racconti » Racconti brevi » Fugace storia di un (dis)amore
Fugace storia di un (dis)amore
L'amore è fatto di standard, non c'è nulla da fare. Infatti dire: "Non sei il mio tipo!", che potrebbe sembrare una frase così banale, è invece la cosa più autentica che potremmo mai dire.
Perché se è vero che non si sceglie di chi innamorarsi, è altrettanto vero che noi ci muoviamo nel senso di ciò che ci piace anche se, magari, solo inconsciamente, e tutto ciò e il suo contrario è valido anche per un discorso, diciamo così, anche solo prettamente sessuale.
Per questo quando G. ha fatto il suo trionfale ingresso nei cessi della stazione di Mobri - direzione pissuar, per andarsi a posizionare proprio vicinissimo a me, io non l'ho subito cagato, perché determinati maschi del suo genere, in genere, non mi dicono sessualmente niente.
Ho pensato tutto ciò ma solo per un attimo perchè subito dopo è scattato in me, nella mia testa, un altro tipo di pensiero, di natura opposta: " Questo qui potrebbe piacere al mio ragazzo!".
Questo pensiero ha cambiato tutto. Questo pensiero mi ha spinto a provarci con G. . Questo perché ero assolutamente ossessionato dal comprendere cosa mai trovasse il mio ragazzo, in ragazzini che in tutto e per tutto sembravano più che altro ragazzine, come questi, come questo, questo G.
Per effettuare questa mia esplorazione, un po' malata, che spaziava un po' tra l'antropologia, la sociologia spiccia e inevitabilmente finocchia, ci siamo chiusi entrambi dentro un bagno.
Lui era leggermente più alto di me (non che ci voglia molto per quello!), magro e femmineo all'inverosimile, i capelli tinti di un biondo giallo, ma anche un po' leggermente ramato, e ben presto ho scoperto che quello che pensavo essere un elegante abbigliamento, era invece la sua divisa di lavoro, nella fattispecie la divisa del "McDonald's".
La prima cosa che questa checca di 20 anni mi ha concesso sono state le sue labbra. E mi sembrava davvero stupido stare lì, nascosti dietro quella porta, per fare solo una cosa del genere, ovvero baciare appasionatamente un ragazzo, soprattutto per "l'interessante" odorino di piscio misto a detergente che il luogo che ci ospitava "offriva".
Le sue labbra erano così morbide e "inedite" per me che non avevo mai posato le mie su un paio così carnose.
Era un modo furioso di baciarsi il nostro simile a quello degli adolescenti appena iniziati ai giochi amorosi.
A dire il vero ad un certo punto G. ha pure cercato di offrirmi il suo culetto, ma a me proprio non andava. Per cui, come se niente fosse, abbiamo continuato a dedicarci alle nostre infantili scaramucce sentimentali.
Però alla fine da qualche parte si viene sempre!
E detto ciò, una volta usciti dai cessi, alla luce del giorno, tutto ha assunto le sembianze di una nuova realtà.
G. mi ha raccontato un po' di sé, della sua vita di piccola checca ventenne che ha lasciato giovanissima la sua terra d'origine, la Sicilia, per trovare con coraggio e orgoglio la propria strada, appunto di checca ventenne, su al nord.
E anche se ho subito pensato che fosse stata una cosa stupida pensare una cosa del genere, ho pensato che quel ragazzo sembrava troppo delicato, pallido e "biondo" per essere siculo.
Come del resto mi è apparso così assurdo che un efebo così fragile fosse riuscito così brillantemente a staccarsi da terra e famiglia, per finire a lavorare a uno dei tanti "Mc Donald's" milanesi, e a vivere in Brianza (oddio questo pare lo facciano anche i mafiosi!).
Dal canto mio, io gli ho raccontato, un po' della mia strana storia con il mio amore, mentre facevamo un pezzo di strada, in treno, assieme. E lui ha commentato: "Ma perchè ti fai questo? Sei così carino?!". E io non capivo, anche perchè, già semicalvo a 22 anni, col naso a proboscide, poco alto per non dire basso e magro all'eccesso, e potrei anche continuare oltre, io non mi sono mai considerato troppo carino. E poi a me pareva così evidente il mio amore verso quello che era il mio ragazzo. Come mi sembrava così evidente il tentativo di flirt da parte di G. . Anche se poi pure lui era già fidanzato, con uno di Lombrecco, anche lui con uno più grande di noi, solo che lui stava con uno che era nella direzione di una nota associazione per i diritti gay della città lacustre. Inutile dire che G. sperava, da buona arrampicatrice sociale paracula, qual era, di lavorare un giorno per tale associazione.
Di me invece non si può certo dire che sia un tipo ambizioso. Sono da sempre troppo disilluso per esserlo. Mi accontento delle piccole sorprese della vita di ogni giorno, quelle non programmate, quelle che valgono di più.
Forse è per questo che quasi senza nemmeno accorgermene mi sono ritrovato a chiedere a G. il suo numero di telefono, anche se poi non l'ho più usato.
Lui è sceso a Lombrecco, e prima di scendere, calorosamente mi ha dato ( come fanno le checche milanesi, da vere pioniere!) tre bacini sulle guance, così che anche il controllore, vedendoci, ha pensato che stessimo flirtando...
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
1 recensioni:
- grazie amico... ricambio!
- Condivido il pensiero di lian99. Ciao e auguri di buon anno.
- io ho fatto e sono tutto questo?... ma guarda che ti sbagli!!! Kmq grazie... di cuore
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0