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Amami Alfredo
Elisa, al giro di boa, oltre che bella, conservava il suo fascino e il suo candore.
Una vita sui palcoscenici e la danza nel sangue.
I suoi eleganti volteggi, virtuosismi impressi nella memoria di ogni amatore.
I trionfi alla Scala, al Metropolitan, all'Opera e al Bolshoi... deliziosi ricordi.
Uscire di scena, in punta di piedi, l'ultimo tocco di una classe raffinata.
Alfredo, ex legionario, tastava, di tanto in tanto, le cicatrici che lo ricoprivano.
Quella lunga, sul costato, era frutto di una coltellata, regalatagli da Alfio il Messinese.
Quella del braccio, frutto di una rissa all'angolo di Rue Des Canettes.
Quella sulla gamba, regalo di un Congolese, che non potè vantarsi dell'impresa.
L'ultimo sfregio lo doveva a tre by-pass, che lo avevano salvato.
I capelli, spruzzati d'argento, tradivano l'età dei musicanti.
Elisa, alla ricerca di una nuova primavera, si era innamorata del web.
Fulminea la passione e fulmineo l'intrecciarsi dei contatti con "Quelli" dei Siti.
Il suo nick, "Danza del Cielo"... Letteratura, Arte e Sociologia, il campo d'azione.
Era single e non confessato il sogno di un'anima gemella.
Anche Alfredo, condannato ai domiciliari, per non annoiarsi, fu vittima del web.
Il suo nick " Ombra"... Arte, armi e belle donne... i suoi interessi.
Lei, ogni mattina, sempre più presto, contava i contatti e leggeva i commenti, arricciando
il nasino se critici e gongolando di gioia, se in linea con le sue aspettative.
Dopo aver postato, "La Danza delle Stelle" si aspettava una marea di consensi e così fu.
Un commento: " Le stelle limitiamoci a guardarle, che sono fredde come te."
Un commento, un fastidioso commento, firmato da un certo "Ombra", che non meritava risposta.
" Fredda io? E come si permette l'omuncolo?"
Glaciale l'e-mail: "Signor Ombra, cancelli il suo commento e sparisca dai miei post."
Ogni mezz'ora controllava la posta elettronica, ma nessuna ombra di risposta.
Una nuova E-mail: "Signor Ombra, avrei gradito un riscontro alla mia precedente."
La risposta, lapidaria, conteneva solo un numero di telefono.
Il mondo andava avanti da solo, ma quel numero di telefono ronzava sempre nella sua testa.
Compose il numero e alzò la cornetta: "Pronto, sono Danza nel Cielo"
" Cosa posso fare per te bellezza? Avrai un nome, credo? Io mi chiamo Alfredo."
" Scusami, mi chiamo Elisa e volevo un chiari, no... volevo conoscerti."
" Vuoi conoscere me? Ma sei ben costruita? Se sì, voglio conoscerti anch'io."
" Hum, villano... e cosa vorresti farmi?"
" Dipende, ma una strizzata, non te la risparmierei."
" Scemo, cosa vorresti strizzare, mi hai scambiato per un'arancia?"
"Pensavo che tu fossi una donna e non un pezzo di ghiaccio, ciao."
" Aspetta, non essere permaloso, mi piacerebbe incontrarti."
" Solo a casa mia, bellezza, e su questo non transigo, sono agli arresti domiciliari."
" Dammi l'indirizzo, ci devo pensare un po'."
Si fermò davanti allo specchio, appoggiò le mani sul seno rigonfio e sorrise di felicità.
Si sentiva una ragazzina alle prime armi, una scolaretta, ma aveva letto la "Leçon" e sapeva benissimo come difendersi.
Non si sarebbe fatta soffocare, né schiacciare, sapeva vivere lei.
Eccola Firenze ed ecco il Poggio delle Mimose, da dove si vede lo scorrere dell'Arno.
" Amami Alfredo" se lo era ripetuto centinaia di volte, anche nel sonno.
Un mezzo della C. R. I. , una lettiga, un uomo simile ad una quercia caduta.
" Chi è?" Domandò, mentre tutto turbinava.
" Alfredo Dumont, un infarto, forse se la caverà".
Contro ogni regolamento, le fu permesso di salire e restare sull'autoambulanza.
Accanto all'uomo delle cicatrici che aveva imparato ad amare, senza conoscerlo.
" Amami Alfredo, sono qui per te." sussurrò, piangendo e accarezzandolo con dolcezza.
Ponte Vecchio era già lontano, allorché Alfredo Dumont, in arte "Ombra" le accarezzò il viso.
Prima di chiudere gli occhi, riuscì a sussurrare: "Per l'eternità".
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