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Verità ritrovate cap. 2
VERITA RITROVATE
CAPITOLO 2
La notte nella città di Lander, trascorse tranquilla tranne qualche rissa tra ladri e ubriachi ma ormai i cittadini non ne fecero caso tanto abituati a certe insolite situazioni. Il sole, stava tingendo il celo di un azzurro pallido e i primi cittadini cominciarono a uscire di casa per sbrigare le proprie faccende. Fu un caso che una delle guardie di ronda, intravide la porta di una casa aperta e si avvicinò per assicurarsi che non vi fosse nulla di strano. Mesi fa, una delegazione del re aveva ordinato a tutti i cittadini di barricarsi nelle proprie abitazioni durante la notte per debellare i furti che fino ad allora aumentarono con l’immigrazione di forestieri. Per questo motivo, la ronda si era insospettita ed era entrato all’interno dell’abitazione chiamando ripetutamente gli occupanti. La scena che gli si presentò davanti, fu raccapricciante. Gli abitanti della casa, erano riversi sul pavimento…erano stati uccisi tutti.
“Presto capitano…Venite!” Urlò la guardia scorgendo Ronhald che stava fissando il vuoto a poca distanza. Il capitano accorse subito e verificò con i suoi stessi occhi cosa fosse successo.
“Raduna tutte le guardie. Fai sbarrare le porte, nessuno deve uscire dalla città, capito?!” Ordinò accovacciandosi sui cadaveri.
“Sissignore!”
“Chi sarà mai stato!” Pensò il capitano intuendo che non era stato un semplice ladro a compiere quel gesto altrimenti la casa sarebbe stata scoperchiata in cerca di ricchezze.
“Ma questa, è la casa di James!” Sussurrò tra se.
“Conoscete un ragazzo di nome James?” Ricordò le parole del capo dei forestieri. E subito volle verificare se il cavaliere venuto il giorno prima sapesse qualcosa dell’accaduto. Si radunarono tutti nella piazza della cittadina. Vi era anche il barone e tutte le guardie che in quel momento si trovavano nelle vicinanze. Vi fu un grande clamore tra i presenti e alcune guardie dovettero usare la forza per calmare i cittadini. Ronhald, intravide il capo dell’esercito in visita che stava parlando sotto voce con uno dei suoi uomini e per un attimo i loro occhi si incrociarono. Era come se entrambe avessero capito cosa stesse accadendo. Il capitano, si staccò dalle sue guardie per dirigersi dal barone e spiegare come si erano svolti i fatti.
“Non mi fido di quel forestiero signore!” Ammise Ronhald.
“Neanch’io, ma non possiamo fare nulla. Aspettiamo che il messaggero ritorni con notizie buone.” Rispose il barone stringendo il pugno.
“Siamo troppo deboli, e non voglio che per un nostro sbaglio ci vadano di mezzo dei civili.”
“Come volete Signore!”
“Comunque, secondo i miei calcoli il soldato dovrebbe fare ritorno tra qualche ora.” Disse Ronhald voltando lo sguardo verso i suoi uomini. In risposta il barone fece un cenno d’assenso.
La via per Turghor, era impervia ma priva di pericoli. Il fabbro e James, cavalcarono per tutta la notte guadagnandosi un bel tratto di pianura. Voltarono le pareti rocciose per dirigersi verso nord dove cominciarono le buie foreste di Ebourn. In prossimità di esse, rallentarono i cavalli e si promisero che da li a poco si sarebbero fermati a fare una sosta e a far abbeverare i cavalli.
“Cos’ha di tanto importante questo artiglio?” Chiese James.
“Vedo che il tuo cuore brama di conoscenza mio giovane cavaliere!” Un leggero sorriso apparve sul viso di Aron dopo tanto tempo.
“Devi sapere, che la creatura che abbiamo incontrato fu maledetta durante la guerra dei draghi.” Cominciò a raccontare Aron sollevando lo sguardo all’orizzonte.
“Grazie all’inganno di un uomo e il suo drago fedele, fu rinchiuso con la magia per l’eternità all’interno della montagna che tu hai visto con i tuoi stessi occhi.”
“Continua!” Incalzò James.
“L’unico scopo che si era prefisso il mago, era dominare tutti gli elementi della terra…compresa la razza umana e si servì del drago per il suo oscuro obbiettivo.” Continuò il fabbro mentre mise a fuoco un punto all’orizzonte.”
Ancora poche ore di viaggio, e sarebbero giunti al centro delle foreste di Ebourn.
“Il drago che si era alleato con il mago, era il fratello di Boroar…la creatura imprigionata nella montagna. Ma l’inganno dell’incantatore, fece credere al drago che la razza umana era stata la causa dello sterminio di centinaia di membri della sua razza.”
