racconti » Racconti amore » Il Gabbiano non vola più
Il Gabbiano non vola più
Aeroporto di Fiumicino.
L'altoparlante annuncia
< Il volo az 647, diretto a New York, con orario di partenza previsto per le ore 10, 35. Partirà alle ore 14, 05...>
Serena e Laura si guardano perplesse.
Serena poggia lo zaino sulla panca. Si siede.
< Laura, dobbiamo pazientare >
Dice all'amica cercando di tranquillizzarla.
Le due ragazze dirette a New York sono impazienti perché per loro è il primo viaggio oltreoceano.
Seduto, Di fronte a loro c'è un signore sulla cinquantina. Ha un'aria distinta nonostante l'abbigliamento logoro.
Indossa un paltò grigio, sciarpa a righe viola e bianche, cappello classico Borsalino e dei sandali che rendono evidenti piedi sudici.
L'uomo sfoglia il giornale e nel frattempo osserva le ragazze.
Laura è elettrica
< Non vedo l'ora di salire sull'aereo. Sono eccitata. Finalmente Andrò a New York, lo sogno da sempre...>
L'uomo poggia il giornale sul trolley che ha di fianco.
< Scusate se m'intrometto>
Esordisce con tono educato
< Ho sentito che siete in partenza per New York>
< Sì... Perché?>
Risponde Serena
Lui sospira e ribatte
< Ho vissuto molti anni a New York. Quanti ricordi...>
Inizia così a raccontare degli anni passati nella "grande mela".
Parla dei suoi affari, del grande amore per una ballerina di un night club. Parla senza fermarsi un attimo.
Le due ragazze lo ascoltano con attenzione, rapite dal suo modo di narrare. Restano catturate dai suoi racconti, senza interromperlo e senza fare domande.
All'improvviso l'uomo si alza di scatto.
< Mi dispiace ragazze. Ora devo andare. Vi auguro una bella vacanza. Avete da darmi una sigaretta?>
Laura gli porge un pacchetto quasi pieno
< Le tenga. E grazie per la compagnia>
Infila il pacchetto in tasca e frettolosamente va via.
Serena e Laura prendono gli zaini e si dirigono alla toilette. Serena un po' perplessa dice all'amica
< Secondo te son vere le storie che ha raccontato? O è solo un folle?>
Si guardano scambiandosi un sorriso e Laura le risponde
< Comunque sia è stato un piacere ascoltarlo, e poi credo che la sua unica follia sia di vivere da accattone... avrà le sue ragioni!>
L'uomo va al bar.
Chiede un caffè macchiato. Il barista glielo prepara
< Bello schiumoso come piace a te. Ehi Gabbiano oggi te lo offro io!>
Lui sorseggia il caffè.
< Grazie Diego. Ci vediamo dopo. Ora devo andare. È in arrivo l'aereo dal Brasile>
Trascina il trolley e si dirige all'uscita tre.
Lui dal personale dell'aeroporto è conosciuto come il Gabbiano.
Nessuno sa il suo nome e la sua età. Nessuno conosce la sua storia. Il Gabbiano vive da anni all'interno dell'aeroporto.
Arriva solo fuori l'uscita per fumare, ma non va mai oltre. Tutti lo aiutano. Gli offrono un caffè, un panino, una sigaretta.
All'uscita tre si avvicina a un signore anziano, che sta lì in attesa.
< Sto' aspettando mio figlio. È tanto che sognava di andare in Brasile. Questo viaggio è stato il mio regalo di laurea>
Dice all'uomo, che prontamente gli risponde.
< Invece io sto' aspettando la mia ragazza. L'ho conosciuta quando sono andato in vacanza e ora viene lei da me. È giovane e bella. Mi fa impazzire>
Il Gabbiano lo guarda e stizzito gli risponde.
< Lei mio caro, fa' parte di quella categoria di uomini che vogliono sentirsi eternamente giovani, tenendo imprigionate col vile denaro fanciulle sventurate della vita che si vendono per un pasto caldo. Io disdegno tutto ciò!>
Si allontana lasciando l'uomo sbigottito.
Il Gabbiano trascorre le sue giornate tra le migliaia di persone che si alternano nell'aeroporto.
