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Verità ritrovate cap. 1
VERITA RITROVATE
CAPITOLO 1
L’ultima volta che lo incontrai in sogno, fu la scorsa notte. Quella sera, mi ero scontrato con il gelo invernale ed ero stato fuori casa quasi tutta la notte con il rischio di assiderarmi. Mi trovarono incosciente su una radura di pioppi poco distante dalla capanna e dopo che i miei genitori adottivi se ne accorsero mi riportarono subito alla in casa per paura che quella per me fosse stata l’ultima sera. Mi addormentai con la fronte madida di sudore e il gelo che mi penetrava le ossa.
“James…James, mi senti?” Mi chiamò lo stalliere scrollandomi insistentemente la tunica che sembrava un pezzo di ghiaccio. Nel mio inconscio, sentii qualcuno che mi chiamava ma non riuscivo neanche a muovere un dito. Fu un sogno strano…anzi, un incubo. Mi trovavo in una landa desolata. Intorno a me, la vegetazione andava a fuoco e in sottofondo sentivo una voce che produsse un riso soddisfatto…quasi come fosse stata una vittoria. Sopra di me quelle maestose creature volteggiavano nel cielo permeato di fumo evitando frecce infuocate che provenivano da non so dove.
“Salvati almeno tu James!” Urlò una voce. Mi ricordo che sollevai lo sguardo, e gli unici muscoli contratti erano quelli della mia mano che impugnava la spada.
“Questo mondo ormai non è più nostro!” Continuò la voce seguita da un boato poco distante da me. Era la più splendida creatura che avessi mai visto. Rimasi a bocca aperta con le gambe che non mi ressero dalla paura ma allo stesso tempo dallo stupore. Il drago che era a poca distanza dal mio corpo, continuava a sbuffare fumo dalle narici e ad agitarsi con insofferenza avvicinandosi a me. Fu un attimo…come un lampo. Un esplosione tra il fumo intorno alla pianura fece urlare di dolore la creatura che avevo davanti ai miei occhi…il rumore insopportabile della sua voce agonizzante. Dopo qualche minuto di agonia, si accasciò a terra privo di vita dopo avermi sussurrato queste parole.
“Proteggilo James…proteggilo!” Mi pregò aprendo la sua zampa e protendendola verso di me. Vidi che tra le sue grinze, risplendeva un oggetto a forma di cono e subito allungai la mano per afferrarlo quando un urlo di dolore mi svegliò da quello strano incubo.
“Ehi ragazzo, stai bene?” La vista mi si annebbiò per qualche istante prima di mettere a fuoco dove mi trovavo. La mia fronte, era bollente e continuavo ad avere dei fremiti di dolore lungo tutta la schiena.
“Sei fortunato ad essere ancora vivo. Ancora qualche minuto e andavi a fare compagnia agli dei.” Disse un uomo che mi fissò con un sorriso sollevato. Mi trovavo sul letto della mia stanza. Passarono cinque minuti prima che mi resi conto come fossero andati i fatti e cercai di sollevarmi dal mio giaciglio.
“Se riesci a stare un minuto in piedi, giuro che ti do tutto quello che ho nel borsello!” Disse un uomo davanti a me scrollando un borsello di cuoio attaccato alla cintura.
Mi appoggiai al muro dirigendomi verso il tavolo al centro della stanza ma non feci due passi che mi ritrovai tra le braccia di mio padre.
“Sei ancora debole James, ma cosa ti è venuto in mente di stare fuori al gelo questa notte?” Mi rimproverò l’uomo facendomi sdraiare sul letto.
“Avevo visto qualcosa di strano la fuori. Pensavo fossero gli uomini del barone e mi sono nascosto per non farmi vedere quando…oddio, non ricordo più niente!” Dissi accasciandomi sul cuscino premendo le mani sulla fronte.
