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Il Mondengo
Il sole era tramontato trascinando dietro di se la tiepida giornata d'inizio estate che aveva sciolto le ultime nevi sui picchi della Serra da Estrela. Il Mondego scorreva ricco d'acqua gelata poco distante dal paese e alcune notti, in quelle più silenziose, era possibile udire il mormorare delle sue acque che cantavano la storia di un viaggio iniziato sui monti e che sarebbe finito nel mare.
Bento, dopo aver passato una lunga giornata nella fabbrica dove lavorava, se ne tornava alla sua piccola casa di legno, al margine del paese. La casa era piccola e povera ma all'alba, affacciandosi alla finestra della sua unica stanza, era possibile vedere il sole che con grazia divina superava i monti inondando le valli della luce più dolce al mondo. La giornata era stata stancante oltre ogni limite. Bento camminava ora sulla strada deserta, il passo stanco e incerto sottolineava le sue fatiche e la bottiglia di vino che portava tra le sue mani lasciava intendere la sua solitudine.
Cullava la bottiglia come un figlio appena nato e la osservava con amore sentendosi finalmente appagato da quella faticosa giornata.
La luce era ormai completamente scomparsa e il buio aveva rapito l'identità della città che ora, si addormentava nel silenzio senza far caso alle piccole case che di notte sembravano quasi cambiar forma. L'ombra inganna gli occhi, Bento lo sapeva bene, per questo beveva il vino.
Quando ormai le case cominciarono a diradarsi per lasciare il posto all'accozzaglia di baracche che componeva la piccolissima periferia del paese, Bento, fu avvicinato da una donna che ondeggiava sinuosa e sicura della bellezza che gli occhi maliziosi e la voce suadente le conferivano.
<Ciao bello, vai da qualche parte?> Bento impiegò qualche istante a rispondere e strizzò gli occhi nel tentativo di veder meglio quella bellissima donna nascosta dal buio crescente.
<Sto tornando a casa.> La sua risposta fu un po' troppo Burbera, se ne accorse e cercò di rimediare.
<Ho appena finito di lavorare.> La donna sorrise, mosse un passo in sua direzione e sorrise nuovamente.
<Hai intenzione di berla tutta da solo?> I suoi occhi ammiccarono in direzione della bottiglia e scintillarono ripetutamente.
È bene specificare che Bento, pur essendo un povero lavoratore che beveva troppo, conservava nel profondo del suo animo una vena poetica e romantica che il troppo lavoro e la solitudine avevano sotterrato.
Osservando quella donna, così bella e sensuale, il suo animo si accese di una passione nuova e fresca, proprio come quella brezza che si alza al tramonto, in primavera, nei paesi vicini al mare. Proprio come quella brezza che dal mare corre verso paesi costieri dove i vecchi commenteranno dicendo: "È in arrivo l'estate." Con questa nuova passione in corpo, Bento, ammiccò con lo sguardo verso la bottiglia e invitò la donna a berla con lui.
Mentre i due facevano conoscenza avviandosi verso casa la mente di Bento era scossa da emozioni lontane: erano passati ben sette anni dall'ultima volta che era stato con una donna, ne erano passati tredici dall'ultima donna non a pagamento. Ricordava ancora l'odore dell'amplesso e il sapore dei baci anche se il vino aveva oscurato moltissimi altri ricordi.
Giunti a casa, una volta entrati, cominciarono a parlare di cose futili. In questi casi non è importante sapere di cosa parlare ma è importante il modo in cui si parla: si crea, infatti, una complicità giocosa e forse un po' ridicola tra le due persone. Gli amanti sanno di doversi amare e che l'unica cosa che viene richiesta loro è l'amore. Gli amanti sanno, che anche nelle più misere parole, devono inserire il loro amore e la loro felicità. Bento riscoprì il fascino che il parlare di una donna poteva racchiudere.
Parlavano e ridevano senza pensare a ciò che dopo sarebbe successo, solo quando i loro occhi s'incontravano, per qualche strana coincidenza, lo scintillare dello sguardo di quella donna misteriosa ricordava a Bento che presto sarebbe successo.
Alla fine accadde, era mezzanotte, la luna ora illuminava i monti e gli animali notturni s'inseguivano nelle foreste non troppo lontane.
Inizialmente fu solo una semplice carezza, probabilmente involontaria, una semplice carezza che divenne abbraccio, che divenne bacio e che da ultimo, divenne amplesso.
Il mattino, quando Bento si svegliò, si accorse di essere solo. La sua povera casetta era nuovamente deserta. La bottiglia di vino, gettata sul pavimento nella foga dell'amplesso era ancora lì, immobile.
Bento provò più volte ad alzarsi dal letto ma ogni volta, i suoi movimenti, erano annullati dall'idea che tutto sarebbe stato inutile. Impiegò ore prima di comprendere ciò che realmente era accaduto. Le leggende spesso narravano delle Xìng, ragazze bellissime e maledette che dai tempi più antichi avevano dimostrato la capacità di succhiare la vita dei loro amanti. Alcune ragazze, dice la leggenda, uccidevano il loro amante dopo aver divorato la voglia di vivere che esso aveva. Altre, più crudeli, lasciavano l'amante sul suo letto, privo di qualsiasi volontà, privo di qualsiasi passione, privo di tutto ma non di se stesso. Bento sarebbe morto, sarebbero passati giorni, forse settimane, ma sarebbe morto tra orribili sofferenze. Bento sapeva che la sua morte era ormai inevitabile, chiuse quindi gli occhi in segno di rassegnazione e ascoltò il mormorare e lo scrosciare del Mondego che pur senza una reale volontà, sarebbe giunto al mare.
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