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Annuncio di una morte a sorpresa
Nessuno m'avvisò quel giorno dell'arrivo di mia sorella morte.
Nessuno mi disse: <<Guarda..., è già qui! ... è per te!>>
Io non volevo incontrarla: non volevo incontrare il mio assurdo destino.
Quel giorno, per me, era troppo presto come giorno, e perché proprio io?
Perché cercare me e non un altro? Perché...?!
E mai le volsi lo sguardo, tanto meno la parola. Mai le feci intendere qualcosa che lei cercasse.
M'allontanai il più veloce possibile da quella creatura che continuava a osservarmi.
Seguivo, con occhio nascosto, ogni sua maledetta mossa; ogni suo assurdo gesto rivolto a me.
E mai la fissai negli occhi. Quegli occhi dentro ai quali si nascondeva il destino di ognuno di noi.
Cosa voleva da uno come me, che aveva voglia solamente di sorridere alla vita?
Cosa voleva: un mio cedimento al suo supplizio? Oppure, che fossi io ad andar da lei?
"E per quale motivo?" Mi chiesi.
Allorché decisi. ... si! Decisi d'esser uomo e affrontarla; come un uomo affronta la propria sorte.
M'avvicinai e già notai sul suo volto un sorriso alquanto macabro; un sorriso che non diceva nulla, se non: "Eccoti..., finalmente!!"
La osservai. Già...! Ebbi il coraggio di farlo e non so chi me lo diede.
Quel suo viso nascondeva mille timori. A osservarlo era come se si osservasse la fine di ogni cosa.
Avvicinandomi a lei, le sussurrai in un orecchio: <<Cosa sei venuta a fare in casa mia? Cosa vuoi da me? Perché cerchi me?>>
Mi guardò per diversi secondi: uno sguardo impenetrabile, ma che metteva molta paura.
Continuava a fissarmi. Io da lei volevo una risposta, ... nient'altro!
E la risposta me la diede, dopo qualche secondo passato, ma che sembrava un'eternità.
<<Non sono qui per te. Non sono venuto a prendere te.>>
<<E chi allora? >> Le chiesi con tono preoccupante.
In quel momento la porta della stanza si aprì ed entrò mio figlio: <<Papà, papà. È da diversi minuti che ti cerco, ma dove ti eri cacciato?>>
<<Nooooo...!!>> Urlai a mio figlio <<Fermati li dove ti trovi, ... dannazione!!>>
<<Perché...? Perché non vuoi che mi avvicini a te? Cosa ho fatto...?>>
<<Nulla figlio mio. Nulla... Ma ti prego, non avvicinarti per nessun motivo.>>
Rivolgendomi subito dopo alla morte le dissi: <<Non puoi farmi questo! Perché proprio lui? Non te lo permetterò maledizione!>>
<<Prova a fermarmi!>> Rispose lei.
<<Lo sai benissimo che da me non si scappa; e che prima o poi, passerò da tutti voi a prendere le vostre vite. Esse mi appartengono..., quando arriverà il momento...>>
<<No quella di mio figlio. Assolutamente no...!>>
<<E dove c'è scritto: in qualche testamento? ... oppure nella tua testa?>>
<<Ahahahahahahah...!!>> La sua risata risuonò in tutta la stanza.
Io reagii all'istante, sferzandogli un pugno sul viso che andò a vuoto.
Era sparita. Dinnanzi a me vi era solamente l'immagine che la stanza mi offriva.
Ma a fianco a mio figlio: eccola, che riappariva come un fantasma.
L'aveva già preso per un braccio, quella maledetta...
E non voleva mollarlo per nessun motivo. Mio figlio urlava dalla paura e dalla disperazione.
<<Calmati figlio mio!. ... calmati!>> Cercai per lo meno di tranquillizzare il piccoletto, che sembrava in preda al panico e si smaniava nel tentativo di liberarsi dalle grinfie di quell'orrenda
creatura.
<<Fermati maledetta. Lascialo andare e prendi me al suo posto.>>
Mi sarei offerto volentieri, pur di veder mio figlio libero dalle grinfie di quella creatura e in vita.
<<Ma allora non hai ancora capito nulla.>> Mi fece presente lei.
<<Mi sono forse espressa male? Oppure sei tu che non hai compreso nulla di ciò che ho detto prima?>>
<<No..., maledetta, ho capito perfettamente le tue intenzioni. Ma ciò non vuol dire che tu debba per forza prendere la vita di mio figlio. Non te lo permetterò..., te lo assicuro!>> Conclusi io.
<<E dimmi: come farai a impedirmi di portar via la vita a tuo figlio?>>
<<Mi ucciderò dinanzi ai tuoi occhi; non ho paura di farlo. Aspetta e vedrai!>>
<<Ahahahahahahahahah...!! Vedo che hai del coraggio a sfidarmi umano. Allora dimostramelo. ... cosa aspetti? Su dai, fammi vedere cosa sei capace di fare. O per lo meno, dimostra a tuo figlio il coraggio che credi di avere.>>
<<Lascia in pace mio figlio. Lui non centra nulla.>> Le urlai...
<<Ho capito sai! Cercavi me fin dall'inizio e ora ti prendi gioco non solo di me, ma anche di mio figlio. Vuoi che io mi uccida, così tu non avrai nessuna colpa d'attribuirti. Non è vero? Non è forse così...? La tua intenzione è stata fin dall'inizio quella di raggirarmi. Perché pensi che io non sia intelligente quanto debba esserlo.
Dico bene...? Avanti..., rispondimi! Hai perso per caso la parola? Oppure..., all'improvviso, hai perso la lingua?>>
Questa volta ero io a tenere il gioco. E come un abile giocatore cercavo di giocare bene le mie carte.
<<Complimenti umano, vedo che ci sei arrivato da solo. Quindi non ho bisogno di spiegarti il resto. Non è vero...?>>
<<È così: non devi spiegarmi nulla. Ho già capito tutto, e spero che anche tu abbia capito che qui, in casa mia, nessuno ha intenzione di venir via con te. Tanto meno mio figlio. Ti obbligo quindi di andartene via da questa stanza e da casa mia.>>
La morte sorridendo, osservò nuovamente mio figlio; poi diede un ultimo sguardo a me.
Infine disse: <<Hai trovato il coraggio di sfidarmi; hai trovato il coraggio di prendere il posto di tuo figlio. Non sei per nulla un umano di poco conto; tanto meno, non hai paura di me, né delle mie sfide. - Ed è per questo che ora vado via. Poiché il tuo coraggio mi ha sconfitta, e in quanto io vinta, mi ritiro da questo luogo.>>
Questo, cari lettori, è quello che può capitare quando si è di fronte a un bivio: voi o vostro figlio?
Io preferisco sacrificarmi e fare in modo che i miei figli vivano la loro vita fino in fondo.
Se poi il destino deciderà diversamente, be'..., allora, accettiamolo come viene!
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