Di solito siede nell'area d'attesa e racconta ogni volta all'interlocutore di turno dei favolosi viaggi fatti in ogni parte del mondo.
Nei suoi racconti a volte è un uomo d'affari, a volte un pilota. Ogni volta intrattiene i suoi interlocutori con storie che si avvicinano molto alla realtà.
Fantasiose storie costruite su reali testimonianze raccolte in questi anni vissuti in aeroporto.
All'alba, prima che l'aeroporto inizi a popolarsi, si reca alla toilette. E poi per tutto il giorno si mescola tra i passeggeri.
Trascina, senza separarsene mai il suo vecchio trolley. Raccoglie oggetti e indumenti dimenticati dai più sbadati. Non chiede mai soldi ma sigarette o giornali.
A notte fonda, quando l'aeroporto è semi deserto, toglie dal trolley una coperta e si sdraia su di una panca. Tanti altri, come lui, dormono lì. Riempiono tutte le panche. E quando non si trovano più posti, si coricano a terra, sopra le coperte o su cartoni. Difficilmente fanno amicizia tra loro. Non hanno nulla da dirsi. Nulla da darsi e nulla da chiedersi. Sono donne e uomini che celano nei loro occhi smarriti la loro storia.
< Buongiorno comandante!>
Il Gabbiano saluta Giorgio, un giovane comandante di ritorno da Miami.
< Ciao Gabbiano! Come stai? Ti ho portato una t-shirt>
Contento come un bambino, la guarda. La gira e legge con attenzione ciò che vi è stampato sopra.
< Grazie comandante. Cosa mi racconta di Miami? Mi manca qualche storia di Miami!>
Giorgio lo porta al bar.
Gli racconta della sua permanenza a Miami.
Il Gabbiano prende appunti. Lo fa' da sempre. Ha trascritto ogni racconto su quello che lui chiama "diario di bordo". Ci sono tutti i racconti di Giorgio e di tante altre persone conosciute in questi anni.
Giorgio a un tentativo di persuaderlo a cambiare stile di vita, si sente rispondere
< Io sono il Gabbiano. Questo è il mio habitat. Il mio rifugio. Non posso volare ormai ho perso le ali!>
È pomeriggio. Il Gabbiano è seduto.
Osserva i passeggeri che sono in attesa. Di fronte siede una giovane donna. Bionda e riccia. La fissa intensamente.
Si rattrista.
Dalla tasca interna del paltò estrae una foto sgualcita. La guarda. I suoi occhi si riempiono di lacrime. Nella foto un volto di donna, identica alla persona che gli sta di fronte.
Accarezza la foto.
La ripone in tasca. Continua a fissare quella donna, che si accorge dell'insistenza del suo guardare. Così si alza e va via.
Lui la segue con lo sguardo.
Sconvolto da quella visione. Comincia a vagare per l'aeroporto, in uno stato confusionale.
< Ehi Gabbiano! Sembra hai visto un fantasma>
Gli dice Diego. Bloccandolo da un braccio.
Lui si ferma
< Ho visto un angelo. Il mio angelo. Per un po' ho creduto che finalmente fosse riuscita a scendere dal suo volo... e invece...>
Un giorno, il Gabbiano tra i tanti passeggeri distratti, incrocia lo sguardo di un uomo, che è in compagnia di un ragazzo.
S'incupisce.
Tenta di evitarlo, però quell'uomo lo segue.
Sente una voce dietro di lui.
< Sandro... Sandro... aspetta!>
Il Gabbiano affretta il passo. L'uomo lo rincorre e gli si piazza davanti.
< Sandro, ti ricordi di me? Sono Alberto... il tuo collega...>
Il Gabbiano lo sposta infastidito
< Io non la conosco. Io non sono Sandro o chi crede lei. Mi lasci in pace!>
Alberto, non curante delle sue parole continua a stargli dietro.
Il Gabbiano si volta adirato e urla.
< Io sono il Gabbiano. Solo il Gabbiano. Se ne vada>
Alberto si ferma.
Lo raggiunge il ragazzo che era con lui.
< Ehi papà! Chi è quell'uomo. Perché gli sei andato dietro?>
Alberto poggia la mano sulla spalla del figlio. Tace per un po'.
