Nella sera di Settembre si annodano i destini; i fili dell'uomo sbocciati in primavera e irrobustiti dall'estate, adesso si aggrovigliano.
La frenesia dell'estate è passata. Il bisogno di agire, provocato dal caldo, sta per acquietarsi. Adesso è autunno e la campagna sfuma nella luce serale.
Ritornando a casa incontro l'amico Vittorio che non vedevo da mesi, e insieme deviamo verso una piccola osteria. Arriviamo sotto il pergolato, dove una donna snella sta servendo i pochi clienti.
Vittorio la saluta: "Oh, buonasera Gianna; come stai? E tua figlia come va?"
Io mi guardo intorno e commento: "È molto bello e romantico qui."
Ma Vittorio mi contraddice: "Oh! È tutto cambiato, è tutto cambiato... Io mi ricordo quando venivo qui 40 anni fa..."
Dal bar è uscita la figlia: una ragazza con le trecce, maglietta rossa e gonnellina bianca. Lava le tele incerate dei tavolini e spesso si china per vuotare i posacenere nel cestino. In quei momenti, dalla scollatura vedo i seni bianchi, appuntiti, che sono come richiami alla felicità.
L'amico Vittorio seguita a parlare di agricoltura e bere vino rosso. Io ascolto distrattamente guardando i movimenti sinuosi della ragazza.
La sera sta per arrivare. Dentro il pioppeto di fronte a noi c'è già buio e sopra brilla la mezzaluna bianca.
Dei passi pesanti si odono sulla ghiaia per l'avvicinarsi di qualcuno dietro di me.
Vittorio alza il bicchiere e saluta: "Oh! Don Ruggero, quale sorpresa! Sedete e bevete un bicchiere di vino in compagnia."
Un prete corpulento, deformato nella tonaca nera, zoppica verso il nostro tavolo. Si siede pesantemente contorcendosi un poco, forse a causa dei reumatismi.
Vittorio seguita a parlare. "Bevete qualcosa don Ruggero? Un bicchiere di clinto o di vino bianco?"
Il prete ha la bocca storta e parla con la esse strascicata: "Uhm, noo... no... faccio già troppi peccati... Solo una gassosa... solo una gassosa... forse..."
La sera si fa più profonda, più cupa. L'aria ha frescure segrete che si insinuano fin dentro di noi portando ricordi e rimpianti. A occidente il cielo del tramonto è allagato di luce rossa.
La ragazza si avvicina in silenzio portando il vassoio, ma inaspettatamente grida: "Là! Là! Guardate..."
Tutti noi ci voltiamo per guardare. Il cielo rosso a ovest è intersecato di nubi lunghe, di striature violette.
Con voce più bassa la ragazza mormora: "Sembrano zampe di gallina..."
Il prete interviene con tono autoritario: "No! Sembrano artigli del diavolo!"
Un senso di pesantezza è calato improvvisamente sopra di noi. Vittorio tenta di scherzare per riportaci all'allegria: "Oh, voi preti avete sempre in mente il diavolo."
"Eh, non bisogna mai sottovalutare il diavolo" ammonisce il prete. Poi si volta verso la ragazza: "È vero Silvia?"
Negli occhi di don Ruggero passa una luce torbida, da buon seguace dei Padri Inquisitori.