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Osho e la colite spastica
Quando la mattina del 30 Ottobre 1984 il dottor Swami Devaraj si recò nel suo ambulatorio, l'ultima cosa che si aspettava di ricevere era quella telefonata. Entrato nella sua stanza, un ufficio interamente arredato in legno e poltrone di pelle marrone, il suo telefono squillò, cosa che non accadeva praticamente mai visto che era la sua segretaria ad occuparsi delle telefonate e della gestione degli appuntamenti.
"Dimmi Carol." - disse appena alzò la cornetta.
"Dottore, mi dispiace disturbarla, ma ha appena chiamato il suo amico Osho, dice che è urgente."
"Impossibile, Osho non parla da 1315 giorni, sarà sicuramente un impostore." - raramente il dottore alzava il tono di voce con la sua segretaria, ormai quasi un'amica dopo 20 anni di lavoro insieme ma, essendo il dottore il medico personale del maestro spirituale indiano, nonché suo intimo amico, non aveva tempo da perdere dietro tutti quegli impostori che si spacciavano per il mistico al solo scopo di schernirsi dei suoi adepti.
"Dottore, lo so, ma le assicuro che è lui, appena ho alzato la cornetta la pace si è impadronita di me e, soprattutto, per essere sicura che fosse lui gli ho chiesto perché non stesse parlando da quasi quattro anni e lui mi ha risposto
Se l'amore diventa profondo, resti in silenzio perché le parole diventano inutili. Se non riesci a stare in silenzio con il tuo amante, sappi che non c'è amore, perché è molto difficile vivere in silenzio insieme a qualcuno con cui non si è in amore.
Quando ci prova con me dice sempre frasi del genere."
"Carol, Osho è entrato in uno stato di silenzio dal Maggio di tre anni fa ormai, non parla da allora e, conoscendolo, non parlerà più con nessuno perciò ora lasciami lavorare in santa pace, anzi, mandami il primo paziente." - Il dottor Devaraj era sul punto di perdere la pazienza.
"Dottor Devaraj, mi ascolti, dall'altra parte del telefono c'è Osho che sta aspettando, quindi glielo passo ORA, che lei ci creda o no." - e riattaccò.
"Pronto" - disse il dottore con la voce affranta.
"Ma quanto cazzo di tempo ci hai messo a rispondere, sono dieci minuti che aspetto attaccato a questa maledetta cornetta e mi sto anche facendo la pipì addosso!" - Osho era all'altro capo del telefono, nella sua casa in Oregon, ancora in pigiama e saltellante da un piede all'altro perché non riusciva più a trattenere la vescica.
"Minchia, sei proprio tu, che è successo?" - il dottore era in apprensione; il suo amico fraterno ormai era una stella planetaria; con il passare del tempo era diventato il punto di riferimento di migliaia di uomini in tutto il globo, rappresentava il punto di arrivo per le persone che intraprendevano il cammino verso la luce, incarnava per molti l'idea di serenità. La sua fama, come per molti altri personaggi simili, gli aveva creato anche molti problemi e molti nemici, questo il dottore lo sapeva benissimo e proprio a questi cominciò a pensare una volta riconosciuta la voce dell'amico.
"Swami, non ce la faccio più, sono due mesi e mezzo che ho la diarrea! E scusami un attimo ma devo scappare in bagno altrimenti me la faccio addosso veramente." - E detto questo lasciò la cornetta cadere penzoloni sul muro e corse verso il bagno, dopo un minuto si sentì un lungo sospiro di sollievo. Il dottore intanto, dopo essersi scusato con Carol, le disse di comunicare ai pazienti di avere pazienza perché sarebbe stato impegnato con un'urgenza per una decina di minuti.
"Sei ancora lì?" - disse Osho una volta tornato all'ingresso e riagguantato il telefono.
"Sì, racconta."
"Cosa vuoi che ti dica, da due mesi e mezzo ogni volta che vado in bagno per fare la cacca invece del tipo 2 o 3 solito, ho sempre il tipo 7, ovviamente sulla scala di Bristol; e se non stessi parlando con un dottore, ti direi che al posto del solito stronzo faccio un mare di cacarella."
"No, intendevo racconta perché ora mi stai parlando al posto di scrivermi come hai fatto negli ultimi anni, e come hai fatto con il resto dell'umanità."
"Perché mi ero stancato di parlare a gesti per ogni cosa, immagina tre anni con quelle Rolls Royce che bevono come barche andare una volta ogni due giorni dal benzinaio e gesticolare per mettere un pieno; vedi che non è semplice non parlare quando hai la possibilità di farlo." - come al solito scandiva le parole molto lentamente, ma l'aver passato 1315 giorni senza usare le corde vocali si intuiva; vale lo stesso discorso della bicicletta, una volta che hai imparato ci saprai andare sempre, ma se non pedali per anni, la prima volta che ti rimetti in sella l'andatura non è propriamente fluida.
"Ok, ma non capisco, perché riprendere a parlare oggi e non ieri, perché oggi e non domani. Sei il solito egocentrico del cazzo. Sai quante volte avrei voluto prenderti a calci in culo in questi anni, non è bello parlare con una persona che ti risponde scrivendo su un pezzo di carta o facendoti un segno con gli occhi. Cazzo, è anche una mancanza di rispetto verso chi le corde vocali non le ha veramente. Ci manca solamente che per i prossimi anni al posto del muto, ti metti a fare il cieco; anzi, potresti farlo e duettare con Steve Wonder, sai che coppia è... But isn't she lovely made from love..." - e il dottore si mise a intonare Isn't she Lovely facendo finta di non ascoltare più il suo amico che intanto imprecava dall'altra parte del cavo.
