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L'anima smarrita e l'amore ritrovato
Esco dalla doccia e inizio ad asciugare i capelli, frizionandoli con un asciugamani. Guardo lo specchio di fronte a me, fissandolo con insistenza alla ricerca della mia immagine, offuscata dal vapore dell'acqua calda. Per agevolare la mia ricerca, tento di asciugarlo dalla condensa, utilizzando la manica dell'accappatoio che ho trovato qui in hotel. Tuttavia l'immagine che riesco a scorgere tra le goccioline di vapore è quella distorta di un uomo spento che dimostra più anni dei 45 che in realtà ha compiuto. É un uomo stanco e disilluso che ha smesso di cercare un mondo migliore in cui vivere. É un uomo senza bussola che procede al buio nello sconfinato oceano della vita.
Superata questa prima rapida riflessione, mi sento in preda a un improvviso stato d'angoscia, come se tutti i mali del mondo, si stessero riversando dentro di me.
Riprendo a fissare con attenzione quell'immagine che mi fissa, e quasi senza volerlo inizio a fare un bilancio della mia vita.
Mi sembra strano abbandonarmi a queste considerazioni, soprattutto davanti a uno specchio. Ho perso infatti già da qualche anno l'abitudine di scrutare così attentamente la mia immagine riflessa.
Questo per evitare che i segni lasciati del tempo possano deprimermi ulteriormente. Osservandomi, vedo infatti, capelli sempre meno folti ma sempre più bianchi, rughe più marcate, e uno sguardo meno vivace soffocato dalle palpebre che si abbassano.
Non riesco più ad emozionarmi, nulla riesce più ad affascinarmi. Il mio cuore, non sobbalza, ma procede con un ritmo monotono e sempre uguale.
Fisso la stanza che mi ospita, poi mi concentro nuovamente su mia immagine alla ricerca di quel ragazzo un po' ingenuo e sognatore che viveva prima dentro di me.
Non ho avuto un'infanzia serena, fortunatamente i miei vent'anni sono stati differenti. La vita mi ha ripagato, dandomi la forza di prendere a pugni il mondo intero, ma non l'esperienza per farlo nel modo giusto.
Il mondo mi sembrava perfetto è pieno d'amore, si poteva ancora sognare. Il tempo con il suo lento ma inesorabile trascorrere, un po' alla volta mi ha fatto poi comprendere quando l'adolescenza era ormai alle strette che l'età adulta stava portando qualcosa di diverso. La soglia dei 20 anni é passata da un pezzo, il mondo attuale attorno a me è un mondo arido e spietato, nel quale ci si sente sperduti e soli è un mondo diverso dove tutto é cambiato.
l'illusione che avrei vissuto con serenità, piano piano è svanita. La vita ha gettato la sua maschera buonista e ha iniziato a rovesciarmi nuovamente letame sulla testa. Il dolore è diventato un compagno costante, non risparmiandomi nessuna pena, tra cui quella di avermi portato via un figlio prima che fosse nato, privandomi così, anche del ricordo del suo volto.
Oggi faccio fatica a vivere, stretto nella morsa di una perversa depressione e di dolori feroci che mi privano anche del riposo notturno. L'unica luce che fende, anche se temporaneamente, questa lunga notte della mia vita, donandomi pochi attimi di serenità, è rappresentata dai potenti farmaci che assumo continuamente.
Tuttavia se da un canto mi permettono di vivere meglio, dall'altro, si stanno prendendo questa vita, un pezzo alla volta.
Alla fine, non riesco a discernere se sto vivendo un sogno lucido o una realtà confusa, ma quello di cui ho certezza, è, che questo mondo sembrerebbe governato da un Dio triste, che per esistere, ha bisogno di nutrirsi della nostra infelicità.
Sempre più spesso mi sento come un'aragosta nell'acquario di un ristorante, o come il protagonista di quel film, in cui il malcapitato vive sin dalla nascita, in una tranquilla cittadina americana, ignaro, che questa in realtà sia il gigantesco set cinematografico di un reality show. In questa realtà artificiale, tutti quelli che lo circondano, compresi gli affetti più cari, sono attori e le sue scelte vengono controllate e indirizzate da uno stravagante regista-creatore.
Alla fine del film il protagonista riesce tuttavia ad arrivare alla porta che lo conduce nel mondo reale. Io invece, per fuggire dal paradiso infernale sul quale sono relegato, devo ricorrere a cospicue dosi di antidolorifici, che mi regalano un soave stato di lucidità alterata.
