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Torino, 14 agosto
Guadagnarmi l'indifferenza altrui è un attimo.
Guadagnarsi la mia è solo questione di tempo. Di raggiungere il punto di non ritorno di un lento processo di disistima. Un lento iter di -certificazione di umanità-.
Guarda Federica:
una volta finito di sviscerare insieme la bibliografia di Bernhard...
Voglio dire: finalmente raggiunto in una domenica di declamazione, sesso e sballo il senso profondo di un nichilismo guadagnato sul campo...
Oh, intendo: sfiorato il Centro delle Cose, mica cazzi!
Ecco; a coronamento di tutto questo, lungi dal bearsi di una così rara unità di intenti spirituali, che fa?
Lungi dall'incamminarsi, nuda e felice, lungo la via di fuga dalla dimensione del pettegolezzo, della vanteria, del senso comune, della mitizzazione degli istinti... Che cazzo fa?
Ma certo. Prende -Perturbamento- dal comodino e me ne mostra la retrocopertina, ove campeggia una foto giovanile del nostro amato autore. Infine attacca ad esaltarne rapita la bella presenza!
Ecco che fa.
La bella presenza!
Non paga, prosegue ipotizzandone le scorrerie di gioventù, come farebbe un brufoloso di borgata per quelle pop-star lì, Vasco... Celentano... I figli del popolo, insomma
Ma che cazzo vuole dire con questo?
Vuole dire che la -direzione opposta- è attitudine che meglio si attaglia a un gusto estetico vagamente filosassone?
Vuole attribuire al pessimismo cosmico del figo un coefficiente di difficoltà maggiore, e quindi un valore superiore, a quello, invece pressoché obbligato, dell'impresentabile?
Che cosa vuole dire?
Che le Lettere tutte ammettono finalmente di fottersene della Verità, preferendo piuttosto affascinare, e non sono nulla senza una complementare presenza fisica o gerarchica, a dominare la femmina di turno tramite grosso e colto Phallus?
E guarda Ezio, il suo maritino, ignaro delle nostre evoluzioni pomeridiane, sul palco del Solito Posto, il localino alla moda dove la sera stessa sta per esibirsi nella sua nobile arte.
Hai presente le barzellette.
Zitto, zitto che arriva lui che le sa raccontare.
Eccolo lì il semianalfabeta di turno, l'esperto narratore di 'sto cazzo, che manco a dirlo coincide col più forte mangiatore di spiedini del gruppo.
Si profonde in sorrisetti di modestia per rompere il ghiaccio, cattura l'attenzione degli astanti.
Delinea, sceneggia.
I suoi virtuosismi descrittivi fanno breccia in misura direttamente proporzionale al margine di inferiorità della platea, come per tutte le esibizioni pubbliche.
Tuttavia, mentre al Bolshoi ciò si può facilmente perdonare, oltreché per il valore medio degli artisti, perché è improbabile che il palchetto brulichi di novelli Nureyev, il fatto che una mediocre descrizione di un mediocre narratore sia accolta con sincera benevolenza, è indicativa dell'infimo livello del fruitore.
Dovrei spiegare al cornutazzo che non me ne voglia, ma non posso proprio applaudirlo. Che solo l'idea di essere scelto come oggetto di volgari subliminalità che ho già vagliato e scartato mi fa orrore. Che mi fa orrore anche dichiarare al soggetto di averli già vagliati e scartati. Che l'unica reazione possibile in assenza di empatia è l'assenza totale di reazione. Che più di tutto è la vita a farmi orrore.
Ma cosa vuoi che spieghi allo scemo. Molto meglio l'altra forma di comunicazione, quella indiretta, l'apprezzamento comune per le bocce della Fede.
E i caratteri della barzelletta vanno a definirsi.
E questo è alto, e quello è grasso, e uno tartaglia, e l'altro -non si osa-, e dell'altro ancora è opportuno accennare l'estrazione sociale.