“Ecco, siamo vicini!” Aggiunse indicando la foresta con un dito. Il cavaliere, seguì con gli occhi la direzione indicata da Aron per poi soffermarsi sul racconto.
“E poi che successe?”
I cavalli, erano quasi stremati dal lungo viaggio e cominciarono a rallentare agitando la testa e sbuffando.
“Va bene, ci fermeremo qui per adesso. Turghor, non è lontana.” Scesero da cavallo e li legarono a due ceppi non lontano. Si sedettero su una radura circondata da alcuni frassini e ispezionarono intorno assicurandosi che non vi fossero pericoli. La giornata, era soleggiata anche se faceva ancora freddo. La vegetazione della foresta, era piuttosto intricata e per questa ragione all’interno di essa da anni non si incontrava anima viva. Consumarono poche razioni di cibo e si dissetarono con dell’acqua di un ruscello che scorreva a poca distanza.
“Il fratello del drago quindi è morto?” Chiese James ripensando al racconto. Il fabbro, si asciugò la bocca con la manica della camicia e vagò con lo sguardo tra le cime degli alberi.
“Nessuno lo sa più!”
“I cavalieri del nord, assicurarono che la creatura fosse morta in uno scontro all’interno delle loro terre. Ma non ci fu mai stata prova di questo. Prima della presunta morte del drago, i due fratelli si scontrarono in un combattimento mortale e con l’aiuto del suo padrone Duraeg rinchiuse Boroar magicamente nei più profondi meandri della montagna.” James, cominciò a capire.
“Per fartela breve, finche il mago sarà in vita la razza umana corre un grave pericolo. Dobbiamo dirigerci a Turghor per assicurarci con i nostri occhi dove si sia nascosto il mago e riferirne l’ubicazione a re Corion.” Il fabbro, improvvisamente si portò un dito alle labbra per far stare in silenzio il compagno.
“Stai in silenzio!” Gli sussurrò fissando la cima di un frassino. Sfilò il suo pugnale dalla cinta e lo lanciò tra alcuni rami. Si udì un urlo e un corpo cadde tra la vegetazione.
“Cosa diavolo…!” Grugnì James sfoderando la spada. Dalla vegetazione circostante, sbucarono tre cavalieri che si avventarono contro James. Avendo sempre avuto i riflessi pronti, il cavaliere si sbarazzò di due di essi con pochi colpi.
“Attento Aron!” Urlò il cavaliere. L’ultimo uomo, cercò di colpire il fabbro ma invano visto che Aron lo aveva disarmato con il suo bastone da passeggio. In pochi istanti, il cavaliere si ritrovò tra le gambe di James.
“Dimmi…chi siete?” Urlò James con la spada puntata alla gola dell’uomo. Il suo viso era pieno di collera.
“Non andrete tanto lontano!” Disse il cavaliere a terra con un ghigno stampato in viso. Dopo alcuni istanti, una freccia lo colpì in pieno petto e i due compagni si scansarono per non fare la stessa fine.
“Da dove diavolo veniva?” Chiese James vagando con lo sguardo tra la vegetazione.
“Dobbiamo muoverci. Non resta molto tempo.” Incalzò il fabbro dirigendosi verso i cavalli. Ripresero il viaggio prendendo un piccolo sentiero battuto che si dirigeva verso nord. La via, era sgombra e la vegetazione cominciava a diminuire per far posto ad un immensa radura pianeggiante.
“Chi erano?” Chiese il cavaliere.
“Sicari venuti per eliminarci. Non so perché, ma qualcuno ci ha tradito. La nostra ubicazione non doveva essere a conoscenza di nessuno!”
“Abbiamo bisogno di rinforzi. Non possiamo farcela da soli.” Aggiunse il fabbro.
Intanto, nella città di Lander c’era attesa per il ritorno del messaggero mandato dal barone. Trascorsero alcune ore e il cavaliere non si vedeva ancora.
“Deve essere sicuramente successo qualcosa!” Azzardò il capitano.
“Pazientate Ronhald, vedrete che non sarà accaduto nulla.”
La campana della chiesa, cominciò a suonare ininterrottamente. Il segnale del ritorno del messaggero, fece sollevare l’umore ai cittadini che erano tutti radunati nella piazza centrale.
“Ma che diavolo succede?” Si infuriò il capo dei forestieri. Si diresse a gambe levate in direzione delle porte sbarrate che dividevano la città dal mondo esterno e quando le guardie aprirono i cancelli, la scena che gli si presentò davanti fu per lui un fulmine a celo aperto.