Sono anni che vago senza più serenità nel buio di questa lunga notte senza fine, alla ricerca della mia anima smarrita. Da quando tutto ha avuto inizio, è cambiato molto, io sono cambiato divenendo un uomo cinico, spietato, impassibile, un perfetto esecutore di ordini così come vuole il mio paese. Un paese che ho giurato di servire e proteggere ad ogni costo, ma al quale interessa poco della mia vita.
In tutti questi anni non mi sono mai risparmiato, ho sempre fatto tutto possibile senza mai lamentarmi. Poi all'improvviso, mi rendo conto, di essere stato in tutti questi anni lo strumento giusto nelle mani sbagliate.
Mi sento come un maggiordomo che deve mettere tutto a posto e sparecchiare la tavola alla quale pochi eletti hanno banchettato e tessuto oscure trame, alle spalle di una moltitudine, che vive di briciole e illusioni.
Per questa missione, i miei superiori, hanno scelto me, credendo che potesse farmi piacere, anche in considerazione che siamo nel periodo natalizio, tornare nella mia città d'origine. Anche se molti anni fa, sono stato ben felice d'andar via da qui.
Il mio lavoro qui è finito e domani devo ripartire, così stasera ne approfitto per rilassarmi e fare due passi insieme al collega che mi è stato affiancato per quest'incarico. Sono curioso di vedere se questa città è migliorata dall'ultima volta che l'ho vista.
Lascio cadere a terra il telo di spugna che tengo legato alla vita, resto per qualche attimo nudo davanti al televisore ad ascoltare il telegiornale, poi mi infilo un paio di boxer e inizio a vestirmi.
Ho ancora qualche minuto e ne approfitto per la solita telefonata serale a casa, cercando di tenere a galla un matrimonio che sta perdendo ogni mordente. Purtroppo, i momenti magici del nostro innamoramento, sono molto lontani.
Il telefono squilla ma dall'altra parte nessuno risponde. Chiudo la telefonata, e mi ripropongo di richiamare dopo cena.
Finisco di vestirmi, lascio la pistola nella cassaforte della stanza e ingoio l'ennesimo antidolorifico. Lo mando giù accompagnandolo con la bottiglietta di Bacardi Cuba Libre, che ho preso dal frigobar della camera.
Qualche goccia di Obsession e sono pronto per uscire. Esco e tiro la porta, che si chiude da sola alle mie spalle.
Tony, il mio collega è già pronto e aspetta nel corridoio seduto in un divanetto accanto agli ascensori.
Durante la discesa, osservo meglio il mio collega, è più giovane di me, un bel l'aspetto e lunghi capelli biondi. Indossa un paio di jeans e una camicia bianca molto aderente, che mette in risalto sia il petto muscoloso che il revolver allacciato alla cintura sul fianco destro. Si è portato dietro anche un giubino di pelle, che tiene piegato sul braccio.
Si rende conto che il mio sguardo si è fermato sulla sua arma e commenta dicendo che non se ne separa mai, perché non si può mai sapere.
Rispondo con un sorriso di finto compiacimento, mentre in realtà rido dentro di me per la sua eccessiva puntigliosità e ingenuità. Poi il mio sorriso sparisce, travolto dal dubbio che questa mia considerazione su di lui, nasca dall'invidia per quel fisico scolpito e per quell'entusiasmo nel lavoro che avevo anch'io alla sua età e che ormai ho smarrito insieme alla mia anima.
Usciamo dall'albergo e iniziamo a passeggiare. Il lungomare è disseminato di bancarelle dove trovano posto dolciumi, libri, alimenti e oggettistica vari tra cui quella indiana.
La temperatura, insolitamente mite per il mese di dicembre, rende molto piacevole la serata, tanto che le strade sono colme di gente. Noto cheTony è molto a suo agio in mezzo alla confusione, mentre io inizio a innervosirmi e vorrei spostarmi in un posto più silenzioso. Sono ormai passati così tanti anni da quando sono andato via da questa città, che mi sento addirittura fuori posto.
Essere tornato qui anche se solo per qualche giorno, tuttavia mi fa uno strano effetto. Questi sono i luoghi della mia infanzia, che non è stata delle migliori, ma alla fine, il tempo ha fatto sparire le cose brutte, lasciando al loro posto un velo di nostalgia.