La giornata all’esterno, era soleggiata. Le catene montuose intorno al villaggio, erano coperte da un soffice manto di neve e proteggevano gli abitanti dal vento gelido che proveniva dal nord. L’unica via per la cittadina di Narghot, era un corto sentiero che dal villaggio si insinuava tra le montagne per poi allargarsi tra le pianure oltre le colline. Ogni giorno il passaggio era sorvegliato a vista da uomini a cavallo che osservavano imperterriti ogni evento che si svolgesse intorno a loro. Girava voce che negli ultimi anni a causa dell’assassinio del signore di quelle terre briganti e assassini cercavano in tutti i modi di impadronirsi di tutto ciò che poterono e a causa di questo inconveniente il barone aveva instaurato una sorveglianza armata a protezione delle cittadine intorno alle sue terre.
“Cosa dicevi nel sonno?” Chiese Malcom alzandosi dal tavolo. Il mio fratellastro si diresse verso di me con gli occhi che sembravano due fessure.
“Ti lamentavi nominando i draghi!” Continuò accovacciandosi davanti al letto. Intanto entrò in casa il fabbro della città sbattendo la porta dietro di lui zittendo i presenti.
“Vieni con me ragazzo!” Ordinò l’uomo rivolgendosi a me. Tutti gli uomini, si chiesero perché tanta fretta da parte del nano.
“Non vedi che non ce la fa neanche ad alzarsi dal letto vecchio pazzo?” Si intromise Malcom con un tono di voce grave che fece rabbrividire il fratello. Il fabbro, non gli prestò la minima attenzione e lanciò una fiaschetta verso di me. Prontamente la presi al volo e senza pensare la misi controluce.
“Bevi, e non fare storie!”
“Cos’è!” Chiesi concentrandomi sul contenuto. Dopo alcuni istanti, mi vennero le vertigini e quel senso di dolore mi fece involontariamente aprire la fiaschetta e trangugiare il liquido all’interno. Mi sentii bruciare l’interno del corpo. Un senso di sollievo mi fece rabbrividire la schiena e dopo un attimo la mia fronte riprese la sua normale temperatura.
“La devi smettere con le tue assurde pozioni, prima o poi avvelenerai qualcuno!” Si infuriò Malcom battendo il pugno sul tavolo.
“Non c’è bisogno di agitarsi.” Replicò il padre.
“Il fabbro sa il fatto suo!”
Mi sollevai dal letto per poi mettermi in piedi appoggiandomi ad una sedia per paura di perdere per l’ennesima volta l’equilibrio e con mio stupore sentii che l’intruglio del mago aveva funzionato.
“Non ti preoccupare Nathan, te lo riporto subito” Assicurò il fabbro rivolgendosi al padre dei due ragazzi.
L’abitazione del fabbro, era a pochi passi dalla capanna di James. Il nano da molti anni, era molto rinomato nella cittadina per le sue cure miracolose e per le armi che produceva per la milizia del barone. Quel giorno, la gente di Lander si stava radunando nei pressi della piazza centrale della cittadina per ordine del loro signore. Il barone Donald, due giorni prima aveva ricevuto un messaggio da uno dei suoi uomini che lo avvertiva di un grosso esercito che si stava spingendo verso le montagne. Radunò tutti i suoi soldati e consiglieri e anche tutti i cittadini di Lander visto che li considerava un patrimonio essenziale per le sue entrate economiche a differenza di altri regnanti che il solo e unico scopo era tassare i loro sudditi.
Come una marcia funebre, si radunarono tutti all’interno chiesa della città. La notizia di un imminente battaglia, fece preoccupare i cittadini. All’interno della chiesetta situata a pochi passi della piazza, cominciò ad alzarsi la tensione. I cittadini impauriti, si chiedevano continuamente cosa stesse accadendo e perché fossero stati convocati con grande fretta a quella riunione. Di solito il barone se ne stava in silenzio nel suo castello e di rado usciva per motivi che riteneva di vitale importanza.
“Signori, non c’è bisogno di agitarsi. È tutto sotto controllo.” Disse alzando le mani verso i suoi ascoltatori cercando di placare gli animi. Passò qualche istante di silenzio e alla fine riprese la confusione tra i cittadini.
“Vi ripeto che non c’è motivo di preoccuparsi. I miei uomini stanno in questo momento setacciando ogni angolo del regno per respingere ogni ostacolo che ci si presenterà davanti.” Aggiunse corrucciando il viso.
