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Se non trovi le parole
Spalancai il portone d'ingresso della piccola palazzina in cui abitavo. In contemporanea Laura aprì
la porta del suo appartamento che stava sullo stesso pianerottolo, così mi trovai faccia a faccia con lei. Stavo per sorriderle, augurandole il più dolce dei buongiorno, ma mi accorsi che aveva gli occhi lucidi e il viso spento di chi sta attraversando un momento di sofferenza.
Mi uscì solo un timido " ciao ", a cui rispose con un mesto sorriso. La porta della sua casa si richiuse velocemente. Rimasi scosso dal vedere Laura così mal messa. Arrivai alle scale e per abitudine salii fino al piano dove abitavo, anche se la mia mente continuava a pensare all'incontro con Laura. Vedere che stava male mi faceva soffrire.
Amavo Laura, da sempre, da quando i miei occhi la videro, da quando la sua voce mi ammaliò, da quando non riuscivo a immaginarmi un volto più bello e chiaro del suo.
Entrai in casa, salutai mia madre, poi le chiesi se anche lei avesse visto Laura quella mattina.
" Più che vista l'ho sentita "rispose e aggiunse " È tutta la mattina che litiga col fidanzato "
Ma certo Fausto, il solito maledetto Fausto. Un giorno si presentò a casa di Laura con una bottiglia di vino e un sorriso furbo e da quel giorno non uscì più dalla sua vita. A volte li vedevo rientrare mano nella mano, pieni di sorrisi e d'amore. La cosa mi faceva stare parecchio male. E poi lui così arrogante e sicuro di se. Quando ci parlai la prima volta mi accorsi subito di che razza di persona era, ero sicuro che avrebbe fatto soffrire Laura. La sua aria da playboy, il suo portamento cosi snob. Certo non potevo negarlo: era un bell'uomo, alto e brillante. "E allora", pensai, "solo perché sei bello vorresti portarmi via Laura? "
Eppure Laura lo amava e le piaceva farsi baciare e coccolare da lui. In fondo però io lo sapevo che la colpa non era di Fausto, la colpa era solo mia. Il mio odio per lui derivava dal fatto che lui aveva trovato il coraggio di farsi avanti con lei, di dirle quanto l'amasse, mentre io non riuscivo neppure ad aprire bocca, se non per un timido saluto. Non era colpa mia, Laura mi spaventava, mi spaventava la sua bellezza, la sua capacità di essere indipendente, pronta in ogni occasione. Quando si avvicinava a me sentivo brividi caldi che mi attraversavano tutto il corpo, si davanti a Laura il mio "io" spariva. Così anche se la conoscevo da molto tempo io non riuscii ad andare mai oltre una semplice amicizia.
Mentre rimuginavo sdraiato sul letto pensando a Laura e alla mia vita sentii del trambusto provenire dal cortiletto della palazzina. Mi affaccia dalla finestra con la speranza di vederla. Era lei, faceva ancora questione con Fausto. Lui non voleva che lei mettesse una valigia nel baule della sua utilitaria. Lei gli chiese di lasciarla in pace e di tornare da quell'altra. Fausto si infuriò e controbatté dicendo che le aveva già chiesto scusa e che per lui la faccenda era chiusa. Laura non cedette e allora Fausto la mandò a quel paese e si allontanò da casa. Lei rimase appoggiata all'auto piangendo... presto se ne sarebbe andata anche lei.
No! Non potevo permetterlo, non volevo che se ne andasse, lei doveva restare, era lui che doveva sloggiare... Mi armai di coraggio, pensai a quello che volevo dirle. Le avrei confessato tutto, si, che lei era " Tutto " per me, che l'amavo da sempre e l'avrei amata per sempre. Le avrei detto che era la cosa più bella che la vita avrebbe mai potuto regalarmi, che ero stato stupido a non parlargliene prima a non dirgli da quanto tempo l'amavo.