< Tommaso, mi sembra di aver riconosciuto in quella persona Sandro un mio ex collega d'azienda>
Tommaso preoccupato chiede
< Perché la cosa ti turba in questo modo?>
Alberto inizia a raccontare di Sandro.
Un suo collega che aveva ottenuto una promozione nella sede centrale di Roma.
< Sandro era al settimo cielo. Era un grande professionista e aspettava da anni quella promozione. Aveva una bellissima moglie francese, Evelyn, che a breve gli avrebbe regalato un figlio. Tutto era perfetto. Sandro era l'uomo più felice del mondo. Fino a quando quel maledetto giorno in cui la sua amata Evelyn lo stava raggiungendo a Roma...>
Alberto si commuove. Con voce smorzata continua
< Quel maledetto giorno. L'aereo non arrivò a destinazione. Si schiantò. Morirono tutti i passeggeri e alcuni corpi non furono mai ritrovati. Tra i quali il corpo della sua donna che in grembo aveva il frutto del loro amore>
< Papà, perché credi che quel barbone sia Sandro. Se lavora per un'azienda importante come può essere ridotto così?>
< Perché lui non tornò più a lavorare. Nessuno dopo quel giorno ebbe sue notizie. Nessuno seppe, dove fosse andato>
Alberto malinconico aggiunge
< Ora ho capito! Lui è sempre rimasto qui. Quasi a voler aspettare con ostinazione un aereo che non atterrerà mai.>
< Sei sicuro sia lui?>
Chiede il figlio
< Ne sono certo. È Sandro>
Piange.
Abbraccia Tommaso e si avviano all'uscita.
L'incontro con quell'uomo provoca un forte turbamento nel Gabbiano.
Siede su una panca. Intorno a lui sparisce tutto.
Cala il silenzio.
Nella sua mente inizia un frenetico susseguirsi d'immagini.
Prepotentemente, riaffiora un passato sepolto. E come se quell'incontro avesse risvegliato in lui una memoria offuscata dalla tragedia che portò via ogni suo sogno, cancellando il passato.
Rivede quel che era.
Un uomo appagato dal lavoro. Sereno e innamorato della sua dolce Evelyn. Bella Evelyn. Di una bellezza angelica, arricchita dalla dolce attesa.
Sente la sua voce.
< Sono contenta per la promozione. È tanto che l'aspettavi amore mio>
Sorride e lo abbraccia caldamente
< Ho solo un po' di timore a dover ricominciare daccapo, in altro posto. Qui mi trovo bene. E poi col lavoro che fai già, ci possiamo permettere ogni cosa>
< Mia Cara Evelyn! Non è questione di denaro. La mia è ambizione. Solo pura ambizione. A Roma avrò un ruolo importante. Non sarò uno dei tanti. Sarò il capo. Ho avuto il riconoscimento che meritavo. Tu devi esserne fiera>
Trema il Gabbiano. Brividi intensi e graffianti attraversano il suo corpo.
Spossato dai ricordi, prende la coperta dal trolley. Si avvolge in essa. Quasi a voler sparire.
< Ho paura. Sarà perché sono incinta ma questa volta, ho paura a prendere l'aereo>
Gli dice preoccupata Evelyn al telefono.
< Su' amore mio! Pensa che mi stai raggiungendo. Da domani saremo sempre insieme. E con i soldi che avrai da spendere, dimenticherai subito tutto. Non fare la bambina, su' dai!>
Prende la foto dalla tasca. Si dispera.
Piange a dirotto, come non era mai riuscito a fare.
< Non ti ha ucciso lo schianto dell'aereo. Ti ha ucciso il mio egoismo! Il mio egoismo! Il mio egoismo!>>
Continua a ripeterlo come una nenia. Si addormenta.
Si sveglia. Ripone la coperta nel trolley.
Va al bar. Beve un caffè.
Chiede una sigaretta a un passante. Arriva all'uscita. Fuma. Alza gli occhi al cielo.
" Un giorno ti raggiungerò amore mio. Insieme completeremo il volo".
Entra.
Si confonde tra il via vai della gente.
Siede accanto a una signora.
La donna sta leggendo una rivista, poi volge lo sguardo sull'orologio ed esclama all'uomo, che è con lei.
