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Foglie secche
Ero giovane a quel tempo, molto più giovane di ora. Nella vita i ricordi si accavallano, si accoppiano, scoppiano, si riproducono, fanno famiglia, alcuni cambiano sesso, altri cambiano nazionalità mentre altri parlano in una lingua sconosciuta. Ciò che voglio dire è che i ricordi finiscono per diventare delle grossissime sfere di materia informe, roba malata dove puoi trovare la gioia e il dolore. Questa grossa palla di ricordi, davvero disgustosa, credetemi, se ne sta nella nostra testa. Alla mia età, ormai, non sento nemmeno più il bisogno di infilare le mani in quella sfera molliccia per estrarre qualcosa di significativo. Il tempo storpia molti ricordi, il tempo e i ricordi sono nemici e allo stesso tempo compagni inseparabili.
Ma mi sto confondendo, probabilmente la colpa è di quella stupida coppia che abita sopra di me. Sesso, sesso e solo sesso tutta la notte. Inizialmente ispiravano la mia scrittura ma ora sono solo una terribile distrazione. Torniamo a noi, sessant'anni di vita non si cancellano in pochi secondi ma non si recuperano con facilità. Quando però provo a cercare qualcosa nelle mie memorie si formano due piccoli settori: Un settore formato dalla palla di ricordi confusi che ho già descritto e un altro settore formato dall'autunno di quarantacinque anni fa. Come ho già detto all'inizio di questo racconto ero molto giovane a quel tempo. Me ne andavo spensierato per la città e non mi ponevo alcun problema, beh, un problema c'era ma ormai non mi sembra più una cosa così importante. A quel tempo, il mio problema, erano le ragazze! Così belle, tutte diverse e tutte attraenti, a volte, nel vederle da lontano, veniva l'istinto di correr loro incontro per stringerle il più possibile.
Dannate ragazze, sempre così colorate, profumate, sorridenti, tristi, piangenti, oscure, misteriose, scherzose, giocose, maledette. Fottute ragazze.
In quell'autunno, parliamoci chiaro, giravo per la città alla ricerca di qualche avventura amorosa che puntualmente arrivava e finiva senza lasciar traccia.
Ricordo ancora quel giorno. Ad essere sincero non ricordo esattamente la data ma so che era ottobre, fine ottobre. C'era un forte vento, il sole spariva dietro le nuvole e le ragazze, per mia sfortuna, si rintanavano in casa.
Sedevo, silenziosamente, sui grandi scaloni grigi della chiesa e sbuffavo nel vedere la piazza deserta. Solo le foglie secche gettate a terra dai platani svolazzavano allegramente. Le foglie secche, signori miei, le foglie secche. Vi siete accorti che quando si parla di amore o di altre cose simili si va a finire sempre in autunno, in una giornata di vento, con le foglie secche? Ogni scrittore conosce il potere delle foglie secche legate all'amore! Ogni scrittore vede che la foglia danza felice nel vento fino a quando esso non si ferma, poi, cade a terra. Giunge quindi l'inverno e la pioggia, la foglia si bagna e alla fine si decompone. Meraviglioso ritratto dell'amore, signori miei, un pittore non saprebbe fare di meglio, come mai i pittori non pensano mai alle foglie secche? Lo fanno, sì, giusto, lo fanno. Come mai non lo fanno come vorrei io? Domanda idiota.
Torno alla storia. Ero seduto, sbuffavo, c'era il vento e tutto ciò che può far nascere una meravigliosa scena amorosa. Sapete cosa accadde? Niente! Mi alzai in piedi e decisi di andarmene a casa.
Sarebbe una fine interessante, vero? Una storia dove può accadere di tutto ma dove il protagonista, annoiato, se ne va a casa. Troppo semplice, quel giorno, accadde tutto realmente.
Sbuffai nuovamente nell'osservare la piazza deserta e posai il mio sguardo sulla ragazza che camminava lentamente a qualche metro da me. Non lo notai subito, sembrava una normalissima ragazza, camminava lentamente contro il vento e i suoi capelli si sollevavano proprio come delle foglie secche! Le foglie secche, ecco, anche in questo caso si possono utilizzare le foglie secche. Potrei scrivere un libro sull'utilità delle foglie secche nella letteratura. I capelli volavano al vento come foglie secche. I capelli, inizialmente, furono loro i colpevoli. Biondi senza realmente esserlo. Avevano un colore che non saprei descrivere, sarebbe semplice dire: "Bellissimi capelli biondi." Molto semplice e poco veritiero. I suoi capelli erano il colore che vedono gli ubriachi, quando si convincono di non aver soldi e trovano per terra quei cinque euro necessari a bere ancora. I suoi capelli erano il colore che si può vedere, a volte, nelle pagine dei vecchi libri di letteratura che scricchiolano nel momento in cui vengono aperti. Fosse stato solo il colore, forse, mi sarei salvato. Quei capelli, fottuti capelli, sembrano intrecciarsi, sembravano giocare tra loro e sembrano enormemente divertiti dal mio sguardo. Non la vidi in faccia, non quel giorno.