In un baleno presi le rampe delle scale e uscì in cortile da lei. La chiamai " Laura ", lei si giro. Le lentiggini del volto erano percorse da lacrime abbondanti. Quando la chiamai tentò di asciugarsi alla meglio con un fazzolettino ormai zuppo. " Laura non te ne andare ti prego ". Lei mi sorrise e mi rispose che ormai non aveva più nulla in quella casa per restare. " Ma Laura io... Io non voglio che tu te ne vada " Poi allungai la mano per prenderle la sua. In quel preciso momento uscì una vicina di casa e corse ad abbracciarla. Era Teresa la sua dirimpettaia di pianerottolo. Le due donne scoppiarono a piangere a dirotto. " Vado via Teresa non voglio più vederlo ". Fu il colpo finale, persi ogni coraggio, non ebbi più forza di dire e fare nulla. Laura entrò in macchia e tra le lacrime andò via. La persi per sempre.
Anzi no!
Ho imparato che nulla nella vita è mai definitivamente finito o perso.
Passarono diciassette anni in cui seppi poco o nulla di lei. Seppi che poi lei e Fausto fecero pace e si sposarono, poi però lui la tradì di nuovo e nonostante avessero un figlio già grandicello andò a vivere con un altra donna. " E già ", pensai " Hai visto, te la sei proprio cercata ". Pensai che io avrei saputo senz'altro dargli di più e... tante altre stupidaggini di rivincita.
Bugie... io l'amavo ancora, anche se la sentivo ormai definitivamente persa. Non sarebbe successo adesso, adesso con l'esperienza ogni cosa avrebbe preso un'altra piega, rimuginai. Poco male ero consapevole che non l'avrei più incontrata. "Dopotutto Milano è davvero una città molto grande ". Mi ripetei. E invece... la rividi!!
Era con il figlio in un negozio di fruttivendolo. I 17 anni l'avevano cambiata, ma non poi così tanto, la trovavo ancora bellissima, anzi anche più bella. Mi balenò in testa di avvicinarmi e parlarle, ma la viltà di 17 anni prima mi colse di nuovo. Questa volta No! Non potevo permettere al mio " io " di tradirmi ancora, così la chiamai con quel filo di voce che la mia paura mi permise di emettere, " Laura ", lei si girò, mi guardò per qualche istante e disse " Paolo!? ".
Mi riconobbe e la cosa mi fece un enorme piacere e sopratutto mi diede un enorme coraggio." Ciao Laura come stai? "
Ci parlammo per circa 15 minuti. Lei era stupenda o forse io ero ancora davvero innamorato di lei.
Ci scambiammo gli indirizzi con la promessa di rivederci al più presto. " Certo ci rivedremo ", le dissi.
Il mio cuore batteva forte come quello di un adolescente, non sapevo più dove ero ne perché ero li. Rivedere Laura era la cosa più bella che mi era successo da molto tempo. Non potevo perderla di nuovo. Mi fermai da un fiorista, presi un mazzo di fiori di campo, poi cercai il suo indirizzo e mi diressi fuori casa sua. Non mi importava di sapere se aveva qualche altro uomo, se viveva con qualcuno oltre al figlio, io volevo giocarmi le mie carte, quelle che da troppo tempo tenevo chiuse nel mazzo, al diavolo tutto, dovevo provarci. Entrai nel suo palazzo suonai alla sua porta. Lei mi aprì con aria sorpresa " Che ci fai già qui? "
Che potevo dire? Nulla, le parole non erano il mio forte, gli porsi i fiori e la bacia teneramente sulle labbra.
Lei mi guardò e disse " Ne hai di coraggio! "
Coraggioso io? Pensai. Io che per la mia viltà l'avevo persa per molti anni!?
Maledetta timidezza, solo ora capisco di quanta gioia mi aveva privato. Solo ora che vivo felicemente con Laura, ora che quando non riesco a prendere sonno conto le sue lentiggini per addormentarmi.
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