< Giulio! Dobbiamo andare>
Il Gabbiano prontamente le chiede
< Mi scusi gentile signora. Potrebbe per cortesia lasciarmi il suo giornale. Ho un dolore al piede. Volevo comprarlo, ma fatico ad arrivare all'edicola>
La signora lo osserva.
Poi guarda il marito, che annuisce con la testa.
< Tenga pure! Tanto ne ho un altro>
< La ringrazio! E buon viaggio>
Legge la rivista. Cerca di distrarsi. Continua, però a pensare all'incontro con Alberto. " Forse è giunto il momento che il Gabbiano riprenda il suo volo".
A un tratto la sua attenzione va a una ragazza che piange, ferma in un angolo.
Una ragazza dall'aspetto pulito. È attirato da quel viso dolce in lacrime. Si avvicina e le domanda
< Problemi di cuore?>
La ragazza lo esamina un po' infastidita.
Senza rispondere si gira dall'altra parte.
< Va bene... va bene! Me ne vado >
Il Gabbiano sta per andare via, la ragazza lo blocca dicendo con voce singhiozzante
< Problemi di lavoro >
< Come ti chiami cara?>
<Mi chiamo Sonia>
Lui le fa cenno di sedersi.
< Dimmi Sonia cosa ti è successo di così terribile da farti piangere?>
< Scrivo racconti e romanzi. Sono venuta fino a Roma per l'ennesimo colloquio. E per l'ennesima volta mi è stato detto che i miei lavori non sono interessanti. Le storie non sono coinvolgenti. Eppure io ci metto il cuore quando scrivo... ho pure studiato... e...>
< Mia cara, sei così giovane! Scrivere storie che possono coinvolgere, vuol dire raccontare ciò che sono le esperienze nel corso della vita per ognuno di noi. Bisogna attingere a storie di vita vera. Plasmare la realtà con la fantasia renderà uniche e originali, storie comuni a tanti>
< Lei sembra una persona che avrebbe tanto da raccontare. Lei cosa mi consiglia di fare. Crede che forse dovrei lasciar stare?>
Lui affettuosamente le prende la mano.
< Oggi per me è un giorno speciale. Oggi ho avuto un incontro col passato e uno col futuro. Un incontro ha risvegliato in me il ricordo sommerso dal dolore e dai rimorsi e l'altro è l'epilogo di questi anni trascorsi da gabbiano ferito>
Apre il trolley.
Prende il suo "diario di bordo".
< Qui troverai tante storie affascinanti. Mettici la tua creatività e ne farai dei capolavori>
Sonia prende il quaderno. Lo sfoglia.
< Tutto ciò è meraviglioso. Mi sembra di aver trovato un tesoro. Perché lo da' proprio a me?>
< Tu sei capitata nel giorno in cui il Gabbiano ha capito, che anche se fa' male, deve tornare alla realtà, e non nascondersi tra migliaia di persone>
Sonia gli da' un bacio sulla guancia.
A lui scende sul viso una lacrima che blocca con la mano.
Sospira forte. Con tono deciso.
< Ora ti racconterò una storia che non troverai sul "diario di bordo">
Le porge la penna.
<Sonia insieme troveremo il finale>
Si mette con le braccia conserte e comincia a raccontare.
< Sandro ambizioso oltre ogni misura viveva esclusivamente per il lavoro. La sua più grande aspirazione era...>
Sandro dopo aver raccontato la sua storia a Sonia, si avvia all'uscita.
Il Gabbiano è pronto a riprendere il volo nella realtà.
Alessandra Perziano
@diritti riservati
1234567
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Anonimo il 28/12/2013 15:40
Il commento anonimo è di Colosio Giacomo.
Anonimo il 28/12/2013 15:39
Il commento anonimo è di Colosio Giacomo.
Anonimo il 28/12/2013 15:39
bene, allora devo dire che il rcconto ha un contenuto veramente buono... c'è da sistemare parecchio, però, sia come impaginazione che punteggiatura... e tante altre cose. A mio avviso tu hai l'impostazione della poetessa e non della narratrice... però se vuoi ne parliamo. ciaociao
- Si Giacomo sono di Crotone e ho scritto "occhi di farfalle"... ciao
Anonimo il 28/12/2013 13:08
Una domanda: hai scritto occhi di farfalla?... sei di Crotone?... ciaociao
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0