiasi altra cosa Thomas tenesse. I ricordi e le promesse del suo amore. I ricordi e le promesse fatte alla donna della sua vita.
Le lettere che i due si erano scambiati, le frasi che lui aveva scritto lasciando parlare il suo cuore, le sue lacrime, le passioni, i sogni, i desideri.
Tutto ciò che credeva potesse rimanere un segreto da poter custodire per una vita intera.
Intenta ad aspettare che Thomas abbandonasse i suoi pensieri e tornasse per un attimo seduto al suo tavolino, Cloe si rilassò un istante.
Le flessuose gambe abbronzate si allungarono fin sotto la sedia di Thomas. Lì, rimasero in perfetto parallelismo il tempo necessario perché i muscoli si tendessero quel tanto e necessario per provare
un attimo di benessere, poi le richiamò a raccolta, per lasciarle volutamente rilassate davanti agli occhi dell’uomo.
<< Non ho ancora metabolizzato questa vigliaccata >> disse in tono distratto Thomas, << ma vorrei sapere ancora un paio di cose da te>>.
Lo disse con il tono di chi sa che ormai il dado è tratto.
<< Qual è stata la reazione di Aliash >> proseguì l’uomo << e quanto ti ha fruttato questo scherzo di carnevale? >>.
<< Aliash è una persona intelligente, si starà sicuramente rendendo conto che ho fatto la cosa più giusta >> disse Cloe non riuscendo ad essere per nulla convincente.
<< Inoltre, l’editore americano che ha acquistato i diritti per l’edizione in lingua inglese di My Moon, ha pagato anticipatamente venticinque mila dollari per il libro e altri cinquuantamila per la traduzione, impresa che ormai dovrebbe aver quasi terminato>>.
Cloe attese un piccolo istante, e poi concluse : << La mia venuta qui, è dovuta a quanto ti ho detto, e per ripagarti di ciò che ti spetta >>.
Lo disse mettendo mano alla sua borsa griffata, dalla quale estrasse il libretto degli assegni.
<< Lascia perdere >> la interruppe Thomas. << Sei una persona spregevole, tornatene da dove sei arrivata e non farti sentire mai più >>.
<< Non fare lo stupido >> rispose di rimando Cloe << è molto di più di quanto sei in grado di racimolare e tenere da parte, in tutta un’intera stagione passata a tenere in mano una canna da pesca >>.
<< Ti ho detto che non voglio nulla da te. . . tranne che tu possa allontanarti per sempre dalla mia vita. >> fu la risposta di Thomas, che vide negli occhi della donna la stessa espressione che a sua insaputa, a Kilometri di distanza aveva visto spettatrice anche Aliash.
Un cenno d’intesa fatto con la testa, fece capire al cameriere, che il conto al tavolo sarebbe andato a far compagnia alla lunga lista di aperitivi e drink che aspettavano di essere saldati da parte dell’uomo.
<< Bene cara Cloe, >> disse in tono di congedo Thomas << mi sembra ci siamo detti tutto, è giunto il momento di tornare ai nostri passi. Ho una persona che mi attende >> pronunciò queste parole, mentre si apprestava a recuperare il cellulare che la donna aveva appoggiato sulla sedia vuota accanto alla sua.
Cloe continuava a seguire con gli occhi quell’uomo, rendendosi conto solo in quel momento di quanto lo avesse potuto ferire, ma non trovando nessuna parola da aggiungere a quanto detto.
<< Ho lasciato detto di chiamarti un taxi, ti accompagnerà in aeroporto >> disse Thomas alzandosi. << Buon rientro >> continuò l’uomo voltandosi di spalle, e dirigendosi verso gli ascensori.
Cloe rimase seduta, incapace di rispondere a quel saluto, ad ammirare l’incresparsi del mare e a godere della leggera brezza, che quel lussureggiante giardino sembrava alimentare in maniera del tutto naturale.
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- Cavoli... ma mi sono persa pure questo... beh, rimedio subito... anche qui primeggia un velo di mistero accompagnato da rabbia e sconforto che sembra facile toccare con mano... piaciuto. Brava
- buona la scrittura, fluida e minuziosa nei particolari, tutto ciò che serve per farne un bel romanzo...
a presto, ciaoo.
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