“Maledetti, ci hanno traditi!” Disse sfoderando la spada.
“Presto uomini, prendete i cavalli e usciamo da qui.” Ordinò il cavaliere ai suoi uomini sparpagliati lungo le vie della città. Un imponente esercito, si stava dirigendo al galoppo in direzione della città di Lander. Il messaggero aveva informato re Corion dell’imboscata che ebbero avuto e di conseguenza il regnante aveva radunato tutti i suoi capitani per liberare la città dal nemico. Pochi istanti dopo, i due schieramenti si scontrarono nelle pianure esterne della cittadina. Fu una lunga e cruenta battaglia dove ci furono numerose perdite da ambedue le parti ma alla fine sopravvisse l’esercito di re Corion. I pochi sopravvissuti alla battaglia, furono trasportati nelle uniche capanne adibite a curare i feriti. Re Corion, il barone e i capitani si radunarono negli alloggi del barone per discutere dell’accaduto. Il sovrano, in quel momento era molto turbato. Da anni nel suo regno non si erano mai presentate minacce di quel portamento.
“Signori, non c’è ombra di dubbio che dobbiamo radunare i nostri eserciti in difesa delle città del regno!” Disse re Corion alzandosi dal tavolo.
“Scusate se mi permetto signore!” Azzardò il barone rivolgendosi a Corion.
“L’esercito, è stato sconfitto con grandi perdite da parte dei nostri uomini. L’esercito dei forestieri ormai non può più nuocere. Non vedo il motivo per rafforzare le nostre difese.”
“E chi mi dice che non sia solo una rappresaglia. Barone, quegli uomini sapevano il fatto loro. Erano ben armati e addestrati. Non so ancora chi è che capeggia questi eserciti ma non voglio starmene in ozio aspettando che scorra altro sangue.” Rispose Il re assumendo un espressione grave.
“Setacciate ogni centimetro del regno. Scovate ogni uomo che trama contro di me e annientateli senza alcuna pietà.” Le parole di re Corion, echeggiarono in tutta la stanza. I capitani, uscirono dagli alloggi senza attendere oltre, e dopo qualche minuto il sovrano si rivolse al barone.
“Che cosa cercavano di così tanto importante?”
“Non ne sono a conoscenza mio signore. Ma oggi e accaduto un fatto inspiegabile.” Rispose il barone fissando il vuoto fuori da una delle finestre.
“Avanti, ti ascolto!”
“Stanotte, un’intera famiglia è stata sterminata da qualcuno. Il capitano Ronhald, mi è venuto ad informare che il capo di quei forestieri era in cerca di un ragazzo…e non si seppe spiegare per quale motivo. La famiglia trucidata erano i parenti di quel ragazzo.” Aggiunse. Re Corion, si premette la fronte con le mani. Voleva assolutamente risolvere quella faccenda il più presto possibile.
“Mio signore, cosa intendete fare?” Chiese il barone.
“Dove si trova in questo momento il ragazzo?”
“E in viaggio con il fabbro della città, ma non sono a conoscenza del motivo dell’assenza!”
“Ci sono molte cose che non mi quadrano!” Aggiunse re Corion digrignando i denti.
“Raduna tutti gli uomini…ritorniamo al castello. Parte dell’esercito, dovrà risiedere qui in difesa della città. Qualcosa mi dice che avremo altre visite!” Concluse Corion dirigendosi verso le porte di Lander. Il re seguito da alcune guardie a cavallo, tornarono al castello mentre il grosso dell’esercito, restò a protezione della città.
Se vuoi, riposati pure. Starò io di guardia.” Disse il fabbro a James mentre raccoglieva alcune erbe in giro per la foresta.
“Più tardi. Non riesco a prendere sonno adesso.” Rispose James gettando dei sassolini nel ruscello che scorreva a poca distanza. Aron, intuendo il suo umore si avvicinò al guerriero senza farsi sentire. Gli sedette di fianco e gli appoggiò una mano sulla spalla.
“Ti capisco amico mio, sei confuso. Tu sei all’oscuro di tutto su questa faccenda ma credimi…è meglio così.”
“Chi è dobbiamo andare a prendere?” Chiese il guerriero sdraiandosi sull’erba.
“Un uomo…un mago!” sussurrò il fabbro.
“Anni fa, è stato cacciato ingiustamente dalla sua terra e nessuno ne ha più notizie.”
“Dobbiamo attraversare la foresta e dirigerci a Turghor. Li, ci sarà re Corion che ci spiegherà tutto.” James, ascoltava in silenzio. Sul suo sguardo perso nel vuoto cominciavano a delinearsi le prime rughe. Si sentiva solo il vento che frusciava tra la moltitudine di alberi e cantico degli uccelli che svolazzavano da una cima a l’altra.