“Ma insomma, ci volete spiegare che diavolo sta succedendo?” Urlò un contadino che si fece strada tra la folla. Il suo viso era in collera e tutti intorno lo fissarono ammutoliti.
“Ci avete spinto qui senza neanche una spiegazione. Vogliamo sapere cosa c’è di tanto importante che ci dovete dire.”
Il barone, squadrò ogni cittadino con espressione grave.
“C’è un grosso esercito che si sta dirigendo da oltre le montagne in questa direzione.” Disse dopo un minuto di silenzio. In tutta risposta, i suoi sudditi si agitarono ulteriormente. All’interno della costruzione, rimbombava il suono dei lamenti e i pianti confusi dei neonati in braccio alle madri.
“Vi prego, non traiamo conclusioni affrettate.” Alzò la voce Donald.
“Non sappiamo ancora chi sono e che cosa intendano fare.”
“E cosa vuole fare, che li accogliamo a braccia aperte aspettando di essere ammazzati come cani?” Rispose il contadino che a quanto pare doveva essere il portavoce dei cittadini.
“Ho gia rinforzato la milizia. Sapete bene che l’unico passaggio per arrivare in città è il sentiero attraverso le montagne. I miei uomini li aspetteranno li e se ce ne sarà bisogno, risponderanno alle armi.”
“E se non ce la faranno?” Si infuriò il contadino in collera.
“Beh.. è per questo che vi ho convocato qui.” Il barone Donald, infilò le braccia all’interno della sua tunica color porpora e si incamminò lungo la navata della chiesa con il capo chino…. stava ragionando quale fosse la cosa giusta da fare.
“Vi nasconderete tutti nel sotterraneo fin quando le cose non avranno preso una giusta piega.” Ordinò dopo un attimo di esitazione. I cittadini, borbottarono qualcosa di confuso tra di loro e alla fine si fece avanti un ragazzo vestito di stracci.
“Non ci pensiamo neanche a nasconderci!” Urlò cercando di farsi ascoltare da tutti.
“Questa è la nostra terra, e se sarà necessario combatteremo per rivendicare i nostri diritti.” Aggiunse battendo per terra l’asta del suo rastrello. Donald, sentendo quel ragazzo ricordò la sua infanzia. Era proprio come quel ragazzo che gli stava davanti…incurante del pericolo ma fiero del suo rango ma sapeva anche che era troppo pericoloso esporre i cittadini di Lander ad un eventuale scontro.
“Signori, è troppo pericoloso. Non sappiamo neanche come reagirà quella gente per cui vi chiedo di ascoltarmi e lasciar fare alle guardie.”
Intanto, James e il fabbro entrarono nella fucina. Era una costruzione molto piccola e lasciata andare dal tempo. Le uniche cose che si trovavano all’interno, erano i suoi attrezzi da lavoro e un grosso forno sulla parete nord che in quel momento emanava ancora calore.
“Allora Aron, che succede…perché mi hai portato con grande fretta in questo posto?” Chiese James afferrando un paio di tenaglie dal tavolo.
“Presumo che tu mi debba dire qualcosa di importante!”
“Siediti e ascoltami, sei ancora debole” Rispose Aron fulminandolo con gli occhi. Senza replicare, il ragazzo si accomodò su uno sgabello costruito dal nano. Faceva un caldo insopportabile all’interno della fucina. Aron, stava modellando una lama per una spada che doveva consegnare ad un suo cliente, ma vista la situazione aveva tralasciato i suoi impegni e si era preso una giornata di riposo.
“Tuo padre mi ha detto che stanotte sei stato male James” Chiese Aron.
“Si, è così!” Rispose il ragazzo cercando di capire dove volesse arrivare Aron.
“E com’è andata?”
“Ma, diciamo che adesso sto bene. Mi serve ancora un po’ di riposo per rigenerarmi del tutto.” Ammise James giocherellando con le tenaglie. Il viso del fabbro, si fece ulteriormente severo.
“Non parlo delle tue condizioni, sciocco. Parlami del sogno che hai fatto!” Tagliò corto Aron. James, lo fissò per un attimo chiedendosi come avesse fatto a sapere del sogno. Dopotutto era un alchimista non un indovino.
