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L'addio

Marisa lo guardava con gli occhi pieni di lacrime; da alcuni giorni il suo Billy non mangiava più.
Se ne stava lì, nel suo angolino accanto al televisore in sala, con le zampe sul viso e gli occhi tristi e si alzava solo per espletare i suoi bisogni corporali; una breve pausa e poi di nuovo nel suo angolino.
Billy era il suo cocker, il suo amore da 15 anni; l'aveva preso dopo la morte di Giulio, suo marito, per combattere i morsi della solitudine, e fu subito amore a prima vista. Billy era solo un cucciolotto di pochi giorni quando fu trovato per strada abbandonato; Marisa lo trovò nel canile della sua città in mezzi a tanti altri cani abbandonati, ma la colpirono subito il suo colore di un marrone intenso e i suoi occhi che sembravano implorare amore e carezze.
Lo portò a casa e fu una festa per lei quando, dopo un primo timido approccio alla nuova realtà, lo vide scorrazzare in lungo e in largo per l'appartamento, annusando scarpe, vestiti, mobili, piante.
Non era grande l'appartamento di Marisa, il classico appartamento di città: ingresso, due stanze, cucina, bagno, ripostiglio e un piccolo terrazzino dove lei teneva un po' di piante, in tutto circa 70 metri quadri che Marisa fino ad allora aveva tenuto come uno specchio.
Fino all'arrivo di Billy, perché da allora in poi fu tutto uno scombussolamento: scarpe dappertutto, divano graffiato, peli sparsi per la casa, ma a Marisa tutto ciò non dava fastidio; a volte, quando la combinava grossa, lo sgridava, ma poi, di fronte a quegli occhi tristi che chiedevano perdono, la rabbia svaniva in un istante e lei lo abbracciava e se lo stringeva al petto. Sembrava che Billy non aspettasse altro che quell'abbraccio; cominciava a muovere la coda all'impazzata e la leccava dappertutto, e Marisa gli perdonava qualsiasi marachella.
Nonostante i suoi 79 anni Marisa lo portava fuori, tutti i giorni, con la pioggia e con il sole, col freddo e con il caldo; vicino casa sua c'era un grande parco, ed era lì che Billy correva, correva, inseguendo i piccioni, andando dietro agli altri cani, tornando dalla padrona quasi per invitarla a partecipare ai suoi giochi.
Quindici lunghi anni, quindici anni passati in simbiosi, quindici anni passati a dormire nello stesso letto, quando Billy si accucciava sulle sue gambe e Marisa sentiva il dolce tepore del suo corpo; quindici anni di giochi, di carezze, d'amore. Marisa gli parlava, gli raccontava della sua vita, dei fatti quotidiani e del suo passato. Gli aveva raccontato di quel suo unico figlio, Marco, morto a soli 25 anni per un incidente quando lei aveva 45 anni e Giulio 48; quel maledetto incidente in montagna, quella valanga che aveva portato via la vita di Marco e quella di altri due ragazzi come lui.
Per lei e per Giulio quella morte era stata la fine anche della loro vita: non più cinema, non più concerti di musica classica, non più cene con gli amici; a poco a poco tutti si erano allontanati, e Marisa e Giulio avevano finito con l'avvicinarsi ancora di più; l'uno non faceva un passo senza l'altra; la spesa, la passeggiata nel parco, la messa la domenica, e questo per 34 lunghi anni, fino alla morte di Giulio, fino a quella mattina che lei aveva provato a svegliarlo nel letto e lui non le aveva risposto, e non le avrebbe mai più risposto.

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2 recensioni:

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  • Stanislao Mounlisky il 26/05/2015 17:21
    Un atto d'amore che costa molto ma che è dovuto... lo so per esperienza e il mio pensiero va spesso a quegli ultimi momenti...
  • Anonimo il 24/10/2013 15:13
    Fantastico racconto, bello nella sua semplicità e ben scritto. L'amore che possono donare gli animali è puro ed immenso, molto più di quanto possiamo immaginare. Ed in questo racconto emerge proprio questo, il legame simbiotico che essi possono creare con noi, esseri dalle loro stesse emozioni.. Complimenti.

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