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Neoreality Show
Era stato indetto per la prima volta il percorso spirituale di autocontrollo, tenuto dal medico giapponese Ociro Teng Acazim, presso l'oasi del fauno caduto, nel cuore dei monti prenestini: 13 bungalow in tutto, corredati di tutti i confort: lavandino con gettito di acqua minerale, bidet a forma di nuvola con idromassaggio, vasca con mani meccaniche massaggianti, doccia sauna, corredata di bicicletta con cambio shimano.
Quando il gruppo fu costituito, alla data fissata, illustri personaggi confluirono da ogni dove, per fare tesoro delle perle di saggezza orientale del famoso medico. C'erano le sorelle Lanuvia e Peruvia Perosa, due signorine gemelle, ottantenni, che a guardarle, veniva la pelle d'oca, tanto erano brutte. Nonostante la veneranda età, continuavano a sperare in un principe azzurro, anche uno da dividere in due. Il commendator Sestilio Peppececcetti, basso, grassoccio e pelato, noto imprenditore e inventore della scopa Carmencita, con lo sporco la fai finita, accompagnato dalla sua segretaria, Margherita Pallotta, esperta in pubbliche relazioni e marketing, una cavalla teutonica, con tanto di scollatura mozzafiato, che avrebbe fatto risuscitare persino un morto. E il morto era proprio il Duca Filippo Salta La Torre Di Lungo, cardiopatico, giunto da una nota clinica di Losanna, con tanto di equipe medica e macchinari per tenere sotto osservazione il debole cuore.
La signora Cesira Broccoletti, da Anzio, un'arzilla cinquantenne, invitata a tutti i talk show in TV, uscita dall'anonimato di una vita medio- borghese, per avere vinto i diciassette milioni di euro dell'ultima lotteria nazionale.
Lo stilista Pablos Pinzi Lacchero, un concentrato di movenze effeminate, giunto con il suo maggiordomo, dal curioso nome di Maciste, un nero pelato di circa un metro e novanta, ammasso di muscoli che terrorizzavano chiunque osasse ridere ad una sola delle "delicatezze femminee" del suo padrone.
La prima seduta fu fissata per le ore 17. 00 del lunedì. Tutti sedettero in cerchio. Ociro si mise al centro, il traduttore al suo fianco. Al centro fu posto una specie di fungo di plastica di circa un metro di altezza. Dopo una breve fase di concentramento, per entrare in sintonia con le energie positive, presenti nella stanza, Ociro prese a parlare in lingua giapponese :<<Mi gnot gnia fa, fro-ceoon nai min-chieion...>>. Il traduttore traduceva simultaneamente:<<Un saluto a voi tutti, gentili dame e a voi, illustri artisti, baldi e coraggiosi cavalieri, grazie per avere aderito al percorso spirituale di autocontrollo, in questo scenario campestre. Scoprirete molto di ciò che non è possibile vedere con i normali occhi, sonderete le profondità dell'abisso del vostro subconscio, vi libererete di tutto ciò che ostacola la capacità di autocontrollo, padroneggerete lo stress, vincerete le vostre passioni. Il macchinario che vedete, qui al centro, è una nuova scoperta di scienziati giapponesi e serve a svelare i vostri più reconditi desideri. Daremo cinque minuti di tempo per sgombrare la vostra mente dai desideri che la affollano. I desideri incontrollati diventeranno immagini e saranno proiettati sulla parete alle mie spalle. La vergogna che proverete vi farà padroneggiare il vostro desiderio a briglie sciolte.
Tutti si concentrarono, ma i cinque minuti non furono terminati che sulla parete alle spalle di Ociro si materializzò un'immagine, dapprima sfocata, poi sempre più nitida. Un uomo ben vestito e con gli occhiali da sole guidava una spider fiammante su di una strada deserta, sotto il sole. L'uomo ascoltava musica jazz e canticchiava. Ad un tratto si girò verso i presenti, togliendosi gli occhiali. Fu allora che tutti riconobbero il duca Filippo. Il volante su cui poggiava entrambe le mani non era il solito volante a forma di cerchio, ma il mezzo busto di una donna. Al posto di quello che doveva essere il clacson c'erano due cuscinetti a sfera, due protuberanze. I presenti non volevano sbagliarsi, ma il mezzo busto sembrava quello della Margherita Pallotta. Ad un tratto, il Duca si mise a ridere di gusto e rideva sempre più forte, finché :<<Popi- Popi!>>, suonò il clacson, con le due mani pelose.