“C’era un drago nel sogno…con un oggetto lucente tra le zampe!” James, racconto il sogno nei più minimi particolari mentre Aron stette ad ascoltare meravigliato ma allo stesso tempo con una nota di preoccupazione.
“Tu credi nei draghi James?” Fu l’unica domanda che il fabbro gli rivolse dopo parecchio silenzio.
“Si, tra leggende popolari e nelle fiabe scritte per far addormentare i ragazzini.” Rispose il ragazzo mettendosi a braccia conserte con espressione scettica.
“E ora che tu venga con me al castello. Dobbiamo incamminarci al più presto. Ma prima, ti vorrei far vedere una cosa.” Disse il fabbro alzandosi e dirigendosi verso la porta della fucina.
“Proprio non mi vuoi dire cosa sta succedendo vero?”
“Presto James…presto!”
L’esercito sconosciuto, si stava avvicinando sempre di più al passaggio attraverso le catene montuose. Le guardie a protezione del sentiero, troneggiavano immobili e impassibili fissando la moltitudine di cavalli che impazziva sotto le frustate dei cavalieri. La città di Lander, era ormai deserta. Il barone aveva preso ogni minima precauzione per evitare uno spargimento di sangue tra i cittadini.
James e il fabbro, presero due cavalli dalla stalla dietro la fucina e in uno spettrale silenzio si diressero alle porte della città. Due guardie, si scostarono prontamente per farli passare e i due si diressero verso le catene montuose evitando l’esercito.
“Dove ci stiamo dirigendo. Il castello è dall’altra parte.” Disse James puntando il dito verso est.
“Ci sono cose più importanti adesso che dobbiamo risolvere. Poi andremo al castello. Che tu lo voglia o no ragazzo mio devi essere pronto ad impugnare la tua spada.” Disse il fabbro con lo sguardo rivolto alle montagne.
“Ma io non so combattere, lo sai che non sono stato ancora nominato cavaliere!” Rispose James.
La neve sulle montagne, si stava sciogliendo a causa del sole pomeridiano e cominciò a vedersi la vegetazione sotto di essa. James, non capiva cosa stesse succedendo. Fissava la criniera del suo cavallo che oscillava da una parte all’altra e concluse che se il fabbro lo aveva portato via con grande fretta, c’era qualcosa di più di una semplice scaramuccia tra nobili. Si diressero verso ovest. In lontananza, si intravide il sentiero tra le montagne e le guardie che lo stavano sorvegliando. Il passaggio in quel momento, era sgombro da qualsiasi pericolo.
“Lo sai dov’è l’occhio del drago?” Domandò il fabbro fissando imperterrito le montagne davanti a lui.
“No, non l’ho mai sentito. Cosa diavolo è?”
“Non è altro che uno sperone di roccia che ha la forma di una testa di un drago. E lì che dobbiamo andare.” Aggiunse Aron. Cavalcarono ancora per alcuni minuti, quanto il fabbro alzò il dito verso un punto indistinto sulla cima di una montagna.
“Li…lo vedi?”
“Si, ma è altissimo. Come pensi di arrivarci?” Chiese James non vedendo passaggi per arrivare così in prossimità della cima.
“Non preoccuparti, siamo in pochi a sapere come arrivare fino a lassù.” Rispose Aron sorridendo.
Un vento gelido, spirava tra la gola delle montagne dove iniziava a snodarsi il sentiero battuto per la città di Lander. Il tetro silenzio, faceva venire i brividi alle guardie che ormai scorgevano avvicinarsi l’esercito di cavalieri provenienti da oltre le pianure.
“State in silenzio e fate parlare me!” Ordinò il capitano delle guardie distaccandosi dai suoi uomini. Il cavaliere, si diresse verso l’esercito sguainando la spada. Il suo viso, era una maschera d’orrore. La sua fronte era imperlata di sudore e il freddo gli penetrava le ossa man mano che il vento si alzava. L’esercito antagonista, si fermò a metà strada scorgendo il capitano avanzare verso di loro. Ogni tanto, dalle montagne si formavano piccole slavine che andavano a coprire parte della pianura producendo un rumore sinistro. I due schieramenti, per un attimo si studiarono cercando di percepire le debolezze avversarie.
