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Raccontare un sogno
C'è... c'è come uno scorcio di calore quasi sospeso. Ci sono io e c'è lui in questa stanza un po' ovattata. Tra la nebbiolina che si dipana, le immagini scorrono più nitide. Mi trovo all'interno di una gabbia dorata, quella che lui ha regalato a me. Così mi ritrovo, forse mio malgrado, rilegato in un ruolo, io che sono, che sarei... così libero?!
Ma che cos'è la libertà? Sembra chiedermi lui beffardo e sexy da rimanerci lì secchi. Lui ha gli occhi da gatto, due stupendi occhi da gatto che mi sorridono beatamente. Forse lui sa che la sua "forza" sta nella potenza maschia dei suoi lineamenti. Quelle fossette. Sembra una statua indigena intagliata con un'accetta all'interno di un legno vivo.
Lui è qui con me, in questo letto, lui è vivo e mi ama. Già! Mi ama, ma poi perché? Domanda insidiosa, micidiale. Scopro tutti questi dettagli minuto per minuto, in tempo reale... la nostra storia, il primo bacio, il primo amplesso, fino ad arrivare a questo letto, a questa bella casa.
La casa è sua, qui è tutto suo. Ecco perché appare tutto così impersonale e freddo, eppure c'è del gusto, del buongusto.
La sua voce è calda ; la voce tipica di uno che è abituato a insegnare di mestiere, o quella di un padre, o di un prete. Mi chiede di raccontargli un mio sogno ma io i sogni tendo via via a dimenticarmeli, certo ne faccio anch'io; di molto belli e anche di molto spaventosi, eppure né gli uni né gli altri mi rimangono impressi.
Quest' uomo sdraiato qui accanto a me si chiama Markus e fa lo scrittore. Stiamo assieme da anni ormai e lui mi ama più di qualsiasi altra cosa. Gli chiedo se non ha paura di "questa storia". Lui con il suo classico sorriso che sto imparando ad amare mi chiede, rispondendomi : "Quale storia?"
"Quella della tua omosessualità?"
Lui sbuffa come a dire: "Ma figurati! Che vuoi che sia?".
E poi mi dice: "E poi tu sei solo la mia bambina."
E detto questo mi lascia. La casa è una vetrata unica, sembra un acquario e da una finestra a caso sento penetrare una gelida folata d'inverno. E lui non c'è più.
Markus è partito alla volta di Bologna per un incontro all'università. Ha lasciato la villa sotto la mia completa responsabilità. Improvvisamente mi assale il dubbio di non sapere cosa farne della reggia in cui sono imprigionato, né di questa mia "nuova" libertà.
Notavo, che quando si ama qualcuno s'inizia a riempire il vuoto con l'assenza della persona amata quando ci si ritrova a riempire le giornate da soli.
Credo che sia inverno inoltrato perché fa un freddo cane e adesso ha preso pure a nevicare. Nonostante questo uso questa macchina di terza mano che trovo in garage per andare a fare la spesa.
L'operazione non mi risulta per niente difficile. Trascino due pesanti e colme buste della spesa e nel parcheggio innevato del supermercato mi accorgo di un uomo che mi fissa, un gran bell'uomo!
Credo mi dica di aver bisogno d'aiuto. Lui è un'autentica frana e a quanto pare, probabilmente non è di qui ma è venuto nella mia cittadina lombarda per lavoro, solo che pare l'abbiano derubato, non lasciandogli addosso manco i documenti. Sembra amareggiato confuso, sconvolto, in una parola mi fa troppo sesso.
Mi metto a sua completa disposizione. Lo porto alla caserma dei carabinieri per denunciare il furto e gli presto il mio i-phone per fare un giro di chiamate che lui dice essere di vitale importanza. Poi siccome alla caserma dicono che tutto verrà sistemato in un modo o nell'altro solo l'indomani mattina, gli propongo di fermarsi a "casa mia".