Ora ti spingi a simulare dialoghi diretti con imitazione delle voci.
E la vecchietta fa: "mi scuuuusi, buon uoooomo..."
E l'appuntato fa: "Megghiu cumannari che fuuuutteriii"
Ezio?
Ma vaffanculo, va.
Io e Fede andiamo a fumare.
E infine guarda Manolo, l'amico d'infanzia di Ezio.
Il sudamericano che adora esprimersi, debordante di networks' accounts, il trentacinquenne in rapimento mistico per aver finalmente scopato dopo una vita trascorsa a barattare il mantenimento a scienze politiche con la sopportazione dei mestrui molesti della madre.
Ci raggiunge fuori dal locale tutto rosso in viso, schiumante dovere protettivo, con i suoi uno-e-novantadue di cui va così fiero, ma sostanzialmente inutilizzabili per fini dinamici.
Convinto di aver visto le nostre mani cercarsi, inanella una serie di domandoni chiave a difesa del cornuto:
-Che cazzo fate voi due, che cazzo non fate, che cazzo fai, che cazzo non fai, quante cazzo di volte fai, quante cazzo di volte non fai, mò vedete, mò non vedete...-
Che dire a cotesto piteco.
Forse dovrei ammonirlo, mentre lo sento indignarsi, di non paragonarci ai figurini altolocati che simulano la soluzione della Morale con le loro orge, il loro disprezzo per l'umanità, la loro mancanza di riferimenti etici. Siamo mica noi quelli, noi sì ci siamo guadagnati certe licenze, le altre sono solo immoralità di nascita, mancati percorsi di sofferenza.
E quando mi impone a muso duro di rispondergli forse dovrei dire quanto detesti -far sentire la mia voce-, legittimare le pretese altrui attraverso istanze tutte mie; quanto rifiuti tutto ciò che è lamentela, richiamo alla coscienza morale o civile, associazione. Quanto la vita sia fatta per sciogliersi nel pensiero come zucchero nel latte. Quanto l'ammasso di cellule che chiamano col mio nome aborra manifestarsi, esprimersi, dare un carattere a un flusso di sensazioni provenienti da chissà dove.
Bleach! Io non voglio un -carattere-. Che parola orribile!
E forse, mentre mi punta ripetutamente il dito sulla spalla, dovrei confessare che quell'odio come l'amore, una volta espresso, mi lascia del tutto indifferente, e più in generale considero il manifestarsi il contrario dell'essere, così come tutto ciò che non si limita alla teorizzazione e finisce per compiersi mi appare, prima ancora che deludente, di una incredibile -frivolezza-.
E quando mi piazza la mano pesante sul volto dovrei dirgli che poteva andargli peggio; avrei potuto sviluppare la tendenza all'azione, e allora sì che sarei stato -l'omicida del Solito Posto-. Invece no, sempre attaccato a un concetto per motivare un'esistenza che altrimenti non si può motivare; e sempre rigoroso custode di valori mai sentiti, eppure da non sporcare di Plateale, Estetico, Rivelatore...
Dovrei dirgli... Dovrei spiegargli...
Credimi Manolo,
sebbene alla fine, tra mille dubbi, mi sia deciso a sferrarti questo formidabile calcio ai coglioni, ora ti invidio.
Per quanto io possa invidiare qualcuno, s'intende, perdipiù semisvenuto sull'asfalto in prossimità di una grossa merda di cane.
Hai preparato il finale in modo magistrale, in linea col nulla di qualsiasi storiella, di qualsiasi anno del Signore, di qualsiasi promettente distesa marina sui cui promontori si stese uniforme lo strato di polvere di ciò che furono stati ambiziosi fantasmi.
Hai spacciato la Conservazione al prezzo della Morale, il Kitsch per Filantropia, la Serotonina per Altruismo. E hai costretto la folla a parteggiare contro di me, contro la grande o la piccola verità di turno.