“Chi siete?” Chiese il capitano della guardia cercando con lo sguardo il nobile che capitavano l’esercito che gli stava ormai a pochi passi. Il vento sferzava tra le gole delle montagne dei due schieramenti. Era come se il tempo si fosse fermato per un istante. Alla fine, un cavallo si staccò dal gruppo di forestieri e si diresse al galoppo verso il capitano. Uno splendido stallone nero come non se ne erano mai visti in tutta la regione. A cavalcarlo, vi era un uomo dal portamento regale…la sua statura e la corporatura superava di gran lunga ogni uomo del suo esercito. Più il cavaliere si avvicinava verso il capitano, e più i suoi uomini nutrivano seri dubbi di ritornare sani e salvi alle proprie case.
“Capitano Ronhald, in nome di re Corion mi scuso per aver profanato le vostre terre e di non essere stati avvertiti della nostra venuta.” Proferì il cavaliere. La sua voce, era profonda…senza paura ne timore. Restava immobile…impassibile aspettando una risposta dall’uomo che lo stava squadrando.
“Non ci è stato mandato nessun messaggero!” Rispose Ronhald.
“Non c’è tempo da perdere capitano. Il grosso delle nostre forze, si sta impegnando in un combattimento a nord delle montagne. Non sappiamo chi siano e che cosa vogliano da noi.” Ronhald, non capiva ancora cosa stesse succedendo e perché re Corion si era tanto disturbato a mandare un esercito ad avvertire la guarnigione di una città che fino a quel momento secondo le sue opinioni era sempre stata insignificante.
“Il barone, deve essere avvertito!” Incalzò il capitano.
“Non vi preoccupate. E nostra intenzione trattenerci qui finche le acque non si saranno calmate.” Ci fu un attimo di silenzio durante il quale tra i cavalieri si alzò un leggero mormorio di disapprovazione. Ronhald, allungò lo sguardo a nord oltre lo schieramento dei suoi uomini. Un espressione preoccupata gli corrucciò il viso.
“E va bene, seguiteci!” Con queste parole, i due eserciti si diressero verso le porte di Lander e presero postazione lungo le mura della città.
Mancarono poche miglia all’occhio del drago. Aron e James, cavalcarono in uno spettrale silenzio fissando ininterrottamente le cime delle montagne cercando di scorgere lo sperone appuntito a forma di occhio. Il celo, si stava coprendo di nuvole rossastre e di li a presto sarebbe arrivato il tramonto. Voltarono verso nord prendendo il lungo crinale attraverso due montagne dove cominciava ad intravedersi un sentiero che da anni non venne più calpestato da anima viva.
“Ci siamo. Ancora pochi passi e arriveremo a destinazione.” Disse Aron.
James, non riusciva a capire dove si stessero dirigendo. Non vedeva alcuna via che sarebbe potuta arrivare in prossimità dello sperone che il fabbro gli aveva indicato. Poi, dopo alcuni istanti tra la nebbia si intravide una grezza carovana guidata da due cavalli ferma in prossimità di una roccia.
“Stai attento. Prendi questo!” Disse Aron passando un pugnale a James.
“Cosa succede Aron?” Chiese James stringendo le briglie del suo cavallo.
“Non lo so. Ma niente di buono.” I due, rallentarono il passo e si fermarono davanti alla carovana che all’apparenza sembrava non ci fosse nessuno all’interno.
Esaminarono in lungo e in largo il paesaggio circostante in cerca di qualche eventuale pericolo. All’improvviso, nel silenzio pomeridiano udirono un urlo lancinante seguito da un rombo. Fu un attimo. Le montagne intorno rimbombarono e l’eco si udiva in qualsiasi direzione. A James, si paralizzarono le gambe dal terrore.
“Cos’era?” Chiese ad Aron voltando la testa in ogni direzione.
“Presto, non c’è tempo per fare domande. Incamminiamoci!” Rispose il fabbro sgattaiolando verso una parete rocciosa. James, era arrivato alla conclusione che il fabbro sapeva più di quanto immaginasse e sperò che quel giorno finisse il più presto possibile.