Ad ampliare questo nuovo vuoto che si è appena aperto sotto i miei piedi e a far breccia persino in un cuore inaridito come il mio, contribuiscono, l'atmosfera particolare e magica che solo il Natale riesce a donare e la frizzante brezza di mare che riempie le narici e rinfresca i miei pensieri.
Mi sento stranamente bene, come se mi avessero iniettato una dose di quella droga molto rara e particolare che si chiama, felicità, e che come effetti collaterali comporta; una strana allegria, un improvviso senso di pace e una gran voglia di abbracciare tutti quelli accanto a me. Adesso questo iniziale stato di pace, viene però sopraffatto, da una crescente malinconia che mi riporta indietro tra i pochi ricordi piacevoli, quelli della mia adolescenza, e tra questi, inevitabilmente, incontro il volto di Lucrezia, il mio primo amore.
Anche se da un lato provo ancora una discreta amarezza per quello che poteva essere e non è mai stato, da un altro mi consolo, immaginando di poterla incontrare casualmente mentre passeggia per poterle finalmente donare, le parole che non le ho mai detto.
Ad ogni passo che muovo, i ricordi mi assalgono e le immagini sbiadite di un passato mai finito, ritornano improvvisamente nitide, mentre inevitabilmente, da qualunque parte io mi giri, tutto mi parla ancora di lei.
Lucrezia è stata il mio primo amore, è arrivata come fulmine a ciel sereno nella mia vita e ci è rimasta per sempre, nonostante tra di noi sia finita senza essere mai iniziata.
Allora non credevo che sarei riuscito a vivere senza di lei e invece eccomi ancora qui, con un'altra vita e un'altra donna.
Mi piaceva tutto di lei e tutto quello che la riguardava, per me era perfetto. I lunghi capelli ondulati che si posavano sulle spalle, i penetranti occhi neri, la pelle bianca come il latte, il piccolo neo accanto a quelle carnose labbra rosse come il fuoco. Adoravo il suo modo di vestirsi, il sorriso malizioso, la sua voce e la sua capacità di affrontare il mondo con la stessa capacità di un adulto.
Questa mia passione struggente, è stata caratterizzata da notti senza sonno, passate a rigirarmi nel letto nell'attesa struggente delle prime luci del nuovo giorno, che mi avrebbe riportato il suo viso.
Quanti pomeriggi, sotto casa sua, accontentandomi di poterla vedere anche per un attimo, ai quei tempi non c'era la libertà che hanno i quindicenni di oggi. Ci si doveva accontentare di quel poco che ci veniva dato.
Ricordo le bravate con i compagni di classe per apparire come un eroe davanti ai suoi occhi, insomma il primo pensiero della giornata appena sveglio e l'ultimo prima di andare a letto la sera.
Una gioia infinita e una sofferenza sconfinata al tempo stesso.
Prima di lei, la mia vita scorreva lentamente, il momento del diploma mi sembrava così lontano mentre io volevo arrivarci il prima possibile. Poi le cose sono cambiate, tutto si è velocizzato e all'improvviso quel mio mondo perfetto che mi proteggeva è precipitato lasciandomi impreparato ad affrontare la vita reale.
Giunge il diploma, e il giorno della partenza per il servizio militare in Polizia. Lo avevo desiderato tanto, ma quel giorno indimenticabile, avevo una gran tristezza nel cuore e gli occhi velati dal pianto.
Avrei voluto avere ancora un giorno a disposizione da trascorrere con lei e dirle quello che non le mai detto. Invece non ho mai avuto il coraggio di farlo.
Chiudo le valigie, guardo la mia stanza per l'ultima volta, chiudo la porta uscendo, diretto alla stazione.
Non vedevo l'ora di poterla rivedere e chissà magari avrei trovato il coraggio di dichiararle il mio amore.
Purtroppo al mio ritorno non la trovai più, anche lei si era trasferita altrove.
Tuttavia, grazie al mio attuale lavoro non è stato difficile rintracciarla. Quando però, mi sono ritrovato dietro la porta di casa sua, non ho avuto il coraggio di infilarmi nella sua vita. Il tempo trascorso aveva cambiato tutto. Non eravamo più due ingenui diciassettenni degli anni 80 ma due impegnati adulti di fine millennio. Così ho ritenuto saggio eliminarla dalla mia vita, senza tuttavia riuscire ad eliminarla del tutto dai miei ricordi.