“Non riesco a prendere sonno!” Ruppe il silenzio James alzandosi di scatto da terra.
“Forse è meglio che andiamo!” Aggiunse fissando Aron.
“Ok, meglio così!”
“Attraversando la foresta, è probabile che incontriamo gli elfi. Forse loro ci daranno una mano. Ecco perché non abbiamo attraversato le montagne per dirigerci verso Turghor.” Disse rivelando al guerriero le sue intenzioni. Salirono tutti e due sui cavalli, e cavalcarono tra il fitto della foresta vagando con lo sguardo tra gli alberi. La giornata, si stava facendo piuttosto gelida con il passare del tempo. Gli alberi spogli, oscillavano sbattuti dal vento e ogni tanto si udiva lo scricchiolio dei rami secchi che si accasciavano al suolo. Passarono alcuni minuti di viaggio, che Aron bloccò il cavallo. James, non se ne accorse e proseguì non tenendo conto del suo compagno. Un flebile fischio, si udì tra la vegetazione e il guerriero si blocco voltando la testa di scatto.
“Scendi da cavallo presto!” Gli consigliò Aron saltando giù dal suo animale. James, lo imitò chiedendosi cosa stesse accadendo. Dal folto della vegetazione, uscirono due ombre che il cavaliere non riuscì a distinguere. Erano più alte rispetto a lui e avanzavano minacciose verso di loro brandendo degli archi.
“Vi chiedo di andarvene dalla foresta. Non vogliamo condividere la vostra ricerca ma se non ve ne andate saremo costretti ad abbattervi.” Le due figure, man mano che avanzavano rivelarono la loro natura. I due elfi, non persero neanche per un momento la posizione dei due compagni e li tennero a tiro per tutto il tempo.
“Vi prego, non vogliamo profanare la vostra foresta. Siamo qui per una valida questione e chiedo la presenza di Alarmist.” Disse il nano inginocchiandosi. I due elfi, si scambiarono occhiate dubbiose e alla fine abbassarono gli archi. James e il fabbro, per convincerli che non erano venuti per ragioni ostili sfilarono le proprie armi e le allungarono verso gli elfi in segno di pace.
“Alarmist, è un uomo molto impegnato. Non penso che darà ascolto agli uomini e tanto meno ai nani.” Disse uno degli elfi prendendo in custodia le armi di Aron e James. Il fabbro, amareggiato per l’offesa che l’elfo gli reco un istante prima stette impassibile senza far intravedere nessuna emozione e dopo alcuni attimi uscì un terzo elfo dalla vegetazione.
“Murial, Halarndal lasciateli passare. Il tempo delle ostilità tra razze è finito.” Disse l’elfo fissando negli occhi i suoi due compagni. In risposta i due elfi si inginocchiarono.
“Venite amici. Vi condurremo nella nostra città. Lasciate che i vostri cuori si colmino della saggezza del nostro popolo. Attraversarono un sentiero battuto dove ai margini scorreva un piccolo ruscello. Gli uccelli tutto intorno, cinguettarono come se stessero dando il benvenuto ai due viaggiatori e ogni tanto uno di loro si posava sulle mani di Alarmist giocherellando con il suo anello. A poca distanza, il sentiero cominciò a dileguarsi per lasciare il posto ad un altro sentiero roccioso che scendeva a strapiombo.
“State attenti, qui è facile precipitare se non si sta attenti.” Disse Alarmist con un sorriso di smorzato. In effetti, il tragitto era molto scivoloso. Ci si doveva divincolare tra sporgenze rocciose e la vegetazione, non essendoci alcuna via di accesso per dirigersi verso la cascata che poco sotto di loro scrosciava alimentando l’unico fiume della regione. Gli elfi, non fecero nessuna fatica a scavalcare le rocce tanto che erano abituati a quel tratto impervio. La maggior parte degli uomini, desisteva da compiere quell’impresa anche perché la città degli elfi era nascosta da occhi indiscreti e la maggior parte non riusciva a tornare indietro. Dopo alcuni minuti, i tre elfi erano in piedi a pochi passi dalla cascata mentre James e Aron imprecavano cercando di aggrapparsi alle rocce come meglio potessero.
“Il momento è arrivato!” Disse Alarmist fissando il vuoto. In risposta i due compagni annuirono andando in soccorso ai due viaggiatori.
“Non credevo fosse così difficile!” Sbuffò Aron guardandosi le mani insanguinate e facendosi aiutare dai due elfi.
