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L'anima dei libri

Quando si sporgeva appoggiandosi alla balaustra del soppalco, lo sguardo vigile e fisso su un punto lontano, la mano destra tesa a proteggere gli occhi dai bagliori di un sole immaginario, il viso segnato da una cicatrice lividamente bianca che sembrava dividerlo in due parti come se fosse il risultato dello schianto di un fulmine scagliato dall'alto, c'era da aspettarsi che da un momento all'altro si potesse udire un grido provenire dalla coffa di un veliero e all'orizzonte si profilasse il soffio alto e severo di Moby Dick. Che cosa ci facesse in quella biblioteca, come potesse un uomo come quello diventare il bibliotecario della sezione Fondi antichi erano quesiti che ogni persona posta alle sue dipendenze si poneva tutti i giorni. Gli impiegati della biblioteca lo avevano soprannominato Achab, per via della forte somiglianza con un'immagine tratta dall'opera di Melville, dove il capitano del Pequod viene raffigurato nel momento in cui inchioda un doblone d'oro all'albero di maestra del vascello. A dire la verità, più d'uno tra il personale era pronto a giurare che il bibliotecario fosse il capitano Achab in persona, approdato infine a vita reale in forza di chissà quale sortilegio e di chissà quale forza oscura. Molti di costoro, quando venivano fissati a lungo dal bibliotecario, e quello sguardo vivido sembrava volesse dragare in profondità le loro menti, si segnavano il volto e con timore guardavano a terra.
Negli ultimi tre anni, da quando il nuovo bibliotecario aveva preso il posto del dottor Foschi, mandato in pensione poco dopo il grande crollo del tetto di quell'ala della biblioteca, diverse storie erano andate serpeggiando di bocca in bocca tra il personale. Storie strane, che narravano di personaggi in costume apparsi subito dopo il grande crollo, travestiti come i protagonisti dei libri sommersi dalle macerie, che se ne andavano in giro per la città liberi di compiere i propri comodi e di creare scompiglio tra la gente comune. Si narrava inoltre di una tribù di nani assoldata dal dottor Foschi per ricostruire nel più breve tempo possibile le strutture murarie e per catturare tutte quelle strane persone in maschera per farli rientrare nei libri dai quali provenivano. Si diceva infine che per tutto questo lavoro occorsero solo tre giorni, e che allo spirare del terzo giorno quegli esseri minuscoli se ne andarono con la stessa rapidità con la quale si erano manifestati. Tutte queste storie, comunque, non potevano essere confermate da testimoni poiché subito dopo tali eventi i dipendenti anziani furono mandati in pensione e quelli più giovani trasferiti d'autorità in altre sedi lontane e a nessuno, tra i nuovi assunti, si consentì di conoscere l'indirizzo dei primi e il recapito dei secondi.
È risaputo che quando si tenta di celare un fatto realmente avvenuto, di nasconderne le tracce e le testimonianze, di voler insomma far credere che non sia mai esistito, la tal cosa cessa di essere annoverata tra le storie aventi un fondamento di realtà per approdare di gran carriera nel mistero delle cose sussurrate, alimentandosi di qualsiasi storia sia diffusa senza nemmeno più l'obbligo di verificare la veridicità dei fatti. Così le autorità, per tacitare una storia che se lasciata spegnersi da sola con il trascorrere del tempo non avrebbe prodotto nessun fastidio, si vedevano costretti a fronteggiare un mito che minacciava di tramutarsi in leggenda.

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6 commenti     1 recensioni    

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 11/09/2013 11:58
    La penso come Sabrina Cavalli... in tutto, almeno per quel che concerne questo brano e questo autore. ma forse io lo conoscevo gi°, o sbaglio( parlo di Bravi Autori)... comunque è da leggere e rileggere.
    per fare una recensione un po' più completa aggiungerei che è un tipo di scrittura "non per tutti" in quanto la precisione del linguaggio e l'elaborazione complessa del periodo non si confanno al lettore frettoloso. Un saluto.

6 commenti:

  • stella luce il 14/09/2013 23:27
    Dopo commenti così belli il mio di certo sfigura... non sono qui a commentare il tuo stile, non ne sono in grado, ma come faccio sempre con i racconti commento quello che essi mi hanno trasmesso... STUPENDO... mi ha fatto sognare, io credo che ogni libro vi sia un'anima che davvero esso possa uscire e portarci a comprenderne il contenuto... purtroppo oggi forse si legge davvero troppo poco e spesso le biblioteche sono frequentare per trovare un luogo tranquillo per lo studio o da mamme diperate che cercano di portare la lettura i propri figli, almeno parlo di quelle che io frequento. La lettura invece è sognare, navigare, è vedere fuori dal libro il protagonista del racconto... io in questo tuo scritto vi ho visto tutto questo... bello e piaciuto
  • Anonimo il 12/09/2013 12:14
    Nunzio, lo dico nel mio profilo... ti ho chiamato io lì, per dare un tono a quel sito... ora ti rivorrei qui, perché spero che PR si salvi... eddai, uno sforzo... un saluto.
    P. S. non sono in incognito, lo sanno tutti...è che ho un'ottica diversa da Colosio, vale a dire non intendo pubblicare... sono in vesti diverse, completamente, tant'è che non mi avevi riconosciuto... scusa il tu.
  • Nunzio Campanelli il 12/09/2013 09:41
    Sabrina, Charles, Chira, grazie! Scusami Charles, non riesco a riconoscerti su B. A. Un aiutino?
  • Chira il 11/09/2013 20:31
    .. scusami e togli dal commento "anche se in altro"... Buona serata Nunzio.
  • Chira il 11/09/2013 20:30
    Un racconto fantastico in ogni senso da mettere però nella categoria AMORE. Quale posto migliore per trasmettere la passione per la lettura se non una biblioteca? Si paventa la chiusura di questi luoghi magici per chi preferisce l'odore della carta e dell'inchiostro alla praticità del pc ed altre diavolerie moderne e qui invece si dona anima ai libri e si personificano i loro personaggi. Ripeto: splendido! Nel penultimo racconto hai parlato di Tom Sowyer, anche se in altro il mito della libertà di generazioni di bambini, in questo hai fatto vedere perfettamente il capitano Achab... Bellissimo quel "i libri muoiono quando non vengono letti". Che non avvenga mai! Non c'è una virgola fuori posto... amore totale per la scrittura e per la lettura trasuda in ogni parola, in ogni periodo, fino alla fine.
  • Anonimo il 10/09/2013 11:50
    Al di là del corpo del testo, molto bello nel suo messaggio, che personalmente farei leggere ai ragazzi giovani con la certezza che avrebbero voglia di aprire un libro, percepisco un desiderio forte da parte dell'autore, di trasmettere con perfetta fedeltà quello che ha da dire. Percepisco tanta sensibilità. Prerogativa, quella, degli artisti ma non sempre... Non sento ego.. Sento amore per l'insegnamento e per la condivisione. Bellissimo racconto.

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