"Oooo, mi ascolti, dai ho capito, forse ho esagerato questa volta" - disse Osho quasi scusandosi - "però avevo bisogno di una scusa per allontanare un po' di ragazze, ero stanco. Solo che dopo tre anni di mutismo non ce la facevo più e stamattina, all'ennesima diarrea, non ce l'ho fatta più a stare zitto e sono scoppiato: qualcuno aveva finito la carta igienica in bagno senza rimettere il rotolo nuovo; immagina le bestemmie che ho tirato in due minuti, ho dovuto urlare per forza per farmi portare un rotolo nuovo."
"Sono senza parole, comunque ne parliamo stasera a cena, intanto dimmi se hai altri sintomi oltre alla diarrea: febbre, mal di stomaco, nausea? Così quando ci vediamo ti porto anche qualcosa che possa aiutarti." - il dottore a questo punto si rimise gli occhiali e, anche se non lo osservava nessuno riprese una posa più autoritaria.
"Si, ho un sacco di aria nella pancia, un po' di nausea e l'alitosi. Niente febbre." - continuava a pensare guardandosi l'indice della mano destra nello specchio mentre lo roteava nella lunga barba, ormai erano anni che non la tagliava. - "Ah, dormo pochissimo. Non riesco a prendere sonno, mi bevo anche mezzo litro di valeriana ma niente."
"Osho, hai anche dolori addominali, crampi?" - se la risposta fosse stata affermativa il dottore aveva capito.
"Si, tutto il giorno, lieve ma quasi continuo."
"Osho, hai la colite spastica, devi rilassarti, devi fare una vita più tranquilla, è una conseguenza dello stress che hai accumulato."
"Swami, tu come staresti se l'FBI volesse ucciderti, la tua segretaria ti stesse fregando milioni di dollari, avessi migliaia di ragazzine pronte a farti un pompino ogni sera e il tuo fisico non rispondesse più come una volta? Ormai non conosco più scuse per non portarmele a letto. Non ce la faccio più. Sai come le fregavo prima? Cominciavo a parlare per ore e le prendevo per sfinimento, le dicevo per ore cose tipo
La felicità non è un risultato: è una conseguenza. Se ti dico che amando sarai felice, la felicità sarà una conseguenza, non un risultato. Se pensi che devi amare, poiché vuoi essere felice, non ne verrà fuori nulla.
e loro prima o poi si accasciavano. Quando non ha più funzionato perché ormai arrivavano allenatissime, le maratonete degli aforismi, ho cominciato a fare il gioco del silenzio, la prima che mi avesse fatto parlare sarebbe venuta a letto con me. Il problema è che ho dato adito a quelle voci sull'orgasmo universale e mi si è rigirato contro." - dal tono di voce Osho sembrava stanco, sfinito.
"Quante volte te l'avevo detto? Comunque ora non puoi tornare più indietro, ma soprattutto, come spiegherai al mondo intero che l'uomo della serenità in realtà soffre di colite spastica, malattia prettamente psicosomatica? Sai che dovresti andare da uno psicologo, è la decima volta che te lo dico, ascoltami cazzo, ti aiuterebbe molto."
"Ma sei pazzo?! Con tutti gli occhi che mi seguono io non posso mettere... aspetta un secondo... Buongiorno Sharon, sono a telefono con un adepto in crisi, sarò da te tra un minuto, intanto comincia a fare colazione e ricorda
Il sesso è solo l'inizio, non la fine. Ma se manchi l'inizio, mancherai anche la fine; non puoi evitare l'inizio, se vuoi raggiungere la fine.
rieccomi. Dicevo, ho centinaia di occhi addosso, non posso mettere piede da uno psicologo, io sono Osho."
"Si, ma ora lo stress ti sta mangiando dentro, letteralmente, stai cacando acqua, se continui di questo passo ti ammalerai seriamente." - il dottore conosceva quanto il suo amico tenesse al suo status di mistico e quanto ascendente avesse su migliaia di persone, ma la sua salute lo preoccupava più del suo ruolo. - "Che fai? Hai smesso di parlare? Mi sembri un bambino."
"Non trattarmi sempre male." - Osho non sapevo più come uscirne.
"Facciamo una cosa, tra una settimana ti mando a casa una psicologa figa, così non darà all'occhio quando viene a trovarti, con lei farai terapia e cercherai di tranquillizzarti, fatti seguire per almeno un paio di mesi. Intanto stasera ti porto degli antispastici, ma l'importante è che tu la finisca di bere e mangiare schifezze e che ti metta a fare una dieta probiotica, intesi? E se questa volta non farai come ti dico cercati un nuovo medico." - il dottore era soddisfatto, l'idea di trattare un personaggio del calibro di Osho come un bambino, per un vanitoso come lui, gli faceva aumentare l'autostima.
"Ok, grazie Swami, sei l'unico vero amico che ho, lo so che il resto delle persone che mi circondano sono solo dei lecca culo in cerca di soldi o gloria, grazie." - Osho era sincero.
"Non ringraziarmi, a stasera. Ah, ovviamente la dieta la comincerai da domani, stasera fammi cucinare qualcosa di buono, il vino lo porto io, ho un Barolo che è la morte sua. Stammi bene, è ora che io cominci a lavorare." - sottolineando molto la parola io.
"Ok caro, a stasera e ricorda
Vita e morte non sono due estremi lontani l'uno dall'altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ti appartengono. In questo stesso istante stai vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in te muore a ogni istante. Nell'arco di settant'anni la morte arriverà a compimento. In ogni istante continui a morire, e alla fine morirai davvero."
"Osho?" - domandò allora il dottore.
"Sì?" - rispose Osho solenne.
"Vaffanculo." - e il dottore riattaccò.
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