“Dobbiamo nasconderci il meglio possibile se vogliamo evitare qualsiasi rappresaglia.” Rispose Murial.
“Andiamo, non abbiamo molto tempo.” Incalzò Alarmist immergendosi nell’acqua.
“Ehi, un momento!” Grugnì Aron.
“Non penserete che io osi immergermi nell’acqua?” Disse fissando la cascata con gli occhi sbarrati.
“E l’unica via di accesso nano. Non mi dire che hai paura dell’acqua?” Chiese l’elfo sorridendo.
“Per tutti gli dei! Non ho le gambe di un elfo. Come faccio a non annegare?” Uno degli elfi, si diresse verso la riva del ruscello e con un calcio fece rotolare un ceppo che con un tonfo si immerse nell’acqua.
“Problema risolto!” Tagliò corto Alarmist voltando lo sguardo alla cascata. Il rumore intorno, era quasi assordante. Spruzzi d’acqua bagnarono i viaggiatori e intanto il nano si immerse aggrappandosi al ceppo che a causa del peso di Aron sprofondò ulteriormente. Il nano, cominciò ad urlare e ad agitarsi non riuscendo a prendere l’equilibrio.
“Sta zitto nano, o ci scaraventerai addosso tutte le bestie del regno.” Lo rimproverò uno degli afferrandolo per la tunica. In risposta, Alarmist fulminò con gli occhi il suo compagno. Nuotarono per pochi minuti prima di arrivare al centro della cascata. Giunsero nei pressi di una piccola riva e uscirono dall’acqua sedendosi per riprendere fiato. Poco distante, si intravide l’entrata di una grotta dietro la cascata illuminata da una strana luce che provenne dall’interno.
“Come avete fatto a nascondere una città all’interno di una grotta?” Chiese James sollevandosi da terra.
“Tra poco lo saprai.” Rispose Alarmist. Gli elfi intanto, restituirono le armi ai legittimi proprietari cosa che James non capiva. Si chiese perché avessero loro requisito le armi per poi restituirle poco dopo. Si diressero verso la grotta coprendosi le orecchie per il rumore assordante che produsse la cascata a pochi passi da loro.
“Eccoci!” Disse Alarmist entrando dentro la grotta. Aron e James, si guardarono attoniti intorno a loro. L’interno della grotta, era vuoto tranne alcuni guerrieri che li stavano fissando a pochi passi. Lungo le pareti, erano fissate delle torce che si agitavano per la furia della cascata.
“Cosa significa?” Chiese Aron dopo un momento di silenzio.” Delle urla indistinte, provennero da fuori della caverna. Tutti i presenti tranne gli elfi, si agitarono e scattarono brandendo le proprie armi.
“Ecco cosa significa!” Rispose Alarmist brandendo l’arco insieme ai due compagni. Una trentina di figure incappucciate, si stavano dirigendo verso la caverna. Alcuni di loro, erano gia in prossimità del ruscello mentre altri stavano scendendo giù per la scarpata. James si stupì scorgendo gli uomini che scendevano giù dalla scarpata. S divincolavano tra le rocce con tutti e quattro gli arti come se fossero stati degli animali e si chiese per un momento se effettivamente fossero stati degli uomini.
“Ma che diavolo!” Grugnì stringendo la spada. I tre elfi, cominciarono a scoccare le frecce in direzione delle figure incappucciate abbattendone alcune. Intanto dalla vegetazione sovrastante, uscirono altri uomini scoccando frecce verso la cascata.
“Presto, dobbiamo andarcene. Sono in troppi!” Urlò l’elfo rivolgendosi ai guerrieri che erano usciti dalla caverna. In mezzo a loro, James vide un uomo incappucciato che sembrava che le guardie lo proteggessero ma in quel momento non se ne chiese il motivo essendo occupato nella battaglia. Uno degli uomini incappucciati, riuscì a salire la spiaggia e a scaraventarsi contro uno degli elfi. Fu in un attimo che allungò la sua mano e colpì Halarndal con le unghie. In risposta, uno dei guerrieri lo colpì con la spada scaraventandolo giù in acqua. Un urlo raccapricciante si udì tutto intorno mentre gli elfi ebbero la meglio abbattendo uno dopo l’altro gli uomini incappucciati. Non passarono alcuni minuti, che i nemici rimasti si arresero per ritirarsi tra la vegetazione della foresta lasciando i compagni morti sparsi per le spiagge della cascata. Improvvisamente Halarndal cadde a peso morto per terra. I suoi compagni lo soccorsero non capendo cosa gli fosse successo. Il suo viso era pallido ed era privo di conoscenza.