La vita è davvero strana, quello che all'inizio era un dolce sogno è divenuto poi un atroce tormento ed infine un lacerante rimpianto.
Richiudo subito questa logorante finestra del passato e torno con la mente al presente. Mentre passeggiamo, attraversando strade piene di gente allegra, di bambini chiassosi, di luci natalizie e di bancarelle variopinte, la testa inizia a girarmi vertiginosamente.
Penso che sia dovuto al fatto d'aver saltato il pranzo. Propongo a Tony di mangiare subito e rimandare la passeggiata a dopo. Lui accetta e ci fermiamo in un ristorantino, che in virtù del clima permissivo, ha i tavoli apparecchiati all'esterno, sui bordi della strada.
Le ordinazioni si fanno attendere, ma la loro prelibatezza ci fa rapidamente dimenticare l'attesa. Due antipasti all'italiana e poi è il turno della bistecca con patatine fritte di Tony, che ha l'odore irresistibile della carne cotta sul fuoco, e della mia frittura mista di pesce che non è da meno.
Sollevo il boccale di birra ghiacciata, lo porto alla bocca e ingurgitando una lunga sorsata dopo l'altra, nel giro di qualche decina di secondo l'enorme boccale e quasi vuoto.
Tony, intanto si gusta la sua pietanza masticando, molto lentamente.
Tutto attorno i tavoli sono pieni di gente, mi fermo ad osservarli e mi sento un po' più sollevato, senza dolori e senza quella tristezza cronica che ormai mi accompagna sempre. Forse è merito della birra, forse degli antidolorifici, o forse dell'effetto combinato di entrambi, fatto sta che mi sento ancora posseduto da uno stato di pace ed euforia al tempo stesso.
Devo essere anche molto affamato, infatti finisco rapidamente la mia cena e nell'attesa che Tony finisca anche lui, mi gusto un altro boccale di birra ghiacciata e mi rilasso guardando i passanti.
Osservandoli, riscopro in loro quei lineamenti particolari e decisi che trovi solo qui e che sono frutto di antiche dominazioni.
Non è infatti difficile, trovare un bel volto angelico dalla pelle chiara, capelli neri e occhi azzurri e di contro un altro dalla pelle ed occhi scuri e dai lineamenti talmente marcati e rudi che sembra essere arrivato direttamente dall'inferno.
Restiamo seduti al tavolo ancora un po' e nei approfittiamo per parlare, mentre ci gustiamo un buon sigaro toscano invecchiato. Le ore sono passate velocemente e nonostante sia molto tardi, le strade sono ancora gremite di gente.
Prendo il cellulare dal taschino per richiamare a casa, poi la mia attenzione viene distolta, dalla sensazione di essere osservato. Sollevo lo sguardo e vedo due donne, sedute a un tavolo all'angolo opposto della strada che parlano e mi fissano insistentemente.
Ho un sobbalzo al cuore per la sorpresa, inizialmente credo di sbagliarmi, ma devo ricredermi subito, è lei. Com'è possibile che si trova qui, adesso.
Ripongo il cellulare che ormai non mi serve più, mentre il mio cuore inizia a battere talmente forte che sembra voler uscire dal petto. Sono pervaso da una strana frenesia. Da quanto tempo non provavo questa sensazione. Mi sembra d'aver ricevuto una iniezione di adrenalina, direttamente sul cuore. Conseguentemente l'aumentare dei battiti ha fatto si, che quel ghiaccio compatto e inespugnabile che mi imprigiona si sia scheggiato, rischiando di rompersi da un momento all'altro.
Faccio cenno alla cameriera che indossa un cappello da Babbo Natale con stelline luminose, di portarmi il conto. Pago, lasciando il denaro sul tavolo, quindi mi alzo seguito da Tony. Mi avvicino per osservarla meglio. Stasera è davvero molto attraente, il suo aspetto è diverso dal solito, anche la sua acconciatura è cambiata, i capelli infatti, non sono più abbandonati sulle spalle, ma raccolti sulla nuca formando un'elegante coda. Il corpo, invece, espone sinuose curve che già conosco. Questo suo aspetto così piacevole, mi riporta indietro al momento del nostro primo incontro, sembra di nuovo la sera dei ricordi e dei rimpianti. Ricordo che all'epoca era una bellissima ragazza desiderata da molti ragazzi, adesso invece riscopro in lei una seducente quarantenne, capace di infiammare ancora il mio animo.
