La barca procede veloce come se l'aria cerchi di sollevarne la chiglia per trasformare in volo il suo navigare.
Ai lati corrono veloci foreste così folte e così antiche che, forse, non hanno mai conosciuto l'uomo.
Il cielo svuota su di noi la propria angoscia, nel tentativo di restituire al fiume l'acqua che già gli appartenne.
Fuori cresce la notte, le cui avanguardie vedemmo quando lasciammo le nostre case, mentre l'oscurità avanza nei nostri cuori, in un crepuscolo di ricordi e nell'attesa di aurore sconosciute.
Fuochi ardono sulle rive. Le acque corrono veloci, scogli irti e taglienti assaggiano il fondo del battello, un vento di burrasca si alza d'improvviso e ci ostacola la navigazione.
Un gorgo ci cattura, vorticosamente iniziamo la discesa verso il fondo, da dove proviene l'urlo possente di quel mostro sovrumano. Le grida si fondono in un'unica angosciante invocazione, gli sguardi cercano l'ultimo lembo di cielo ancora visibile.
L'anima, inquieta, tace.