l sole se n'è andato. Spento ed esausto dopo una giornata infuocata. Lasciando il campo al lucore della luna, appannata da nuvole dispettose ed irriverenti, e frustrata, come al solito, dal suo ruolo subalterno. Incapace, suo malgrado, di opporsi al potere delle tenebre. Una volta sù, però, ringalluzzisce, spronata dai sospiri degli amanti, dai libelli dei poeti e dalle adoranti aspettative dei licantropi, dei cartomanti e dei mari.
Dalla piazza Carlo III, sin quasi alla porta Capuana, la via S. Antonio Abate corre parallela al Corso Garibaldi, piena zeppa di bancarelle e mercanzie di ogni genere. Un enorme mercato all'aperto che nulla ha da invidiare ai più rinomati suk maghrebini. Un chilometro di basoli sconnessi, perennemente soffocati da lerciume e acque putride di risulta, dove si può trovare di tutto e può accadere di tutto. Un chilometro imbottito, dall'alba al tramonto, da una fiumana di gente variegata e variopinta. Chi si ferma o indugia è perduto, travolto dalla corrente. Chi cade è spacciato, calpestato tra l'indifferenza generale. Chi non è guardingo è destinato a rimanere senza portafoglio, tra volti sornioni e complici.
Amalia scapicolla disinvolta, destreggiandosi in quella bolgia con l'abilità dell'esperienza. Sa dove andare, da chi risparmiare, con chi contrattare. Il Borgo, il "buvero" come è conosciuto fra gli indigeni, non ha segreti per lei. E, in fondo, il rituale quotidiano di quella immersione non le dispiace. Un'ora o poco più in cui dimentica ogni affanno, un'ora o poco più di pura libertà, lontana dai doveri, dagli obblighi. Da una vita difficile, scandita da sacrifici e privazioni. Dedicata completamente alla famiglia, ai figli. Che ama più di se stessa. E in cui ha riposto ogni aspettativa, in cui trova il suo riscatto, in cui sublima il suo annullamento.
Sono quasi le tre del mattino. Le strade sono deserte, in balia di balordi e sfaccendati. Il "buvero" è completamente avvolto nell'oscurità. Gli scarafaggi scorrazzano allegri e spensierati. Come i topi, del resto, che con calma sgranocchiano scorze di melone, albicocche marce, foglie di broccoli e deliziose "cape" di pesce.
L'insegna lampeggiante della farmacia, l'unica aperta nella zona, diffonde una lama di luce verde che dipinge in modo surreale gli occhietti incuriositi dei ratti appollaiati sulla coltre di spazzatura, e le schiere di blatte che si rincorrono gioiose, rilucendo come lucciole. Il vecchio dottore è rinchiuso dentro. Sperando che la nottata passi in fretta.
Imbacuccata come una befana, e col cuore in gola dalla paura, Amalia cammina quanto più veloce possibile, nella speranza di ridurre i rischi di brutti incontri. Sotto le sue scarpe sente il rumore ripugnante di qualche scarafaggio spiaccicato. È quasi arrivata. Il cuore le batte forte ed è sudata, nonostante il freddo. Ecco l'insegna. Ancora pochi passi e il vecchio farmacista le darà quel che le occorre. E potrà finalmente lenire le sofferenze del più piccolo, prostrato dalla febbre altissima.
Dal buco nero di vico Lepri due loschi figuri si materializzano dal nulla. E le si parano davanti. I loro volti, i loro occhi non lasciano presagire nulla di buono. Sghignazzano, le urlano oscenità e le loro mani osano e offendono. La donna è impietrita dal terrore, con la gola chiusa. Indietreggia e si guarda intorno alla vana ricerca di aiuto. Non ha scampo.
Un rumore di ferraglia sconvolge il silenzio della notte e interrompe l'assalto. La sagoma del farmacista appare sulla soglia illuminata a giorno della farmacia. E brandisce un bastone. I due si dirigono verso l'anziano deridendolo e minacciandolo. Ma il vecchio tiene duro. Li tiene a debita distanza con quel pezzo di legno ed ostenta sicurezza e decisione. Coraggio. Amalia si fa avanti, a dar man forte all'onusto, e urla come una gallina sgozzata, con tutto il fiato che ha nei polmoni.
Amalia ha quasi raggiunto il Corso Garibaldi. Si volge a salutare per l'ultima volta il vecchio che, dopo aver agitato per aria il bastone, rimane lì fino a quando non è scomparsa alla sua vista.
I primi bagliori dell'aurora arrossano il cielo plumbeo. A proteggere il rientro a casa. Ormai nulla più potrà accadere.