“Dammi una mano!” Gracchiò Aron afferrando una parte di roccia dalla forma circolare. Il ragazzo capì che molto probabilmente quello era un passaggio. Ma non riusciva a comprendere dove portasse. Decise di non porre ulteriori domande.
Con alcuni sforzo, riuscirono a far rotolare la roccia da un lato per far venire alla luce uno stretto tunnel che si insinuava all’interno della montagna.
“Da adesso in poi, non fare domande e soprattutto non ti allontanare. Fidati di me!” Lo rassicurò il fabbro. Con un gesto del capo, accese una delle torce che aveva con se e si incamminarono all’interno del tunnel.
Ci fu un tempo, dove i draghi fraternizzarono con gli umani. Trascorsero secoli di pace e prosperità in cui i signori del celo insegnarono al genere umano l’arte della magia e della conoscenza. Ma questa era non durò per parecchio tempo. Come ogni razza esistente c’è il buono e il cattivo e alla fine alcuni draghi intuendo che gli umani avrebbero potuto sovrastare la loro razza fecero loro guerra. Li sterminarono uno ad uno anche se alcuni draghi che si erano alleati al genere umano li protessero fino alla morte. La leggenda dice che verrà un tempo dove un anima malvagia reclamerà i suoi diritti sul genere umano e per l’umanità non vi sarà alcuna salvezza a meno che questi ultimi non si alleino al nemico per dominare il mondo.
Le porte della chiesa si aprirono facendo voltare ogni cittadino e nobile che vi era all’interno. Ci fu un attimo di silenzio mentre Ronhald e il forestiero si avvicinarono al barone che era al centro dell’altare e osservava i nuovi arrivati.
“Mio signore. Questi valorosi cavalieri vengono per conto di re Corion.” Disse il capitano inginocchiandosi con il capo chino.
“A quanto mi è stato riferito, corriamo un grosso pericolo di natura sconosciuta e per questo re Corion ci ha mandato una delle sue scorte in attesa di ulteriori informazioni.” Aggiunse stringendo l’elsa della spada che teneva alla cinta.
“Perché non sono stato avvertito della loro venuta?” Chiese il barone rivolgendosi al forestiero.
“In verità, ci hanno presi alla sprovvista. Come vi ho gia detto signore non c’era tempo per mandarci un messaggero” Aggiunse Ronhald.
“Siete i benvenuti, i miei uomini vi accomoderanno come si conviene a dei cavalieri e vi potrete sfamare finche ne avrete voglia.” Disse il barone inchinando la testa. I due uomini, in risposta all’inchino si voltarono e uscirono dalla chiesa. Donald, chiamò a se uno dei suoi uomini che stava sorvegliando l’esterno della costruzione e gli ordinò di prendere il suo miglior cavallo e verificare effettivamente se quei cavalieri fossero stati mandati da re Corion o fossero state delle spie dato che era sempre stato un uomo diffidente. Donald, non fece intravedere la ben che minima preoccupazione per i nuovi arrivati per la ragione di non voler far alzare un polverone tra i cittadini. Attese che il suo messaggero ritornasse per portargli buone notizie.
“Capitano Ronhald, ho sentito che qui a Lander vive un ragazzo di nome James. Sapete dirmi dove posso trovarlo?”
“Perché vi interessa cosi tanto questo ragazzo?” Chiese il capitano incuriosito.
“Beh, vedete è il nipote di una mia parente e mi è stato detto che un giorno diventerà un valoroso cavaliere.” I due si fermarono nei pressi della porta della città. La chiesa, era ormai lontana e tra il cavaliere e il forestiero si alzò una certa tensione.
“Non saprei dove sia. E da molto che non lo vedo. So che abita dall’altra parte della città vicino alla locanda dei tre grifoni.”
“Comunque, era solo per curiosità. Non vi dovete preoccupare!” Rispose prontamente il forestiero.