Come sempre.
Come si propone la comunicazione, dal mugugno fino al coaching, dalla lallazione al training di autostima.
Un vero capolavoro, non c'è che dire.
Tutti con te.
Non avevo capito davvero un cazzo della tua scorribanda subliminale.
E avevo il coraggio di definirti un ragazzo semplice.
Ma de ché.
Il ragazzo semplice non si fa spalmare così sul marciapiede. Il ragazzo semplice parla omologato, rivendica, giudica, ma quando va in battaglia indossa una conchiglia.
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1 recensioni:
Anonimo il 25/08/2013 11:57
beh, Sartre lo conosco magari meglio di lei... Celine non mi piace proprio per il suo modo di scrivere, e per altro. Oppure dovrei essere onnivoro come tutti i principianti di scacchi?
No, restiamo su PR e ragioniamo... ho appna fatto un accordo con Fulvio Musso per pubblicare qui i suoi racconti... se anche stavolta nasce un casino mando tutti a quel paese.
Io sono ragionevole, ed obiettivo... i miei errori li ho confessati, riguardo a questo racconto. Avremo modo di riparlarne... intanto non commetta anche lei l'errore di rivolgersi a me come se fossi colosio... c'è una bella differenza, fra i due. Che poi all'anagrafe siano la stessa cosa poco importa... anche lei quando fa il padre di famiglia, o l'amante, o il marito, non è quell'altro che magari beve o scopa di nascosto o si fa le seghe. Ecco, parliamoci da uomo a uomo... lei è janco B. e io sono Charles B. Non trova che ci sia omonimia? Le ho chiesto io a lei che lavoro fa o da che parte viene o di che sesso è o qual'è la sua grappa preferita? NO... e sa perché? perché in quel che ha scritto non c'entra nulla. Che poi io abbia più memoria di lei e di altri non ci piove: abbiamo fatto una battaglia insieme per cacciare una spia di altro sito che interveniva sui racconti di Fulvio Musso solo per mettere in crisi il sito... io ricordo perfino che tipo di lavoro fa lei, si figuri... ahahahah... Colosio lo ammirava, o le era simpatico?... come scrittore ha ricevuto un sacco di consensi, ma non solo qui... a me sta sulle palle, veda un po'... un caro saluto, janco.
- Hey sono anonima... wowwwwwwww
Anonimo il 25/08/2013 10:50
Non sono riuscita ad assaggiare nemmeno un fico quest'anno... eppure ne son caduti tanti per terra, per strada e li hanno schiacciati perché al super discount li trovano sotto cellophane e li pagano come oro...
A Celine preferisco Camus... anche se nel tuo scritto la corrosione è ipertrofica... se non altro per la "Fede"...
Un abbraccio all'avant-braccio...
Lau
- Uelà, Mr. Charles.
Beh, dal suo tentativo di analisi sintattica devo dire che la situazione appare più grave di quanto avevo sospettato. Lei mi manca di letture fondamentali.
Le consiglio, non prima di una seria introduzione alla lettura, un Céline, o un Fante, o Saramago. Le risparmierei Wallace per pietà cristiana.
Non per paragonarmici, ovvio, ma per aprirle uno spiraglio sul meraviglioso mondo degli stili letterari.
Una bella lettura di Sartre, Camus e Bellow la può aiutare anche a comprendere il senso (così i dicono da un altro sito, io non me n'ero accorto)
Arrivederci e grazie per i tremila commenti, senza i quali il racconto sarebbe passato ovviamente inosservato
Anonimo il 22/08/2013 14:09
Ma no, signor Janco, non se la prenda... non sono legato a quello schema commento positivo=opera buona... ho fatto un brutto esempio. Altra cosa della quale riconosco l'errore... ho confuso questo racconto con un brano autobiografico, ecco perché consideravo l'io narrante riferito all'autore medesimo. Il fatto è che avevo appena letto diversi racconti nella sezione Autobiografico, e credevo di essere ancora in quell'ambito.