“Portatelo all’interno della caverna.” Ordinò Alarmist. Due guerrieri, si staccarono dal gruppo per sollevare l’elfo da terra e portarlo all’interno della caverna.
“Chi erano?” Chiese James all’elfo.
“Tugralh…” Rispose l’uomo incappucciato. Ci fu un attimo di silenzio mentre tutti si voltarono verso l’uomo chiedendosi chi fosse che aveva parlato. L’uomo, sollevò il cappuccio lasciandosi intravedere.
“Re Corion!” Dissero all’unisono James e Aron inginocchiandosi. I due compagni, erano piuttosto confusi. Si chiesero perché il loro sovrano si era spinto in quelle foreste e soprattutto per quale motivo il suo esercito non era con lui.
“Non capisco, mio re.” Chiese il nano.
“Perché siete qui…non vi dovevate dirigere verso il castello?” Aggiunse sollevando lo sguardo mentre le sue guardie dietro di lui lo osservavano ammutolite.
“L’elfo ha bisogno di cure. Entriamo nella caverna e vi spiegherò tutto!” Tagliò corto il sovrano rimettendosi il cappuccio. I due viaggiatori, si guardarono mentre Haralndal fu coricato con cura sul pavimento. Re Corion si avvicinò all’elfo e fissò Alarmist che osservava la ferita.
“Non gli rimane molto tempo!” Ammise l’elfo rivolto al Re. Annuendo con la testa, ordinò a due dei suoi uomini di dirigersi nella foresta per recuperare alcune erbe che avrebbero fatto rallentare il veleno dell’elfo. Intanto James, uscì dalla caverna dirigendosi dove la guardia del re aveva ucciso uno degli uomini incappucciati. Lo vide in un angolo della foresta e subito tirò fuori la spada. La tunica nera, era rivolta su un masso e James allungò la lama per rivelare il viso del loro assalitore.
“Per tutti gli dei!” Il cavaliere, non riuscì a credere ai propri occhi. All’interno della tunica, non vi era nulla. Era come se il corpo si fosse dileguato nell’ombra. James rimase a bocca aperta.
“Stupefacente vero?” James, si voltò di scatto.
“Cosa diavolo sono?” Chiese al nano che lo aveva preso alla sprovvista. Il nano, mise le mani dietro la schiena fissando la vegetazione della foresta.
“Creature che vengono dai più profondi recessi della mente oscura. Ombre immortali che vagano nell’oblio in cerca dell’unica salvezza concessa a loro…l’immortalità.” Aggiunse cercando di trattenere tutto il suo timore.
“Non si possono uccidere con le armi normali…il loro corpo non esiste. I nostri predecessori, ci hanno lasciato alcune delle loro armi che riescono a contrastare quelle creature ma non ne abbiamo abbastanza per tutto un esercito.”
“Ma da dove vengono quelle creature?” Chiese James osservando con disprezzo la tunica a terra.
“Vieni James, rientriamo nella grotta. All’elfo non rimane troppo tempo.” Poco tempo dopo, tornarono le due guardie. Ad un cenno del capo del sovrano, una delle guardie diede alcune erbe al nano che si inginocchiò davanti all’elfo ormai in fin di vita. Tirò fuori un coltello e tagliò un lembo della camicia dell’elfo facendo intravedere la ferita arrossata. La creatura ultraterrena, lo aveva avvelenato nel corpo. La ferita, era quasi cicatrizzata e il nano gli incise un taglio vicino ad essa. Un fremito di dolore scrollò il corpo dell’elfo che emise gemiti di dolore. Tutti quanti gli erano intorno proteggendolo e ogni momento volgevano lo sguardo verso l’entrata della caverna per paura che ci fosse un altra di quelle creature in agguato. Il nano, inumidì le foglie sotto la cascata per poi appoggiarle con delicatezza sulla ferita aperta. Il respiro dell’elfo, si fece più violento e il nano si voltò verso Alarmist scrollando il capo in segno di resa. Non fece in tempo a premere le foglie sul braccio che l’elfo esalò l’ultimo respiro sbarrando gli occhi. Rimasero tutti con il capo chino in attonito silenzio per qualche minuto. Alla fine i due elfi si alzarono con lo sguardo fisso sul suo compagno.
“Mi dispiace!” Ammise Corion appoggiando una mano sulla spalla di Alarmist.
“Sapevamo della vostra venuta gia da parecchi giorni. Il fratello del grande drago Boroar è tornato sotto le spoglie del male.” Disse l’elfo. Gli arcieri e re Corion, si diressero all’esterno della cascata mentre le guardie, Aron e James prepararono il corpo dell’elfo caduto per una degna sepoltura.