“Ma perché non mi date il vostro elmo signore, liberatevi dell’armatura così starete più comodo.” Disse Ronhald allungando la mano per afferrare l’elmo del cavaliere. Con uno scatto fulmineo, il forestiero afferrò il polso di Ronhald evitando che gli potesse togliere l’elmo. La stretta era talmente forte che il capitano cominciò a sudare dallo sforzo per liberarsi dalla presa. Si fissarono per qualche istante quando il cavaliere lasciò la presa per poi voltarsi.
“Mi dovete scusare signor capitano. Ma abbiamo avuto tutti una giornata estenuante e se potrete perdonarmi ve ne sarò grato.”
“Nessun problema signore. Andate pure a coricarvi…vi chiamerò io se accadrà qualcosa.” Rispose Ronhald massaggiandosi il polso.
“Bene!”
Il forestiero, si allontanò lasciando il capitano alle sue faccende personali. Intanto il sole stava calando dietro le montagne per far posto al buio delle tenebre. Durante la notte, era usanza tra i cittadini di Lander ritrovarsi tutti all’interno dell’unica locanda e scambiarsi notizie e pettegolezzi dei giorni a dietro. Le guardie dei due eserciti, sorvegliarono ogni centimetro della città per paura di qualche rappresaglia.
“Speriamo che non accada nulla di grave!” Pensò il barone che girava intorno ai suoi alloggi. Un possente esercito proveniente dal nord. Razze sconosciute in cerca di qualcosa che neanche il barone riuscì a comprendere.
Intanto, il fabbro e James accovacciati, proseguirono all’interno del tunnel. Il calore della torcia accesa, fece dimenticare per un attimo a James il freddo pungente di quei giorni. Secoli a dietro, la razza dei nani con l’aiuto degli umani costruirono quel tunnel che serviva a ripararsi per eventuali pericoli. Ma con il trascorrere del tempo, fu dimenticato e servito solo dai ragazzini della zona per giocare e nascondersi. L’unica cosa che si udiva lungo il condotto, erano delle gocce che ogni tanto cadevano dal soffitto per poi depositarsi in alcune venature d’acqua formatesi con gli anni. Dopo alcuni metri, il tunnel cominciò ad allargarsi per andare a sbucare in una grotta. Stalattiti e stalagmiti tutto intorno, impedivano di scorgere cosa si celasse oltre il loro naso.
“Non siamo ancora arrivati?” Chiese James.
“Ti ho detto di fare silenzio!”
Non appena terminarono di parlare, sopra di loro ci fu un rombo assordante. La caverna, cominciò a tremare e i due si voltarono in ogni direzione per paura di rimanere feriti da qualche masso. Si schiacciarono sulle pareti scivolose e James, sfoderò il coltello.
“Mettilo via!” Ordinò il fabbro.
“Ma..!”
“Fa come ti ho detto!” Aggiunse Aron.
“Sento l’odore dell’acciaio..!”
“Percepisco la tua paura guerriero…la tua venuta non ti potrà salvare!”
James, fissò attonito da dove provenisse la voce cupa e profonda. I muscoli della sua mano si allentarono per far cadere il coltello al suolo che produsse un suono sordo.
“E lui il cavaliere che disturba i miei sogni?” James guardò il fabbro in cerca di risposte mentre il terreno sotto i suoi piedi tremava sempre di più. Intravide il suo compagno inginocchiarsi e fissare un punto preciso che James non riuscì a mettere a fuoco.
“Si signore…è lui.” Quella risposta, fece tremare le gambe al cavaliere. Era come se lo avessero colpito a morte da una freccia in pieno petto. Sbuffi di calore, riempivano l’aria di zolfo. Un sonoro ringhio, fece sobbalzare il fabbro che prontamente riprese la sua posizione originaria.
“Fallo venire avanti!” Ordinò la voce oltre le stalattiti che si stagliavano al centro della caverna. Il fabbro, fissò James e fece un cenno del capo come per assicurare il ragazzo che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Il cavaliere, si diresse verso il centro della caverna. Ad ogni suo passo, percepiva la creatura che gli stava davanti e alla fine si bloccò proprio davanti ad un altare costruito in marmo. La torcia, illuminava ben poco della caverna ragion per cui James non vedeva alcun che.
