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Spengi la luce
Ti ricordi Anne quando t'invitai a ballare 'Michelle' dei Beatles?
Eravamo in quinta liceo e tu eri bellissima.
Portavi i capelli color del grano legati con un nastro lilla.
Ci avrei scommesso che avresti accettato la corte di Luca che, appena salito sulla corriera, faceva il cretino per farsi notare.
Luca era il più bello della classe, il meglio vestito, il più simpatico, il più biondo...
-"Luca e Anne" - pensavo. Anche foneticamente stanno bene insieme.
Ti osservavo di sfuggita immaginando ciò che mai avrei creduto possibile.
Quel tuo nome, così dolce e musicale... Anne...
Anne è più bello di Anna: dà un senso di incompiuto, di sussurrato, di infinito, di misterioso.
Quando Gregorio ci invitò tutti nella sua casa in montagna, ci venni per noia, senza aspettarmi nulla di che. Forse fu la grappa al mirtillo che mi tolse l'imbarazzo di chiederti : - "balli con me?".
Pensai che il tuo 'sì' fosse ancora l'effetto-grappa, visto che non era mia abitudine bere, ma poi sentii il tuo corpo vicino al mio, il tuo respiro caldo sulla mia guancia. Allora si ballava così... guancia a guancia. Ci trovammo - non so come - nella camera dei genitori di Gregorio, entrambi tremanti ed eccitati. Mi chiedesti:
"Ti prego, spengi la luce..."
Dio quanto sono stato fortunato ad avere accanto una donna come te. Tanto, troppo.
Siamo due metà speculari. Banale come frase? Forse, ma vera. Ci siamo sorretti, aiutati, amati, soccorsi a vicenda sempre e comunque, nei momenti belli e brutti di questo nostro percorso insieme.
Claudio dice che sono stato un cretino, quella volta che per affari andammo a Ginevra.
Sì lo so che ero lontano, che tu non l'avresti mai saputo che quella... oddio come si chiamava... Giselle - sì Giselle mi pare - era uno splendido esemplare di femmina pronta a soddisfare ogni mio capriccio. Ma come avrebbe potuto - dimmi - come avrebbe potuto darmi il tuo calore, la tua affettuosità, la tua dolcezza, la tua passione? Lo pensi anche tu che sono stato un cretino? Io no. Sono stato solo molto fortunato. Non è da tutti poter amare una sola persona nel corso della vita, sentirsi legato a lei non da un contratto ma da un filo lucente, impalpabile eppur forte e indistruttibile che si chiama 'complicità'.
Le senti queste parole Anne? Sì che le senti.
Le trovi scritte nei miei occhi, perché questa bocca che t'ha baciata ovunque per oltre trent'anni, non ha più la forza di pronunciarle.
Sei ancora bellissima, lo vedo mentre ti muovi silenziosa accanto a me, e quelle rughe di cui tanto ti preoccupi, altro non sono che il ricamo che il tempo ha tessuto sul tuo volto per incidere gli attimi più belli.
Ti ho sentita, sere fa, fuori della porta, soffocare il pianto e sussurrare a tua sorella : "Perché così presto, perché?"
Vedi come tutto è relativo, Anne. A noi trent'anni son parsi un soffio, un battito di ciglia... per altre persone anche un solo anno può apparire un'eternità, una galera.
Non c'è 'un presto', non c'è 'un tardi', c'è solo 'il momento'.
Non chiediamoci perché sia accaduto, è così e basta.
È così per me, è così per centinaia d'altri. Non ci sono meriti né demeriti, non ci sono colpe e non ci sono neppure spiegazioni, mistiche o reali.
Ecco, mi stai sistemando le coperte, facendo attenzione che non premano troppo contro questo tubicino che caparbiamente cerca di fornirmi gli ultimi respiri: così vuole la Legge.
Mi guardi con quei tuoi occhi che non sanno nascondere l'angoscia e la paura.
Chissà se domattina ti vedrò ancora, Anne; questo è l'unico pensiero che mi tormenta, assai più della paura stessa di morire.
Questo è l'unico pensiero che mi fa stare davvero male, assai più dei dolori che durante la giornata mi assalgono.
Non voglio che mi vedi piangere adesso.
Ora sono io che te lo chiedo con un fil di voce...
- "Ti prego spengi la luce..."
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