C'ero una volta anch'io.
Anch'io ho vissuto una vita come voi, ma adesso mi trovo in questa specie di lembo indefinito, dove non esistono sapori e colori e ogni sentore è attutito, qualsiasi rumore ovattato.
Da un tempo indecifrabile vivo in una sorta di terra di nessuno, combattuto tra lo sperare che accada qualcosa e il presentimento che invece sia tutta un'illusione, una proiezione fantastica del mio pensiero.
Vivo con un senso inestricabile la mia esistenza, tutta densa di interrogativi, ma privi di risposte certe, soprattutto definitive.
Chi sono? Perché mi trovo qui? Dove sto andando?
Quando vivevo nel mondo sentivo parlare dell'esistenza del Paradiso, ma se esistesse veramente un luogo simile, la mia attesa allora non sarebbe più vana!
La viscerale incompiutezza e l'isolamento che avverto, sarebbe da considerarsi una condizione temporanea, uno stato provvisorio prima di una collocazione definitiva!
Ah, adesso ricordo mia madre! Ricordo quando mi metteva a letto, mi rimboccava le coperte con dolcezza, mi accarezzava il capo guardandomi negli occhi e poi mi invitava a ripetere con lei la preghiera dell'angelo custode.
Che bello sarebbe se lei per tutto questo tempo non avesse smesso di pregare per me!
Di colpo verrebbe cancellata la mia atavica incredulità, immediatamente sarebbe perdonato il mio cinico materialismo, sprezzante e irridente verso qualsiasi forma di spiritualità o credo religioso.
Ma adesso. . . ci sarà qualcuno che mi tirerà fuori di qui?