“E così saresti tu il cavaliere dei miei sogni!” La testa del drago, si protese verso il cavaliere così veloce che James non riuscì neanche ad evitarla. Drago e cavaliere, si studiarono l’un l’altro a pochi centimetri di distanza. Gli occhi della creatura erano così pieni di forza e conoscenza che il cavaliere non osò neanche aprire bocca dallo stupore. La creatura, continuava ad aprire e chiudere le fauci facendo intravedere una possente fila di denti che avrebbero potuto dilaniare in due un cavallo.
“Cosa mi sai dire di lui Golgur?” Chiese il drago rivolgendosi al fabbro.
“Mio signore, lui non sa ancora nulla. E per questo che l’ho condotto da te…per fargli conoscere la verità.”
Il drago, sbattendo le palpebre voltò la testa verso James assumendo un espressione grottesca.
“Appoggia la mano qui cavaliere!” Ordinò la maestosa creatura protendendo una delle sue zampe. James, tremante allungò la propria mano e senza esitare la appoggiò sulla zampa del drago. Ci fu un lampo improvviso nella mente di James. Immagini confuse riaffiorarono nei pensieri più profondi come una vita passata che lui enne sempre ignorato. Una battaglia cruenta tra draghi e umani. Donne e bambini sterminati e villaggi in fiamme. L’artiglio…quell’artiglio che molte volte gli apparve in sogno era li. Non riusciva a raggiungerlo, e con tutte le sue forze cercava di afferrarlo ma con insuccesso. Poi un’altro lampo ancora più accecante fece scaraventare il ragazzo al suolo.
“E terribile!” Cerco di dire con fatica alzandosi da terra.
“Quell’artiglio…cos’è?” Chiese rivolgendosi al drago con gli occhi pieni di collera. Voltò lo sguardo verso una delle zampe della creatura e vide che era privo di uno dei suoi artigli.
“Molti secoli prima che voi nasceste, ci fu un alleanza tra draghi e umani. Alcuni di essi però non vollero avere nulla a che fare con quella combutta e fecero guerra alla razza umana sterminando e dilaniando qualsiasi uomo che dimorava nel regno. Io fui uno degli unici draghi che con il vostro aiuto riuscì a sconfiggere i membri della mia razza che vollero cancellare il genere umano. Ma il pericolo non si è ancora estinto. C’è un altro drago nel regno che è molto più forte di me e in un occasione riuscii quasi anche ad ucciderlo ma purtroppo non lo vidi più. È stato mio fratello.”
Mentre parlava, la creatura agitava la sua coda intorno alla caverna.
Cavaliere e fabbro, rimasero affascinati da quella storia ma allo stesso tempo temevano il peggio su cosa sarebbero andati incontro.
“Perché ci stai raccontando tutto questo drago?” Chiese James.
“Ancora non riesci a capire cavaliere?” Rispose la creatura in collera sferrando un colpo con la coda ad una stalattite che andò in frantumi su una parete.
“Il tuo sogno che ormai è parte di te da alcuni giorni parla chiaro! Il male sta tornando sulla terra di Alconb e l’unico modo per evitare la distruzione della vostra razza e recuperare quell’artiglio.”
James, fissò il fabbro in cerca di risposte.
“Non c’è tempo per le spiegazioni cavaliere. Dovrete dirigervi al più presto a Turghor. Li troverete tutte le vostre risposte. Sappiate soltanto che se il male si impossesserà di quell’artiglio tutto sarà stato inutile.”
“Adesso andate…sono molto stanco.” Con un sonoro sbuffo, la creatura si dileguò nei più profondi meandri della caverna per non fare più ritorno. Si sentiva solo il rumore delle gocce d’acqua che cadevano dal soffitto e lo sfrigolio del fuoco della torcia ormai quasi spenta.
“Presto, ci dobbiamo muovere. Ti darò tutte le risposte che vorrai durante il viaggio. Presero la via per il ritorno, e uscirono dal tunnel con le tenebre che ormai avvolsero tutto il paesaggio. I cavalli, erano ancora li dove li avevano lasciati e si guardarono intorno mettendo a fuoco la via da percorrere.
... TO BE CONTINUED...
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