Dall'acqua profonda emerge nel crepuscolo una sagoma scura, mobile:è un pesce spada, accarezza con la pinne le cosce di Aina e si tende vicino al suo viso, trema di paura.
Forse pensava che quella sirena accucciata sullo scoglio nella grotta delle Barche, lo aspettasse per ucciderlo, ma lo sguardo di Aina e il suo abbraccio caldo lo rassicurano. Anche lei non trema più, immersa nell'acqua fresca e cupa ha visto avvicinarsi la morte in quello squalo gigante di cui aveva sentito tanto parlare nei racconti dei pescatori dell'isola. Il pensiero di trovarsi di fronte quel pesce non l'abbandonava mai quando nuotava in mezzo alle alghe o si tuffava in cerca di stelle marine.
Ed ora lo squalo non è che un piccolo pesce spada i cui grandi occhi umidi racchiudono il colore del fondo marino.
Stringo una mano sulla spada e ti porto nel profondo della mia grotta;potremo dormire cullati dal beccheggio della barca nella piccola stiva e guardare un pezzo di cielo quadrato oltre l'apertura, stringerci nelle coperte umide di salmastro e baciarci fino a sentire bruciare le labbra di sale. Potremo fare all'amore bagnati di gocce di mare che trasuda il legno notturno, acoltarci respirare nel silenzio dell'isola, nei passi di qualche pescatore insonne.
Il mare ci fa da mantello, protegge i nostri amplessi segreti e violenti, le scosse improvvise mentre ci affondiamo l'uno nell'altra, a volte senza pietà per i nostri stessi organi impazziti in contrazioni caotiche. E allora gli occhi cercano gli altri occhi, disperatamente chiedono aiuto a quel volto la cui pelle sembra emergere in tante piccole bollicine di sudore;le labbra che vorrebbero poter dire sono contratte, fremono ad ogni colpo più forte mentre i denti si stringono ferocemente per non far udire parole mozzate.
Una sensazione rossa di calore ricopre tutto il corpo umido di umori, si avvicina il momento in cui l'urlo di pietra imprigionato rompe nei corpi esasperati.
Stanchezza molle di morte, tenerezza di madre che allatta il piccolo, seni ingordi di morbide labbra affettuose di lisci capelli neri. Strette in un nodo le dita rincorrono febbrilmente quel brivido leggero ormai affogato nell'amaro umido che appiccica il ventre. Aina si addormenta.