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Cedesi attività ben avviata località Lapponia
Quando la porta si spalancò, all'interno della piccola sala del pub di Korvatunturi calò il silenzio, nessuno poteva immaginare che a varcare quella soglia fosse proprio lui. Viveva in una casetta in legno poco distante e pochissime persone avevano avuto il privilegio di vederlo in carne ed ossa anche se, la notte del 24 Dicembre, tutti potevano sentire la sua slitta librarsi in volo.
Rimase fermo sull'uscio per scrollarsi di dosso la neve ma, quando vide che tutti gli occhi erano puntati su di lui, la sua voce inondò l'intera stanza - "Beh, che avete da guardare?" - e si diresse verso gli sgabelli vuoti davanti al bancone di legno - "Ciao Joonas, ne è passato di tempo dall'ultima volta; portami una bottiglia di Koskenkorva e, se vuoi favorire, due bicchieri" - non aggiunse altro, prese il necessario dalle tasche e si mise a caricare una pipa.
"Si grazie sto bene ed anche la mia famiglia; sono felice che con il passare del tempo non abbia perso le buone maniere" - Joonas, sarcastico, finì la frase guardando negli occhi il suo vecchio amico - "Eccoti la bottiglia vecchio caprone" - disse versando due bicchieri. Riempiti alzò il suo verso l'alto, Nicolaus lo imitò, i bicchieri suonarono e li svuotarono - "ho già capito, dammi il tempo di cacciarli e ritorno da te, tu intanto non scolarti la bottiglia da solo" - e andò a suonare la campanella di chiusura. Dopo pochi minuti anche l'ultimo avventore aveva salutato, nessuno di loro si stupì di trovare un paio di renne appena fuori la porta.
"Insomma, a cosa devo l'onore?" - Joonas e Nicolaus si conoscevano da più di cinquant'anni, sapeva che il suo amico lasciava la propria casa solo in casi di emergenza.
"Ho deciso, vendo, lo spirito del Natale sta finendo" - quasi gridò Nicolaus cacciando dalla tasca un foglio stropicciato - "leggi questa, mi è appena arrivata. Questa volta non ci ripenso, vendo ai cinesi" - il suo vocione si perdeva nella sala ormai vuota.
Joonas prese il foglio e lesse ad alta voce
Caro Babbo Natale,
voglio i trukki come quelli ke usa la mamma e gli stivali come quelli della mia amiketta Dolores. Mamma dice di dirti anke ke sono stata brava a scuola e a casa, e ke ho fatto sempre i compiti e ke pure se non ci abbiamo il camino, lasciamo la finestra della cucina aperta così puoi entrare da la.
Grazie Penelope.
"Quindi, mica fai il professore nella vita" - proferì Joonas.
Nicolaus, sconfortato, tirò due boccate dalla pipa e, facendo uscire due enormi nuvole di fumo dalle narici, emise un grosso sospiro - "Il problema è che sono tutte così, da tutte le parti del mondo, Italia, Francia o America. Si salvano solo quelle provenienti dalle campagne asiatiche, forse. Chiedono tutti le stesse cose" - fece una piccola pausa, riempì i bicchieri e proseguì senza che Joonas lo potesse interrompere - "nella mia fabbrica ci sono i migliori folletti ingegneri della Terra, alla NASA ci fanno una pippa. Tu pensa che, quando Tim Burton lo venne a sapere, mi chiese la consulenza per sceneggiare la fabbrica di cioccolato, tutto quello che vedi in quel film è copiato da noi, i suoi Umpa Lumpa sono semplicemente i miei folletti. Una volta passavamo tutto l'anno a lavorare; i primi mesi sui progetti più difficili, gli altri per la preparazione dei doni più richiesti. Quanto mi piaceva osservare i miei ragazzi all'opera. Giocattoli di legno, di latta, le prime creazioni elettroniche. Balocchi sempre coloratissimi. Facevamo outsourcing solo del dieci per cento, soprattutto tecnologia, non ho mai pensato di produrre cellulari o computer, sono oggetti freddi e tristi. Oggi invece, dopo soli vent'anni, siamo passati ad un outsourcing dell'ottanta per cento, soprattutto in Cina. E non puoi stare nemmeno tranquillo. Una volta scoprimmo che un fornitore usava vernice di piombo quando aveva assicurato il contrario; mi innervosii così tanto che quando arrivai a portare i regali per i suoi figli feci fare i bisognini delle mie dolcezze dentro il suo comignolo... e pensa che Rudolph aveva anche la cacarella" - e per la prima volta da quando era entrato, anche per merito dei bicchieri scolati, Babbo Natale rise.
Joonas, che nel frattempo si era acceso una sigaretta, fece cenno all'amico di passare al tavolo più vicino alla stufa, la temperatura a quell'ora scendeva sotto lo zero di diversi gradi. Prima di sedersi passò ad affettare del prosciutto e una pezza di formaggio; se non avesse ingerito qualcosa il suo stomaco non avrebbe retto. Poggiati i piatti sul tavolo vide i bicchieri nuovamente pieni e, prima di aprire la bocca per emettere suoni, decise di usarla per ingerire materia prima. Anche Nicolaus sembrava felice all'idea.
