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La prigione

Ci sono prigioni invisibili ma reali. Sono i vicoli ciechi nei quali la vita certe volte ti rinserra, senza lasciarti possibilità di evasione. Sono i condizionamenti di carattere ambientale, famigliare, sociale di cui, talvolta non si ha nemmeno consapevolezza. Sono le paure che ti sono state inoculate nell'infanzia, a piccole o a massicce dosi, ma costantemente da chi ha avuto la stupidaggine di pensare che la paura possa avere un valore pedagogico. Con lo strumento della paura si distrugge, non si costruisce niente di buono. Si costruiscono, appunto, prigioni. I prigionieri sono bambini, accarezzati da un affetto che può essere grande e sincero perché chi costruisce la loro prigione crede di proteggerli, di metterli al riparo da errori, dall' intraprendere un cammino pericoloso. Alcuni sono fortunati o perché hanno un carattere forte che la paura non scalfisce o perché il potere impetuoso della vita spezza le loro sbarre. Altri soccombono. Possono vivere una vita normale, trovare l' amore, impegnare il loro cuore e la loro mente in tanti interessi ma, dentro, sentiranno sempre un tarlo che a volte sembra essere scomparso o addirittura morto, ma che improvvisamente fa sentire la sua implacabile, ossessiva voce. Forse oggi i bambini vengono spaventati meno con antiche paure ma il mondo in cui viviamo riversa sui loro cuori paure ancora più terribili e corrompe le loro anime con falsi valori.
Tempo fa ho scritto un racconto dal tono divertente: "Attenti ai bambini!" come a dire. scherzosamente: "Guardatevi dai bambini. Sono bravissimi a spiazzarvi, a darvi scacco matto". Ora voglio dire: "Stiamo attenti ai bambini. Cerchiamo di farli crescere sereni. Non depositiamo nei loro cuori il seme amaro della paura. Trasmettiamo gioia, fantasia, voglia di giocare. Educhiamo le loro menti e i loro cuori con delicatezza. Non abbiamo paura del loro spirito critico. Anzi, aiutiamoli a spingerlo nella giusta direzione per liberarsi degli idoli che la "moderna" società ci sollecita ad adorare.

 

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