Tony mi segue incuriosito, mentre io mi avvicino e mi piego su di lei, sussurrandole delle frasi all'orecchio. Lei per tutta risposta mi sorride dolcemente e ci invita a sederci al tavolo con loro.
Così mi ritrovo in silenzio accanto a lei, mentre i nostri sguardi intensi, parlano per noi.
La donna insieme a lei, è la cugina Vanda, che l'ha accompagnata in questo viaggio a sorpresa. Anche lei è bella e sensuale. Ha dei bellissimi occhi color ghiaccio e capelli neri come il carbone. Insieme sembrano due sirene che possono farti colare a picco come un relitto, oppure due streghe bellissime, capaci di prendersi il cuore e l'anima di qualunque uomo.
Intanto Tony prende la parola e a quel punto procedo con le presentazioni. Mi sembra sempre più sorpreso dalla situazione, ma io lo sono più di lui, quando dalla nostra conversazione, apprendo che entrambe alloggiano nel nostro stesso albergo.
Devo riconoscere che il dialogo è piacevole, e le loro argomentazioni sono molto brillanti e gradevoli. Poi all'improvviso ecco arrivare un violento attacco di vertigini e nausea, cerco di non darlo a capire ma è troppo evidente perché possa nasconderlo a lungo.
Propongo così di spostarci, da questo posto chiassoso e pieno di fumo in un altro con più aria fresca e spazio. Quindi ci alziamo e ci incamminiamo nuovamente sul lungomare.
Per strada la testa mi gira ancora e per paura di cadere, cerco un sostegno, prontamente trovo la sua mano che mi sostiene e stringe con forza la mia.
Dopo una breve passeggiata, facciamo una sosta in albergo. Loro si trattengono nella Hall, mentre io salgo in camera, giusto il tempo di prendere altri farmaci.
Entro in ascensore, ma prima che le porte si richiudano, li osservo ancora una volta e incrocio lo sguardo preoccupato di lei. Le rispondo con sorriso di rassicurazione, poi tutto sparisce dietro le porte che si chiudono. Arrivato al piano, la testa sembra scoppiarmi e mi gira convulsamente. Mi aggrappo alla maniglia della porta della camera per non cadere, mentre sento arrivare dei violenti conati di vomito.
Spalanco violentemente la porta e corro verso il bagno, dove faccio in tempo a raggiungere il water che il mio corpo espelle con violenza, quel veleno che mi stava maturando dentro.
Quando rialzo la testa, resto colpito dalla immagine riflessa allo specchio sopra il lavandino. Gli occhi sono rossi, la fronte trafelata di sudore, la pelle tesa e pallida.
Tuttavia mi sento improvvisamente meglio, esco dal bagno e appena mi abbandono sul letto, un nuovo attacco di vertigini mi assale. Inizio a sudare freddo mi sento stringere le tempie e inizio a far fatica a tenere gli occhi aperti. Dopo qualche secondo intorno a me tutto buio e niente più.
Quando riapro gli occhi, la stanza è illuminata solo dalla luce soffusa della lampada, che non ricordo d'aver accesso.
Sono disteso sul letto, mi giro per vedere l'ora dall'orologio sul comodino, e invece trovo lei che dorme accanto a me, stringendomi la mano.
Sicuramente, non vedendomi più tornare giù alla Hall, è salita a controllare, ha trovato la porta della mia camera aperta, dal momento che per la fretta di correre in bagno e del mio improvviso addormentamento, è rimasta spalancata.
Sono le due del mattino, non posso svegliarla ma nemmeno lasciarla dormire vestita sopra le coperte. Le tolgo le scarpe lasciandole cadere sulla moquette, le sfilo i collant neri e li lancio sulla sedia accanto al letto, poi faccio lo stesso con gli abiti. Non ho un pigiama per lei, quindi la rivesto mettendole una tuta felpata e infine la copro con il piumone.
Intanto vado in bagno a ripulire. Sistemo tutto e mi concedo una doccia rigeneratrice. Mi spoglio, attacco gli abiti agli appendini dietro la porta, cercando di fare meno rumore possibile.
Apro l'acqua mi appoggio con le braccia alle parete e la lascio scorrere sulla testa e lungo la schiena.
Inizio a sentirmi meglio e credo che un giorno di questi dovrò finalmente decidermi ad andare da un dottore e magari smettere di mischiare ancora alcol e farmaci.
