Sapete quante suore abitano a Roma? No, non lo sa nessuno. Tra italiane e straniere, il loro numero è immenso. Ora, se conosceste questo immenso numero, potreste dividerlo per un numero medio che ritengo non si allontani da 5-7, ed otterreste poco di più del numero delle amene residenze, denominate "casa per ferie", dove le suore conducono vita da albergatrici facendo pagare prezzi di mercato ad una vasta clientela internazionale. Anzi, arrivando a determinare il prezzo di mercato delle prestazioni alberghiere a Roma.
Ma non tutte queste ville ben tenute sono state convertite in "case per ferie". Stamattina passeggiavo per Via Zandonai, un quartiere di Roma con belle case e negozi ma con pochi spazi comuni, quando ho notato un bellissimo, grande giardino, un ricco frutteto ben recintato ed una magnifica costruzione al centro. C'era un giardiniere lì a raccogliere le foglie secche. "Buongiorno, mi può dire chi abita qui?" "È un convento di suore". "Ma si può entrare?" "No, qui non entra nessuno".
È vero che alcune suore di Roma si impegnano per gli altri. Ma sono poche, troppo poche rispetto a tutte quelle svergognate che pensano a riempirsi la borsa di valuta internazionale e la pancia di ostie e frutta fresca e non accolgono mamme, bambini, anziani, famiglie, donando un po' di conforto ai tanti che ne hanno bisogno, in queste oasi che potrebbero accogliere centinaia di persone al giorno. Papa Francesco ha avuto modo di dire alle suore "siate madri, non zitelle". Io qui devo essere più rude e, dal mio poco autorevole sgabello, con un uditorio molto meno numeroso ma, spero, non meno propenso alla sana indignazione, dico: "Svergognate, vergognatevi del vostro egoismo. Provate a leggere Pasolini e le sue invettive contro i religiosi che non fanno nulla per il prossimo. "Peccato non è fare il male, peccato è non fare il bene!" Ma se Pasolini fosse troppo indigesto per voi, provate almeno a leggere un libro dalla copertina, almeno, più digeribile: il Vangelo. Ogni tanto, provate a leggerlo con il cuore. Svergognate!"