Tutti risero, tranne la Pallotta, che urlò:<<Porco! Te venisse davvero un colpo!>>. Il macchinario che teneva sotto controllo il cuore del duca andò in fumo, per l'accelerazione dei battiti cardiaci del sottoscritto, tanto che si dovette improvvisare una rianimazione.
Mentre i medici erano ancora intenti nel rianimare l'esanime duca, si materializzò sul muro una nuova immagine. Era una suora, con tanto di velo nero, in piedi, che trafficava sui fornelli di una cucina, alzando ogni tanto lo sguardo verso una specie di obiettivo, forse una telecamera. La suora mostrava di avere una somiglianza schiacciante con Pablos Pinzi Lacchero, lo stilista, anzi, era proprio lui. E come gli calzavano bene abito e velo! Lo strano personaggio prese a muovere le labbra:<<Buonasera, cari telespettatori, benvenuti alla rubrica quotidiana di cucina, sono Suor Paola Germana e vi mostrerò, oggi, come si fanno gli involtini di pollo al sakè di mishima...>>.
Anche questa volta tutti non poterono fare a meno di ridere. La cosa insolita era che uno stilista così affermato desiderasse avere la fama ed il successo di una suor Germana, nonché le sembianze della stessa.
Maciste era furioso per le risatine sotto i baffi dei presenti ed emanò un ruggito, come un leone della foresta. Tutti smisero di ridere, ma sul muro ecco una nuova immagine. Si vedevano alberi alti, uccelli variopinti ed un'infinita quantità di scimmie saltare da un albero all'altro, forse in preda ad un rito di corteggiamento, una di quelle scene, insomma, da Quark. Tra tutte le scimmie due in particolare, forse di sesso femminile, se ne stavano sole su di un albero, grattandosi la schiena a vicenda, urlando forse per attirare l'attenzione dei partners e mostrando, per l'occasione le più belle noci di cocco, ma quelli che sembravano gli esemplari maschi saltavano altrove. Le due scimmie somigliavano alle sorelle Lanuvia e Peruvia Perosa. Su di un albero accanto, poi, una donna urlava disperata, con una cadenza accentuatamente romanesca. Era la Cesira Broccoletti, decisamente più alta del solito, molto più slanciata, molto più giovane, abbellita nei tratti, coperta soltanto da una pelle di tigre. Mentre in lacrime chiedeva aiuto per essere aiutata a scendere dall'albero, ecco arrivare sulle liane qualcuno con un urlo simile a quello di Tarzan. L'uomo era Maciste, anch'egli coperto da una pelle, questa volta di leopardo, con tanto di coda, il quale, giunto sul grande ramo, dove poggiava la Cesira, la strinse a sé, apprestandosi a riprendere il viaggio sulle liane.