Invece rimane la mia perplessità sulla forma... un solo esempio: Di raggiungere il punto di non ritorno di un lento processo di disistima. È un perido sospeso ed inoltre si capisce poco... come altri pensieri presenti... a me, povero lettore e non grande autore come forse qualcuno pensa di essere su questo sito, risultano criptiche frasi come:
" Guadagnarmi l'indifferenza altrui è un attimo.
Guadagnarsi la mia è solo questione di tempo. Di raggiungere il punto di non ritorno di un lento processo di disistima. Un lento iter di -certificazione di umanità-."
Proprio tutto questo pezzo, e altro, mi risulta ostico.
Tuttavia intuisco che questo sia il suo stile e rispetto questo modo di narrare... ma la narrazione deve avere almeno un po' di pathos, così come la poesia deve dare almeno un po' d'emozione... e, se non si capisce, pathos non ce n'è, glielo garantisco.
Vedrò di leggere altro di suo... non è detto che... un saluto.
- La devo avvertire che frequento questo tipo di siti da anni, sebbene non con la sua foga giovanile... Conosco quindi molto meglio di lei i meccanismi che li regolano, e che lei sta scoprendo in questi giorni...
- È evidente che l'"attenzione" non fa da sola il recensore.
Comunque, padronissimo di rimanere ancorato allo schema soggetto-verbo-complemento e subordinata virtuosa. Ciò che le contestavo, devo ripetermi, è l'attacco personale.
Le regalo ancora questi dieci secondi per rivelarle qualcosa che non capirà. Non scrivo per avere dieci commenti entusiastici di lettori "medi"...
Anonimo il 21/08/2013 21:17
Ah dimenticavo: la avviso che potrebbe ricevere un commento del tipo Molto piaciuto, apprezzatissimo. Bene, la avviso che quelli sì sono commenti offensivi, specialmente se fatti da autori che cercano commenti di scambio( tipica abitudine italiota)e non si prendono nemmeno la briga di leggere.
Beh, almeno io una cosa positiva l'ho trovata... ma me la tengo per me, non voglio che si monti la testa. Farei un danno alla sua qualità di scrittore. hola.
Anonimo il 21/08/2013 21:12
Beh, il contenuto fa pena e la forma è davvero raffazzonata... periodi sospesi ed altri che non si possono proprio comprendere, anche usando notevole fantasia. Non se la prende... io sono un lettore che legge con attenzione e dico quello che penso. Se lei è tanto convinto della bontà della sua narrazione e che i contenuti da lei trattati siano interessanti per un lettore medio, bene così. Non badi a me e continui per la sua strada. Dove sta il problema? Vorrebbe forse pubblicare ed essere esonerato dal ricevere eventuali critiche? Facciamo così: se avrà una decina di commenti favorevoli sarà mi premura ammettere che lei piace ai lettori di PR e magari mi adeguerò a chiederle scusa. Un saluto.
- Gentile recensore,
non sono infastidito dalla sua analisi, sebbene a mio giudizio sia umorale e raffazzonata. Nemmeno sto a soffermarmi sull'emersione, in così poche righe di commento, di una così radicale ignoranza riguardo il concetto di destrutturazione letteraria; lasciamo anche correre il suo tono saccente che ignoro chi l'abbia autorizzata ad assumere.
Tuttavia, poiché ho la netta impressione di non aver condiviso con lei alcun pasto, la invito cortesemente ad astenersi da insinuazioni o considerazioni personali offensive nei confronti dell'Autore che, come lei pare altresì ignorare, non va confuso con l'io narrante. Questo, per sua opportuna conoscenza, solitamente costituisce un mero artifizio letterario.
Invitandola a proporzionare il suo impeto alla scarsa preparazione che in questo caso ha dimostrato, cortesemente saluto.
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