Il giorno dopo, alla stessa ora, ero lì, pronto ad attenderla. Sapete, quel giorno non c'era vento, niente foglie secche, mi dispiace, volevate altre foglie secche? Scriverò un racconto e lo chiamerò "Foglie secche". Potete non credermi, ma lo ricordo bene, anche quel giorno, alla stessa ora, apparve. Camminava lentamente e sembrava riflettere molto su come poggiare il piede a terra per poi fregarsene e camminare liberamente. La guardai in faccia, solo per un secondo, bastò quello! Aveva occhi antichi.. bella frase, vero? Molto poetica, sono molto poetico oggi! Stronzate, niente poesia, se dico che aveva occhi antichi intendo dire proprio quello! Nei suoi occhi vidi tutta la stanchezza di un mondo addormentato e vidi anche i raggi solari che superano le colline all'alba. Nei suoi occhi vidi la vita, il dolore, la morte e vidi anche la felicità, la voglia di essere e la paura di non saper cosa essere realmente. Nei suoi occhi, in un piccolo angolo, un po' polveroso, vidi anche l'amore. Niente di speciale, niente foglie secche nemmeno lì, però c'era e sembrava una boa in mezzo alle onde in tempesta. Una boa che tentava di ancorarsi al fondo, una boa che non voleva restare in balia della marea, una boa spaventata ma allo stesso tempo forte e colorata come una foglia secca.. no, niente foglie secche, era una boa forte, luminosa, vera.
Se solo avessi evitato tutto quello, potevo evitare di fissare i suoi occhi, potevo evitare di concentrarmi sulle sue labbra sottili e potevo evitare di desiderarla.
Scappai, credetemi, dopo aver visto quel volto meraviglioso, scappai come un bambino spaventato.
Ormai avete imparato la storia, vero? Il terzo giorno, cari miei, ero lì, aspettavo. La giornata era meravigliosa e per la piazza camminavano un'infinità di persone, una marea di ragazze, di fottute ragazze che avrei rincorso molto volentieri. No, non l'avrei fatto, l'idea mi disgustava, preferivo sedermi sui grigi gradini della chiesa per attendere, vederla e scappare. Non rincorrevo più, avevo appena smesso, ora scappavo davanti alla bellezza.
Quando arrivò, credetemi, mi accorsi per la prima volta di quanto fosse distante da tutta quella folla di gente. Le persone camminano, corrono, ridono, saltano, ballano, cantano, si riproducono, alcune amano, altre odiano, altre, probabilmente, saranno infastidite da questo lungo elenco. Lei, invece, sembrava limitarsi a vivere! Faceva, con molta probabilità, tutte le cose da me elencate, ma le faceva come se tutto fosse già parte di lei. Il mondo le apparteneva, eppure, non lo sfiorava nemmeno lontanamente. Passava tra le persone come l'acqua che filtra tra le pietre di un mulino in disuso e gettava il suo sguardo in direzione di ogni singolo volto, a volte, sorrideva.
Sì, sorrideva. Sorrisi di quel tipo dovrebbero essere illegali, ma come cazzo poteva permettersi un sorriso simile? Uno di quei sorrisi che catturano, stritolano, strangolano, fanno male e poi liberano da tutti i pesi che il mondo ti può buttare sulla schiena. Lei sorrideva e io avevo il desiderio di correre da lei, prenderla e farla smettere. Doveva smetterla, come poteva farlo!? La osservavo da lontano mentre spariva tra la folla e tutto ciò che avevo in testa era il suo sorriso. Riesco ancora a sentirlo dentro di me. Con quel sorriso la desiderai più di ogni altra cosa, se fossi stato un po' più perverso, ma nemmeno troppo, mi sarei masturbato ogni notte pensando a quel cazzo di sorriso. Dovrebbero girare un video porno con quel sorriso, sarebbe meraviglioso!
Il quarto giorno, giorno schifoso, giorno che maledico, giorno in cui, probabilmente, la felicità aveva trovato cento euro per terra e aveva deciso di spenderli per andare con qualche puttana. Quel giorno non arrivo, non arrivò nemmeno il giorno successivo e nonostante la mia attesa non arrivò mai. Le foglie secche sparirono, arrivò il freddo ed io formulai la mia ipotesi, l'unica che il mio intelletto da ragazzo innamorato, eccitato e deluso fu in grado di formulare. Il mondo, quella puttana viziata che viene chiamata "mondo", è sua la colpa. Il mondo deve averla fatta sparire, ne sono ancora sicuro e mi ricordo che fui spaventato. Pensai che se il mondo era in grado di far sparire una cosa così bella, allora, avrebbe fatto sparire anche tutte le altre cose belle presenti nella mia vita. Fui spaventato a morte da questa rivelazione. Ora, a sessant'anni, non ho più paura di questo, molte cose belle mi sono state portate via, molte cose belle sono rimaste ma la mia memoria, la mia fottuta memoria, ricorda solo quei giorni. L'unica cosa bella che la mia mente, istintivamente, si è preoccupata di ricordare. L'unica cosa bella che rimpiango realmente, forse, avevo davvero ragione quando, all'inizio del racconto dissi che l'amore e le foglie secche sono molto simili.
Stronzate, i due che abitano sopra di me hanno appena smesso di scopare, ho sentito qualche gemito più forte del solito, lei deve essere stata molto felice e lui.. beh, lui ha scopato! Desidero dire, prima di terminare questo racconto, che nonostante gli anni passati ancora vado ad aspettare quella ragazza. Desidero dire che, mi odio e odio lei per lo schiavismo disumano al quale ha condotto il mio cuore e desidero dire che lei è stata l'unica donna alla quale mi sarei realmente legato, l'unica che avrei amato e l'unica che avrebbe sentito la mia rabbia, le mie urla, il mio odio. Solitamente non mi arrabbiavo mai con le altre ragazza, perché arrabbiarsi? Non avevano importanza per me. Ma con lei, con lei sarebbe stata una guerra continua e l'avrei amata sempre di più, dopo ogni urlo e dopo ogni ferita. Desidero dire, per concludere, che baratterei la mia anima per rivederla.. Se ne avessi il coraggio, forse, le offrirei qualcosa da bere.
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