“Il momento, si sta avvicinando!” Disse re Corion fissando la foresta. Il suo viso, era cupo. La preoccupazione e la tensione per il suo popolo gli stava pian piano corrodendo l’anima.
“Abbiamo resistito nelle pianure di Lander. Ma quanto ancora ci possiamo nascondere?” Aggiunse voltando lo sguardo verso Alarmist. L’elfo, si morse un labbro per poi rivolgere lo sguardo verso il suo compagno.
“Halan-ne staeshnar, nu mael!” Re corion, aveva vissuto per parecchio tempo con gli elfi da giovane. Aveva imparato molte cose su di loro e in quel momento aveva capito che Alarmist chiedeva al suo compagno di radunare tutti gli elfi della foresta in attesa di ordini. Mural, come un ombra leggera e spettrale, si dileguò verso la scarpata per poi non farsi più vedere. Il corpo di Halarndal fu trasportato nei pressi della spiaggia e le guardie tutto intorno sorvegliavano a vista il paesaggio.
“Alarmist, non possiamo lasciarlo qui lo sai. Dobbiamo costruire una pira.” L’elfo, lo fissò impassibile. Conosceva bene le tradizioni della sua gente.
“Si lo so. Ma non possiamo. Il fumo attirerebbe troppa gente!” Rispose vagando con lo sguardo come se cercasse qualcosa tra le cime degli alberi. Trascorsero alcune ore. Le guardie, erano sedute sulla spiaggia che consumavano poche razioni di cibo. Alarmist immobile come un ceppo d’albero, se ne stava aggrappato su un ramo in attesa che il suo compagno tornasse e i due viaggiatori e re Corion, erano di fianco alla sepoltura dell’elfo caduto. La cascata, imperterrita continuava a coprire le loro voci.
“Mio signore, perché siete qui? Non dovreste essere al castello insieme ai vostri capitani?” Chiese il nano mentre affilava il suo coltello.
“Non possiamo correre rischi. Il grosso del mio esercito, è stato spazzato via in meno di mezza giornata. Entro domani i Tugralh sbaraglieranno le difese della mia terra è non ci sarà più nulla da fare.” Il re, volse lo sguardo al nano.
“Dobbiamo chiedere aiuto agli elfi.” Aggiunse stringendo il braccio del nano.
“Non accetteranno mai, e voi lo sapete!” Rispose Aron sbuffando.
“Ne va anche della loro sopravvivenza.” Aron, fissò James.
“James, digli dei sogni.” Disse il nano. Il re, non capiva cosa Aron avesse voluto dire. James, cominciò a raccontargli i sogni che quasi ogni notte lo spossavano. Lo informò del viaggio che lui e il nano ebbero fatto all’occhio del drago e l’incontro con la creatura millenaria e le informazioni che ebbe loro dato.
“Capisco. Il drago è ancora in vita. C’è solo una persona che sarebbe stata capace di scatenare questo inferno.” Aggiunse alzandosi.
“Mio Figlio Thalis.” Aron e James, si guardarono per un attimo.
“Cosa c’entra vostro figlio con questa faccenda?” Chiese James.
“Mio figlio Thalis, è l’unico erede al mio trono. Sin da piccolo, l’ho mandato dai migliori maghi del regno a insegnargli l’arcana via dell’illusione e della magia. Ma purtroppo la sete di potere albergava in lui e ogni giorno che passava diventava sempre più egoista fino a quando non lo bandii dal mio castello e negai a lui il mio futuro regno. Un giorno trucidò sua madre e mia figlia per il solo fatto di essere stata la mia famiglia e promise di eliminare tutti quelli che fossero a me legati.”
“Ma è il vostro unico figlio. Non avete cercato di…?”
“Parlargli…fermarlo?” Lo zittì subito il sovrano.
“Ha tradito la sua terra e i suoi padri. Va eliminato…anche se è sangue del mio sangue.” Aggiunse stringendo i pugni.
“Thalis, ha plagiato il fratello del drago che abita nelle montagne a sud. Gia da molti anni, quella creatura era nemica del genere umano…a cercato sempre di trovare qualche alleato per il suo orribile scopo. Adesso, la creatura ha trovato un affidabile compagno che possa combattere per lui. Sono fatti l’uno per l’altro…una cosa sola che bisogna distruggere al più presto altrimenti non resterà niente del nostro impero.” Le guardie, come se avessero percepito le paure del loro sovrano si avvicinarono a lui formando un cerchio intorno al suo corpo.
“E l’artiglio, cosa significa?” Chiese James ascoltando con interesse. Intanto, si stava facendo buio. Una coltre di nuvole cariche di pioggia si stava avvicinando e dalla vegetazione. All’improvviso, come uno scoiattolo sbucò Murial che si diresse verso la cascata.