Mentre i miei pensieri sono tutti rivolti alla donna che dorme beata nel mio letto, sento crescere dentro una gran voglia di lei. Ad un tratto, il box doccia, si apre alle mie spalle e il tocco delle sue mani morbide inizia scorrere sulle mie spalle.
Resto immobile, mentre le mani passano sulle braccia e infine sulla schiena con un massaggio delicato che mi regala intensi fremiti di piacere. Mi sento raggelato da un brivido che scorre lungo la colonna vertebrale, quando sento il contatto inconfondibile dei suoi seni che si poggiano sulla mia schiena. Le sue braccia intanto, mi passano davanti avvolgendomi il petto.
Mi giro lentamente e i nostri sguardi si incrociano, restiamo qualche secondo immobili l'uno davanti all'altro a fissarci negli occhi. Mi avvicino e l'abbraccio, lei mi stringe infilando una mano tra i miei capelli, mentre l'altra mi massaggia delicatamente la schiena.
Inizia a guardarmi in un modo che non le ho mai visto fare prima. Ci avviciniamo e le nostre labbra si uniscono. Le sue mani scorrono ancora sul mio petto, mentre sono in preda a un eccitazione crescente.
Lentamente inizio a toccare quei seni perfetti ne troppo grandi ne troppo piccoli, mi soffermo sui suoi capezzoli, mentre lei inizia a tremare di piacere.
Mi abbasso sul collo appena sotto la mascella. In quel punto la pelle e liscia e profumata. Poi risalgo verso le labbra e ci baciamo ancora.
Adesso le sue mani stringono le mie e mi guidano fuori dalla doccia. Ci ritroviamo distesi sul letto, la guardo, è bellissima ma non una parola si interpone tra di noi. Si è infatti ricreata un'intesa così perfetta che non ha bisogno dell'aiuto di nessuna frase.
Lentamente scivolo sul suo corpo, abbasso il viso fermandomi con le labbra accanto al suo orecchio. Inizio a mordicchiarle il lobo, sento che ormai è in preda a un'eccitazione crescente. La bacio ancora sul collo e poi scendo baciandole i seni e soffermandomi ancora sui capezzoli. Li mordicchio entrambi sento la sua eccitazione che cresce, si muove con il torace schiacciando i suoi seni sulla mia bocca.
Con una mano mi afferra per i capelli, bloccandomi in quella posizione, affinché io non possa rivolgere altrove le mie attenzioni, mentre l'altra mano, scorre sulla mia schiena, solcando la pelle con le unghie.
Il suo bacino si muove con decisione contro il mio, capisco che non può più aspettare, ma decido di continuare ancora un po' con questo gioco.
Lei invece non sembra essere d'accordo con me e improvvisamente inizia a spingermi con forza. Assecondo i suoi movimenti e i ruoli si invertono. Io mi ritrovo con la schiena sul letto, mentre lei adesso si trova a cavalcioni sopra di me.
Mi sorride maliziosamente sottolineando che adesso è lei a condurre il gioco.
Appoggia le sue mani sul mio petto, mentre io accarezzo il suo corpo, ancora liscio come la seta.
Le mie mani, adesso racchiudono i suoi seni sodi, inizialmente li massaggio con dolcezza, per poi stringerli repentinamente e con decisione. Percepisco l'odore della sua pelle sudata ha il profumo esotico del legno tropicale, mentre i suoi capelli bagnati mi finiscono sul volto, inebriandomi con un odore piacevole e sensuale.
Ci guardiamo negli occhi, i nostri respiri si fanno più intensi, mentre le sue unghie affondano nella mia pelle.
Iniziamo a muoverci convulsamente e dopo qualche movimento deciso dei nostri bacini, i nostri corpi finalmente si uniscono.
Adesso siamo un corpo solo che si muove all'unisono e senza sosta per un tempo infinitamente lungo, sin quando finalmente i nostri sensi esplodono e le nostri menti si appagano. Mi guarda felice e sorridente, poi si abbandona sul mio petto e lentamente chiude gli occhi.
La tengo stretta tra le mie braccia vorrei tenerla qui per sempre, ma nonè possibile. Già tra qualche ora dovrò ripartire per recarmi in una nuova città, con un nuovo compito da portare a termine.
Non faccio in tempo a pensare ad altro, che dopo un po' finisco anch'io per addormentarmi.
