Attraversai l'edificio spulciando ogni singola stanza. Scesi giù nel sotterraneo e udii dei lamenti. Spalle al muro e impugnando l'arma, mi feci strada lungo le ultime stanze ancora da controllare. Poi esitai, restai in ascolto. I lamenti si fecero più vicini. Allungai il collo e intravidi una pozza di sangue nella camera a fianco.
Feci qualche passo e notai Clarissa seduta vicino al cadavere.
Mi avvicinai, abbassai l'arma e le braccia lungo i fianchi.
Quando la ragazza mi vide non reagì. Notai i suoi occhi, e capii che prima, durante, o dopo quel gesto rabbioso aveva pianto.
Senza perderla di vista, notai il coltello imbrattato di sangue nell'angolo della stanza. Presi posto poco distante da lei
"Sa'...", esordì Clarissa. "Io mi faccio la doccia tutti i giorni."
La lasciai parlare.
"Profumo, in pratica", annuì.
Fece una smorfia e sogghignò. "Eppure ho sempre le mosche che mi girano attorno."
Poi cercò il mio sguardo. "Vuol dire che sono già morta, commissario?"