“Il drago, non si può uccidere normalmente. I cavalieri del nord molti anni fa hanno provato tutte le loro risorse per rendere la creatura inoffensiva ma senza alcun esito. La sua corazza è troppo dura affinché possa essere trafitta dalle armi normali. Il solo che può eliminare il drago è Boroar…suo fratello. I suoi artigli hanno la possanza e la durezza della roccia e solo lui può trafiggere la corazza del drago. Anni fa, Boroar è stato privato di un artiglio in uno scontro tra i cavalieri del nord.” Intanto Murial, aveva attraversato il ruscello e si trovava davanti alla cascata.
“Questo artiglio, è stato perduto e non se ne sa più nulla.”
“Quindi da quanto ho capito l’unica soluzione per uccidere il drago è l’artiglio, dato che Boroar è stato chiuso magicamente all’interno della montagna e il suo destino ormai è segnato!” Intuì Aron rifoderando il suo coltello.
“Giusto. Dobbiamo andare in cerca del mago, ma per fare questo dobbiamo chiedere l’aiuto agli elfi. Da soli non ce la possiamo fare.”
“Mio signore, il gran consiglio ci aspetta a Narois!” Si intromise Murial ancora ansimante per la corsa. James e Aron, si alzarono e presero le loro armi. Le guardie, si prepararono mettendosi in ordine le proprie armature e disponendosi a fianco di re Corion.
“Dobbiamo arrivare prima che cali la notte!” Disse Alarmist mettendosi l’arco a tracolla.
“Ok, incamminiamoci!” La foresta intanto, diventò silenziosa. Si udiva solo nell’aria lo scroscio della cascata dietro le loro spalle e il fruscio del vento che agitava la vegetazione della foresta.
Gli ultimi soldati sopravvissuti al massacro nelle pianure di Lander, fecero il possibile per radunare e proteggere i cittadini del paese. Il capitano, non ebbe più notizie del re e decise di prendere due dei suoi soldati ed incamminarsi verso Thorgar per assicurarsi che il sovrano non fosse in pericolo di vita.
“Con il buio che ci assiste, saremo al sicuro.” Disse Alarmist.
“Ai Tugralh non piace viaggiare di notte.” Aggiunse facendosi strada con un bastone tra le sterpaglie della foresta. Le guardie di re Corion, erano davanti a tutto il gruppo e spianavano la strada ispezionando ogni angolo della foresta. Aron, ogni tanto si fermava a raccogliere alcune erbe che servivano a preparare i suoi intrugli curativi e i due elfi e James, proseguivano a passo lento chiudendo il gruppo. Voltarono verso ovest. La via per la città di Torghar era vicina. Gli elfi, lo sapevano bene poiché a pochi passi da loro la vegetazione cominciava a diradarsi per far posto ad un immensa radura verdeggiante.
“Dove si trova adesso il drago?” Chiese James ai due elfi. Alarmist e Murial, si guardarono fissi negli occhi.
“Non lo sappiamo. Si vede a volte volteggiare le catene montuose all’estremo nord ovest ed è per questo che parecchie spie suppongono che si trovi lì la sua tana.”
“Ed è probabile che se troveremo il drago, il nascondiglio del mago non sarà più segreto.” Aggiunse afferrando l’arco. Proseguirono per altre due miglia quando incontrarono una collinetta cosparsa di abeti proprio davanti a loro. Oltre ad essa, si trovavano i cancelli della città segreta degli elfi ma solo loro potevano vederli. James, provò una sensazione piuttosto familiare man mano che si avvicinava a destinazione. Era come se in quel momento fosse a casa sua…protetto da qualche entità che neanche lui riuscì a comprendere. Il vento, si calmò. Si udì oltre la collina una musica quasi celestiale. Sembrava che provenisse dal profondo della foresta e i due elfi allentarono il passo
“Siamo arrivati!” Disse Alarmist. Le guardie e James, si guardarono intorno. Non videro nulla che potesse catturare la loro attenzione. La sola cosa che percepirono, era quella musica che continuava ad intonare gli stessi versi come una cantilena.
“L’occhio umano non può vedere il loro nascondiglio!” Disse Aron intuendo le intenzioni del cavaliere. Alarmist e Murial, si staccarono dal gruppo e all’improvviso si misero a correre come due lepri in direzione di alcuni abeti non tanto distanti dalla collinetta. Le guardie, si sparpagliarono brandendo le armi. Non ebbero mai visto nulla di simile e si sentirono braccati da qualcosa di inconsueto.
... TO BE CONTINUED...
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