Il 31dicembre del 1971, incontro una ragazza che ha la mia stessa età. Siamo ospiti di amici in una ex scuderia del castello che domina la piazza del paese in cui abito. Si parla, e da subito, riscontriamo interessi comuni: lei ama Prévert, Baudelaire, io leggo Pavese, ascoltiamo De Andrè.
Io indosso l’eskimo, porto i capelli lunghi; lei fuma i gauloise, ma non è fumatrice, è di moda tra i contestatori; sotto il montgomery nero: minigonna per evidenziare due gambe dritte come fusi, ben tornite, niente male…
Ha due occhi stupendi, grandi, grandi, le dona molto la pettinatura che incornicia il viso lungo, spigoloso, non bellissimo ma intrigante. Le sue labbra sono sensuali, carnose, il labbro inferiore vellutato… È Angela. Come al solito, mi trovo un po’ a disagio per l’altezza…Con i tacchi mi sovrasta decisamente. Me ne frego, e mi butto. Pur vivendo nello stesso paese, non ci siamo mai incontrati né conosciuti. Se avrete pazienza di leggere il seguito, più avanti spiegherò il perché. Dunque in una ex stalla, seppur nobilitata dal progetto di Filippo Juvara nel 1720, si attende l’inizio del 1972. Stiamo per lasciarci alle spalle cruente giornate di sciopero nelle nostre fabbriche, mobilitazione di operai, che richiedono salari più elevati, al passo con la media europea, migliori condizioni di lavoro in fabbrica e di vita nelle città. La contestazione degli studenti, in sintonia con i movimenti pacifisti, le rivolte scoppiate nell’università di Torino. L’incertezza dei tempi duri che si prospettano non ci impedisce di festeggiare, anzi non si vede l'ora di incontrare amici, ritrovarsi per scambiare opinioni, voglia di divertirsi.
Le ragazze hanno preparato il tipico cenone piemontese, dopo qualche bicchiere, si attacca il mangiadischi, si spengono le luci: nonostante la “bagna cauda “, ci ritroviamo subito abbracciati, mi accorgo che non è poi così magra. Sento il suo seno resistere contro il mio petto, ci si dondola stretti, stretti… fino a quando finisce la musica. Le ore trascorrono veloci, infine mi offro di accompagnarla a casa, lei accetta subito. Angela, abita in fondo a uno stretto, fangoso vicolo cieco. Ci acquattiamo, abbracciati stretti, stretti, con il motore acceso, per il gran freddo, nella 500 nera, cara compiacente testimone del nostro primo incontro…Sono subito baci, baci…le nostre bocche sono incollate, le mie mani accarezzano a mo di piovra; Lei, senza staccare la bocca dalla mia, riesce dolcemente a sventare le mie manovre…Il nostro ardore viene smorzato dalla neve improvvisa e abbondante, e per non impantanare la ”cinque” dobbiamo lasciarci. È l’alba.