Se solo voi capiste quello che attraversa la mia mente, mi lascereste libera di essere e non mi terreste chiusa in questa stanza, priva di porte e di finestre.
Mille pensieri arrivano tutti insieme, non un attimo di pace, tutti incatenati, uniti, che si portano appresso altrettante immagini di mondo, di persone, del tutto, presente e conosciuto.
Una parole me ne porta altre cento. Non resta neppure un attimo di silenzio, la mia testa è in continuo mutamento, come alla ricerca dell'imperativo essere.
Non riesco a guardare un oggetto senza cercare di scrutare in esso. Penso a chi lo ha fabbricato, all'uso a cui è stato destinato, a chi poco prima magari lo può avere toccato, a come potrebbe essermi utile o come invece se ne potrebbe benissimo fare a meno.
Non posso incrociare gli sguardi della gente senza chiedermi chi esse siano, cosa stiano pensando, dove siano dirette, cosa le renda felici e cosa invece le faccia piangere. Per ogni volto, altrettanti mutevoli pensieri, un continuo scorrere di vite immaginate, tanto da arrivare a seguire con lo sguardo, quelle ombre fino a che la vista me lo possa permettere.
Non posso stare ferma con la mente e voi questo non solo non lo capite, ma neppure minimamente potete immaginarlo.
Come un continuo scorrere di fotogrammi, dove mai vi è pace, ma sempre e solo suoni, voci, rumori, immagini. Un continuo navigare verso mondi che io non conosco e che invece tanto vorrei esplorare.
Perché non capite che tenendomi nascosta mi state facendo del male? Mi dite che è per il mio bene, che devo riposare, dormire e cercare di smetterla di pensare.
Vi prego lasciatemi andare, io ho bisogno di sapere, di vedere, di toccare, qui in questa stanza dove tutto è bianco e privo di colore, dove neppure una finestra mi fa vedere il cielo, sto per morire.
Ciò che voi chiamate cura, per me è malattia.
Sbatto la testa priva di stimoli, colpisco il mio corpo incapace di movimento.
Vi prego non fatelo ancora, non voglio la vostra medicina, essa ferma ogni mio pensiero, ogni mio sogno, ogni mia immagine, diventa tutto muto ed io non sono nulla.
I lacci alle braccia ed alle gambe e la vostra iniezione.
Ora tutto tace, nella mente vuoto e silenzio assoluto. Solo il bianco del soffitto ed una tale angoscia dentro che mi impedisce anche di sbattere le ciglia, e tu al mio fianco, che continui a dirmi che lo fai per il mio bene.
Tu non conosci il mio bene, tu vuoi che io sia ciò che non sono, impedendomi di essere, di vivere, di rincorrere l'instancabile voglia di sapere. Mi vuoi catalogare nella media della massa e non capisci che io non sono ciò che voi credete.
Mi stringi la mano, guardandomi sorridi ed io ormai so che mi devo arrendere.
Resto ferma, sorrido, mangio, dormo fino a quando voi smetterete la vostra medicina ed io potrò tornare a navigare nelle vie del mio sapere, tra le onde del mio strano modo di essere viva.