Quando mi sveglio, sono le 10, 00 del mattino, mi sento particolarmente rilassato e mi stupisco d'esser riuscito a dormire così tanto senza aver preso alcun farmaco.
Dovrei già essere pronto a quest'ora, ma decido che mi tratterrò ancora un po' a letto, anzi mentre osservo il soffitto, standomene con le mani distese dietro la testa, inizio ad aver voglia di mollare tutto. Credo che mi prenderò un lungo periodo di ferie, e magari realizzare quel vecchio sogno di fare una lunga vacanza in uno dei tanti fari in affitto, lungo le coste della Croazia.
Potrò passare interi pomeriggi a scrivere poesie o a dipingere come facevo tanti anni fa, o semplicemente a osservare il mare e ascoltare le voci della natura.
Chissà, magari se dovesse piacermi questo tipo di vita, potrei vendere tutto, lasciare questo paese infelice e trasferirmi lì per sempre.
Quest'idea mi ha trasmesso un'euforia che non assaporavo da tempo, mi giro alla mia destra per abbracciarla e condividere con lei il mio entusiasmo. Mi ha riservato una nuova sorpresa, lei non c'è più e al suo posto trovo una lettera sul cuscino.
Apro rapidamente la busta, tiro fuori un foglio riportante anch'esso l'intestazione dell'albergo, e ne leggo incuriosito il contenuto.
""""""Stamane, mi è costato molto, lasciarti e andare via da te. Sono rimasta a lungo immobile davanti a questo pezzo di carta senza sapere cosa scriverci sopra. Tutti i miei pensieri sui minuti passati con te questa notte, mi hanno tolto la concentrazione. Il tempo continua a scorrere veloce, ripenso oltre tutto, ai tuoi abbracci, ripenso al nostro incontro fugace, alle difficoltà di questi ultimi anni, al momento del nostro innamoramento e a quello del suo declino. Come conseguenza mi hai lasciata andare via, ti sei abbandonato ad un disarmante disinteresse per la vita, ma soprattutto nei miei confronti.
Anche se i miei pensieri quotidiani sono sempre concentrati su di te, scriverti è difficile, non ci sono parole sufficienti a descrivere questo saliscendi di emozioni.
È vero che abbiamo intrapreso, nostro malgrado una rapida discesa che non sappiamo dove ci condurrà. Tuttavia, m'importa poco. In questa notte insolita, ci siamo ritrovati e adesso non voglio più lasciarti andar via, anche se questo significa dovermi bruciarmi con quelle stesse fiamme dell'inferno che arroventano la tua anima e pungermi con gli stessi rovi spinosi che ti separano dal mondo.
Vorrei riportarti alla luce, vorrei essere io la tua cura e non tutti I farmaci che assumi, che ti stordiscono, ma al tempo stesso che ti rendono più vivibile una vita invivibile.
Per quello che mi riguarda la mia cura per stare bene, è quella di stare sempre con te. Solo in questi ultimi giorni me ne sono resa conto davvero. Voglio rimediare per averti lasciato solo in questo tuo mare in tempesta, sono disposta d'ora in poi a correrti dietro in ogni parte del mondo, sacrificando tempo ed energie. Sarà poi sufficiente l'odore della tua pelle, la forza dei tuoi abbracci a ripagare ogni sforzo e a darmi la carica di ricominciare e seguirti ovunque.
Stavolta, preferisco essere io la prima ad andar via, in modo da non subire per l'ennesima volta lo strazio di vederti preparare i tuoi bagagli, salire in macchina e andare via, mentre io resto seduta stringendo tra le mani una nostra foto e il ricordo di un abbraccio rubato mentre facevi la barba.
Voglio tornare prepotentemente nella tua vita, e cancellare il mio atteggiamento degli ultimi anni, che mi ha erroneamente suggerito di muovermi in punta intorno a te, per il timore che alla lunga il mio bisogno constante di starti accanto ti avrebbe infastidito. Ho sbagliato, questo ha invece ha solo contribuito a farti allontanare sempre più da me.
Adesso devo andare, non voglio essere ancora qui quando ti sveglierai, ma spero che questa sopresa sia stata bellissima per te, quanto lo sia stata per me, ma soprattutto che possa aver gettato le basi per recuperare il nostro rapporto. Non permettere che trascorra troppo tempo fino al nostro prossimo incontro. Aspetto con impazienza il tuo ritorno a casa, la nostra casa,
Ti penso sempre,
Tua
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