Lui si chiama Luca e fa l'attore, mi dice. E deve guadagnare bene perché non sembra per niente impressionato dal lusso dell'abitazione del mio uomo. Mi chiede, distrattamente, qualcosa di me e dice che sono "carina", forse traviato da questa mia immagine da massaia. I miei capelli biondo-fragola che zampillano da tutte le parti dall'interno di questa mia fascia per capelli che in realtà li dovrebbe contenere e dar loro una forma e invece no. I vestiti neri che indosso sono troppo grandi per la mia misera taglia, praticamente sembro in tutto e per tutto una checca di regime senza possibilità di riscatto né ora né mai.
Come una brava padrona di casa gli mostro la sua stanza. La camera degli ospiti che io stesso vedo per la prima volta e onestamente non mi sembra nulla di che. Mi sembra la copia della camera da letto mia e di Markus, con l'unica differenza che in questa, il letto matrimoniale è sostituito da un letto singolo. Ci fermiamo un po' a parlare imbarazzati nella stanzetta mentre qualcuno- non so chi- di là sta preparando la cena per noi. Nonostante l'imbarazzo sento nascere tra me e Luca dell'intimità e questo, istintivamente, non mi piace. Luca mi dice di essere di Torino, io gli dico che in un paio di occasioni a Torino ci sono pure stato. Gli dico che a me come città piace. Solo che si dice che i torinesi... no, ma poi, Torino è così spettrale, come si dice, certo, anche Milano... Luca mi parla dei film da lui interpretati, alcuni titoli mi dicono anche qualcosa, ma la mia mente è proiettata su tutt'altro film: le bocche che si incollano l'una all'altra, le lingue che si avvitano emettendo umori salivari sconosciuti. La fragranza dell'eros si dischiude come un fiore esotico. Le frasi imparate a memoria, per decifrare un corpo e le sue proprie carezze. La traduzione dalla lingua del sesso a quella del sentimento e viceversa. Il precipitare di un piacere libidinoso libero da pregiudizi e falsi rimorsi. E tutto ciò accade veramente tra me e Luca. Per finire non mangiamo niente perché già sazi di noi. Sprofondiamo entrambi in un sonno di sasso ma non sono ben sicuro di dove ci troviamo.
Io vengo svegliato da un intenso odore di bruciato. Aperti gli occhi mi trovo davanti a uno spettacolo di incalcolabile bellezza: fiamme color oro ma che invece di calore trasmettono gelo.
Sveglio Luca e con lui cerco di scappare via dall'improvviso incendio di cui ignoro la causa scatenante e non me ne importa neanche di scoprirla.
Improvvisamente l'ambiente mi sembra più caldo e natalizio.
Dimentico in fretta tutto come se il niente fosse diventato più importante di tutto il resto.
Luca ora sembra a disagio. Luca è il classico piacione alto e muscoloso (?) dai capelli folti, ondulati e neri, uno di quelli che inevitabilmente invecchiando s'imborghesiscono, mettendo su pancia, ma dicono, non di certo illudendosi, di piacere ancora.
Io invece sono spaventato ma non perché sento la mia vita in pericolo ma perché sento in pericolo qualcosa di cui non riesco bene a percepire né la portata né la consistenza.
Ultima rampa di scale e poi ce l'abbiamo fatta, siamo all'entrata che poi è la nostra uscita, ovvero la nostra via di fuga.
Sulla porta, però ad attendermi c'è Markus, il suo sguardo austero, la pelle ambrata, il pizzetto. Le fiamme magicamente si dissolvono e io mi sento stupidamente al sicuro. Pure il bel Luca scompare. Siamo solo io e Markus nella sua abitazione di sempre.
"Che hai fatto?" mi chiede lui con fare inquisitorio.
"Che ho fatto?"
Già! Cosa avrei fatto?
Non so perché ma mi ritrovo di nuovo nella stanza degli ospiti, di nuovo nudo, sta volta con me c'è Markus, nudo anche lui; con gli occhi iniettati di sangue, di bramosia animale, d'intenti erotici...
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- già! Una vera vergogna che qui non esista una sezione per "brani erotici"... grazie gioya!

Chira il 08/01/2014 18:19
Ecco, se ci fosse il settore "racconti erotici" avresti avuto un sacco di bei commenti, te lo assicuro. Ben tornato Fri'!
Chiara

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