La Cesira piangeva dalla felicità, contemplando il suo salvatore ed in preda alla gioia disse:<<A Macì, me stavo a ciampicà... Prima d'annarmene, però, famme lancià na noce de cocco a quelle due brutte babbuine su l'albero de fronte, perché, nun so, me stanno proprio antipatiche! >>. Ad un tratto, però, Maciste- Tarzan si trasformò, divenendo Sestilio Peppececcetti. Si passò, così, inesorabilmente, dalle Alpi agli Appennini, dall'altezza alla bassezza, dalla magrezza alla pancetta, dalla testa liscia di moro alla coccia pelata, praticamente una cotica. Al posto della liana, tra le mani portava una scopa Carmencita e fiero dell'impresa, alla vista della Cesira, si mise a dire:<<A Cesì, me piacevi più quann'eri corta, nun piagne, ce so' io, Sestilio tuo, er Tarzan de l'Eur, toh, mantienime sta scopa, che ce n'annamo...>>. La Cesira si mise a gridare, alla vista di quella botte di lardo in perizoma, mentre le due scimmie dirimpettaie ridevano, facevano pernacchie, sputavano e si misero a lanciare noci di cocco. Una noce colpì il capoccione di Sestilio, il quale, persi i sensi, cadde dal ramo dell'albero. Ai piedi dell'albero c'era la giunonica Pallotta, vestita da amazzone, con le braccia stese in avanti, pronta a salvare il famoso imprenditore da quella clamorosa caduta. Nel frattempo, Pablos Pinzi Lacchero, vestito anch'egli da amazzone, si precipitò verso la Pallotta, la afferrò per i capelli, dicendo:<<C'ero prima io, se permetti, 'sta cavalla! Mah, dico, ce l'hai ancora 'na dignità? Sei tutta rifatta dalla testa ai piedi! Sestilio è mio, io gli ho ispirato Carmencita, io sono Carmencita, te che sei? 'Na sola! >>. La Pallotta, con un'abile mossa di Kung- Fu, riuscì a liberarsi dalla morsa della rivale, ma non fece in tempo a riprendersi, che dall'albero non cadde più Sestilio, bensì qualcosa di non identificato, che si avvinghiò a lei. Era un cucciolo di bradipo. <<Carino...>>, disse, accarezzandolo, <<Avrai perso la Mamma...>>. Il Bradipo poggiava la testa sui suoi seni e sembrava dormire beato. L'inganno, però, fu presto svelato e quel batuffolo peloso, apparentemente tenero, altro non era che il Duca Filippo, il quale s'era trasformato a tema, per raggiungere il suo scopo. Quando la Pallotta si accorse del trucco, in ritardo, cercò di strapparsi di dosso il bradipo con tutte le forze, ma più tentava di allontanarlo, più il bradipo si attaccava, finché, con un colpo secco, lo spedì tra le braccia di Pablos Pinzi Lacchero.
Insomma, le immagini sul muro presero a subire clamorose interferenze, nonché interessanti colpi di scena, che svelarono i reali pensieri, i più reconditi desideri, il passaggio repentino dalla tacita diplomazia interpersonale alla verità nuda e cruda dei pensieri, con annessi giudizi, che ognuno tiene, solitamente, nascosti per prudenza e che, quando divengono palesi, sono causa di molta rovina. La rabbia dei presenti divenne ferocia, quando scoprirono che Ociro ed il traduttore, per cautelarsi dalla potenza distruttrice del fungo, affinché non svelasse i loro di pensieri, avevano utilizzato un microchip catalizzatore, delle dimensioni di una moneta, nascosto dietro l'orecchio destro e che, inoltre, lavoravano per una nota agenzia cinematografica, a caccia di novità per la realizzazione di un nuovo tipo di reality show; altro che equilibrio psichico, questa era una vera e propria frode da milioni di euro.
In preda alla follia, i partecipanti al corso afferrarono i due, si fecero restituire fino all'ultimo centesimo, gli tolsero il microchip, li legarono al fungo e li lasciarono in quella stanza, chiusi a chiave, in preda ai loro rispettivi pensieri reconditi. Prima di separarsi, poi, vennero ai chiarimenti, per i quali le vicendevoli ironie scatenarono una furia mai vista prima d'ora. Ebbene, se le suonarono di santa ragione e fu così che finirono all'ospedale, alcuni addirittura in prognosi riservata.
Mentre due infermieri spingevano una delle barelle, nel lungo corridoio dell'ospedale, si udì una voce, mezza tramortita, quasi in sottofondo:<<Io non sono rifatta, brutte serpi che non siete altro, sono tutta al naturale, come mi ha fatto Mamma...>>. Era la Pallotta, che, in mezzo alla mischia, aveva avuto la peggio, perché incalzata da più di uno tra i partecipanti al corso. Le bugie, però, si sa, hanno le gambe corte e, prima di entrare in ascensore, si udirono due botti sordi, come se fossero stati due palloncini bucati da un ago. Il silicone, che le aveva spalancato, dinanzi, le porte di una onorata e veloce carriera, era scoppiato.
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