Sette giorni a Parigi ed è tornata, mia figlia. Io so che ogni volta al suo arrivo, torno con lei dove è stata, attraverso le sue foto, il suo narrare ed i suoi occhi.
Ieri sera per tre ore con la sua innata vena artistica, la sua intelligente curiosità sono volata a Paris.
Come spiegare che anche io sono stata a Ile de la Citè con Notre-Dame maestosa, la Saint Chapelle dalle policrome vetrate, al Quartiere Latino odoroso, al centre Pompidou modernissimo e colorato ed ancora la tour Eiffel, gli Champs Elysèes, lungo la Senna vivace, ai giardini Luxembourg verdi, Monmartre e di più...?!
Visioni che ancora girano nella mia mente e nel mio immaginario come potrebbero fare le pale del Moulin Rouge.
Sbirciando il tomo della guida si capisce senza dubbio che non bastano sette giorni per vivere e conoscere una città unica, ma entrambe facciamo posto fra le nostre emozioni di ciò che ci è stato possibile vedere.
Mia figlia non è andata al mercato dei fiori e degli uccelli e questo mi mancherà sempre, ma come fare a dirglielo?
Però è entrata nel cimitero du Père Laschaise per Proust, Sara Bernhardt, Gericault, Edit Piaf e sopratutto Oscar Wilde; mostrandomi la sua tomba mi ha detto: "mamma guarda attentamente, che noti?" ed io sforzando lo sguardo ho visto infiniti baci, stampati di rossetto, sulla sfinge scolpita contenente i resti del drammaturgo.
Inviso dalla sua bacchettona Inghilterra, per aver voluto vivere libero da schemi la sua "diversità", è morto qui, malato e di stenti ma ancora le sue opere sono nei teatri e nei cinema di tutto il mondo, ancora riceve baci, a compenso d'incomprensione e sofferenza.
Non credo che la pietra sia barriera: gli arrivano tutti, quei baci.