"Vecchio mio, ho capito, ma la accendi ogni tanto la televisione? Leggi i giornali? Le persone non riescono a mandare avanti governi, attività lavorative e famiglie, come pretendi siano in grado di educare un bambino in modo pressappoco decente?".
"No che non li leggo i giornali, secondo te passo il tempo a leggere quello che gli altri vogliono che io sappia? Ma, ti ripeto, non è solo una crisi economica, figurati, non ho un'azienda a scopo di lucro. Io vedo una crisi di fantasia, di felicità, di valori, di emozioni" - e pronunciando quelle parole si accalorò nuovamente, ricaricò i bicchieri e mentre riaccendeva la pipa esplose - "questa globalizzazione culturale ci sta uccidendo, io non ce l'ho con le mode o con qualsiasi altra forma di condizionamento, queste cose sono sempre esistite. Ma almeno, prima, ogni paese aveva le sue influenze. Con i miei ingegneri avevamo diviso le batterie di produzione per nazioni, questo perché in ogni paese c'era una certa tradizione, era forte una certa moda o c'era un certo folklore. Invece ora non c'è più una divisione per paese, tutti i marchi sono mondiali, tutti i bambini sono bombardati dallo stesso messaggio e i genitori sono troppo occupati a pensare a loro stessi o troppo occupati a pensare a fare soldi per passare del tempo a dare una buona educazione ai propri figli. Io posso essere anche un vecchio caprone Joonas, ma sono certo quando ti dico che a questi bambini stanno annientando la fantasia; non li stanno impoverendo, li stanno ingrigendo" - l'ultima frase la pronunciò quasi senza forze, con un tono di voce bassissimo. Si appoggiò allo schienale della sedia e passò i successivi minuti a terminare la pipa caricata poco prima.
Joonas svuotò quello che era rimasto della bottiglia e si accese un'altra sigaretta - "Meno male che vieni a trovarmi una volta ogni lustro, sarei morto di cirrosi epatica se aumentassi la frequenza delle tue visite" - e sorrisero entrambi - "Nicolaus, io ti capisco, ma tutti si lamentano del proprio lavoro, per un motivo o per un altro. Vuoi che cominci io? Lamentarsi non risolve i problemi e ti fa dimenticare il lato bello delle cose. Sono convinto di quello che mi stai dicendo, ma sono sicuro che tra le milioni di lettere ricevute ne avrai trovate di bellissime, come ogni anno" - alzò il bicchiere sopra le loro teste guardando l'amico negli occhi e bevve d'un fiato mentre vedeva l'amico prendere la giacca e tirare fuori timidamente un pezzo di carta - "Hai ragione Joonas, come sempre, questa è la mia preferita di quest'anno, è di una bambina Francese"
Caro Babbo Natale
sono Nathalie e ho 9 anni. Vorrei che tu mi portassi tanti colori, così potrei colorare tutto il mondo.
Joonas sorrise e si alzò senza dire nulla. In silenzio raccolse quanto c'era sul tavolo e si diresse verso la cucina; per quanto il suo viso non lo tradisse, il suo camminare dimostrava tutti i bicchieri bevuti. Tornò dopo cinque minuti, trovò Nicolaus in piedi davanti la porta, le gote rosse come in ogni sua cartolina, questa volta non per il freddo.
"Joonas vado, grazie per lo sfogo" - abbracciò l'amico e aprì la porta.
"Aspetta idiota, questo è per te" - e gli porse un piccolo pacco - "auguri Babbo Natale" - disse sorridendo.
La sorpresa sul volto di Nicolaus aumentò quando scoprì il suo contenuto, un camioncino di legno, lo ricordava. Con gli occhi lucidi sussurrò - "Joonas, perché lo dai a me?".
"Questo è il primo regalo trovato sotto l'albero di cui ho memoria, lo guardo ogni volta che qualcosa mi rovina l'umore, il ricordo della gioia provata quella mattina scartandolo, mi aiuta a ritrovare il sorriso, prendilo. Ogni volta che ti verrà in mente di vendere guardalo e ricorda che quello che vedrai non è un giocattolo, ma un momento di gioia donato. Quest'anno non sarà passato in vano se solo uno dei tuoi bambini proverà la gioia che provai io allora, anche se fosse solo Nathalie ne sarà valsa la pena" - e senza aggiungere altro abbracciò il suo amico e lo spinse verso l'uscita - "ah, e non farti fermare dalla Polizia, la guida in stato di ebrezza è punibile anche sulle renne e non credo sia opportuno farsi ritirare la patente pochi giorni prima di Natale" - e ridendo chiuse la porta.
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- Grazie! Mi ha fatto sorridere nel tempo di crisi pre-natalizie!!!
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