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La Rossa Foglia
Non ho particolare confidenza con gli animali, non è che non mi piacciono, anzi adoro il mondo animale in tutte le sue specie, ma dei cani ho una certa diffidenza al punto che cambio marciapiede quando me li trovo davanti, piccoli o grandi che siano mi mettono sempre a disagio e non importa che siano saldamente tenuti al guinzaglio dai loro padroni, preferisco starmene alla larga.
Penso che questa mia piccola fobia dipenda da un episodio del passato, da quando fui morsa alla gamba da un grosso, cosi' mi appariva, pastore tedesco, mentre ero intenta a raccogliere una Rossa foglia di quercia nell'autunno di molti anni fa.
Fortunatamente il morso fu leggero e non procuro' ferite di rilievo, ma ricordo ancora perfettamente il contatto dei denti appuntiti sulla pelle e le strilla di pianto che seguirono.
Questi pensieri ritornano ogni volta che faccio visita al mio piccolo paese di provincia dove sono nata, ripercorrendo la strada che conduce al grande albero dalle foglie rosse che si innalza maestoso davanti alla piccola casetta con le persiane a forma di cuore.
Ci passavo sempre al ritorno da scuola e mi piaceva soffermarmi a guardare con meraviglia, quella fiabesca casetta bianca, col tetto spiovente che scendeva cosi' in basso che quasi si potevano toccare le grondaie color verderame.
Mi piacevano i colorati fiori che adornavano i davanzali e non capivo perché la piccola fontana in pietra scura posta nell'angolo fosse priva dell'acqua.
I sassi bianchi coprivano il viale di ingresso e un vialetto in terra battuta conduceva nel centro di un piccolo giardino dove erano posizionati sette colorati Nanetti, facilmente visibili dalla recinzione, che sempre attiravano la mia attenzione.
Quando poi il vento soffiava, alzavo lo sguardo sino al culmine del tetto per vedere il galletto segnavento indicarne la direzione. Tutto questo avveniva sotto lo sguardo di mia madre che dal fondo della strada, mi guardava severamente.
Quel breve viale rettilineo che da casa conduceva alla scuola era il mio Mondo, che vivevo al di fuori del cortile famigliare, conoscevo ogni buca, ogni arbusto e sapevo chi abitava in ogni casa che si affacciava sulla strada, ma fra tutte le case con bellissimi giardini elegantemente rifiniti io preferivo quella casetta bianca.
Ci abitava pero' un omone dai capelli lunghi di cui avevo un certo timore, non capivo come potesse vivere in quella piccola e delicata casa. E'come se un elefante avesse come ricovero un capanna di legno e carta.
Alto e pesante aveva la barba lunghissima, camminava a fatica trascinando il suo peso e spesso si aiutava appoggiandosi ad uno strano carrello costruito con pezzi recuperati, dove riponeva le sue stravaganti cose, cartoni per trasportare la spesa, pezzi di legno recuperati chissà dove, una scopa con tanto di paletta, ero attratta da quello stravagante signore ma nello stesso tempo ne ero intimorita
Non so se era cattivo, di certo mi ignorava, come se dall'alto del suo sguardo vedesse solo l'orizzonte davanti a se, evitando tutto ciò che stava più in basso.
Ho sempre pensato che non usasse il telefono per comunicare ma la sua potente voce, chiamando la persona interessata direttamente dalla finestra, ma non sentivo mai una risposta.
Eccomi qui adesso, a guardare nuovamente questa casa oramai abbandonata, il candido colore ha lasciato posto ad uno bianco coperto da muffe verdastre, nella parte bassa dei muri scrostati affiorano grigi mattoni e un arbusto rampicante assedia le smunte persiane di legno a forma di cuore. Nel giardino, numerose piante cresciute a dismisura ricoprono il sentiero, ma
l'erba alta non mi impedisce di scorgere nel centro ancora i sette Nanetti, oramai scoloriti.
Sapevo che quell'uomo stravagante aveva sempre vissuto li e solamente il peso degli anni aveva
piegato la sua intraprendenza costringendolo a lasciare per sempre questa vita, nell'afoso mese di agosto di un anno fa. Sul tetto una moderna parabola televisiva nasconde il simpatico Galletto Segnavento e dei bruttissimi pannelli di legno verniciato ricoprono la bella recinzione. Chi mi vedesse in questo momento, penserebbe che sono stravagante e forse anche un po matta, in piedi immobile a fissare questa casa, o forse mi scambierebbe per un agente immobiliare che ne sta valutando il possibile valore.
Invece sono solamente immersa nei miei pensieri e se qualcuno potesse rivolgermi la parola, noterebbe dietro ai miei occhiali, brillare una luce di tristezza.
Il sole viene oscurato dalle nuvole dense che passano veloci nel cielo, mentre un soffio di vento scuote le fronde del gigantesco albero che ho alle mie spalle, e dal ramo più basso, una Rossa Foglia di quercia si stacca per venire a posarsi ai miei piedi.
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2 recensioni:
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- Davvero un bel leggere. Uno stile efficace e sentito, descrizione di un passato vivido come una fotografia ingiallita e un presente, una fotografia scattata ora, con, in movimento, "una Rossa foglia di quercia si stacca per venire a posarsi ai miei piedi". Piaciuta.
- Bella, intensa, romantica e nostalgica narrazione; tenera di una tenerezza che solo i ricordi dell'infanzia sanno suscitare. Molto gradevole la lettura, anche grazie ad uno stile essenziale, pulito ed incisivo. Qualche piccola imprecisione formale, non sminuisce il fascino di questo bel racconto.
- Brano ben congegnato e piacevole a leggersi, brava. Saluti
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