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Punto atto e tatuato, L'incontro con l'Uomo-dalla-treccia-canuta (parte 1)
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3 dicembre 2011. Venezia, Campiello san Rocco. Da più di mezz'ora Aurelio aspettava nel luogo dell'appuntamento, la vetrina del negozio di tatuaggi. "Insisto perché tu arrivi puntuale", gli venne raccomandato con insistenza, ma del tatuatore non vi era ombra. Per mantenere la parola, Aurelio dovette fiondarsi dal treno, uscire di gran fretta dalla stazione e farsi d'un fiato tutto il tragitto, ponti compresi. A linea d'aria gli sarebbero bastati quindici minuti scarsi, ma la poca dimestichezza con la città gli fece perdere spesso la via, impiegando il quadruplo del tempo.
Ora stava lì, spazientito ad aspettare. Con un piede si appoggiava al muro del sotoportego adiacente all'ingresso del negozio. Stava immobile, proteg-gendosi dal soffio di quel vento dicembrino, che penetrava attraverso le fib-bie delle scarpe, i jeans, il cappotto grigio doppiopetto.
Insofferente, estrasse dalla tasca un foglio. Era la locandina del negozio, che due settimane prima lo incuriosì terribilmente, mentre in quel momento, ri-letta nella gelida solitudine, infondeva unicamente una sensazione di sciagu-ra.
Il corpo umano è l'espressione del mondo che ci circonda. Nella sua perfe-zione, è metafora di una moda, di una cultura, di una società. Se l'interezza del corpo viene spezzata, da esso scaturiranno ossessioni, demoni, tabù; ma se la sua armonia viene esaltata sapientemente, eromperanno forze più po-tenti di un soffio vitale.
L'arte che valica e amplifica il confine limitato del corpo è il tatuaggio. Con la simbologia giusta, tatuata nella zona adeguata, alcuni punti vitali muteranno e si espanderanno, sviluppando attitudini speciali.
Non esitate allora, venite a fare un tatuaggio!
Ricevette quel foglio durante una gita scolastica a Venezia, durante la pausa libera tra una visita di un museo e l'altra. Glielo lasciò un tizio che si direbbe più anomalo che strano. Aurelio lo ricordava perfettamente. Alto e impo-nente, ma dai movimenti scattosi. Si distingueva dalla folla di turisti per il movimento concitato delle braccia, per il contrasto netto tra il pastrano mili-tare nero lucido e i capelli di color bianco antico, insolito per l'età piuttosto giovane che dimostrava. Singolare soprattutto la capigliatura, spettinata e lanosa nella parte superiore della testa e rasata ai lati, a eccezione di una lunga e fine treccia, che partiva dalla nuca e gli scendeva fino a metà dorso. L'uomo stava distribuendo dei volantini, ma non appena si accorse di lui, al-lontanò la gente che lo attorniava e frenetico gli corse incontro.
"Tu! Tu devi farti tatuare, sei il tipo giusto!".
"Io?", rispose Aurelio, guardandosi attorno, incerto che ce l'avesse con lui.
"Non hai mai fatto tatuaggi, vero?", si avvicinò quell'uomo dalla treccia ca-nuta, che, seppur abbassando notevolmente il tono di voce, continuò a parla-re incalzante, "Perfetto! Perché con un tatuaggio qualsiasi avresti rovinato tutto. Sì sì, tutto. Presto, vai a farti il tatuaggio! Su questa locandina c'è una mappa con indicato il luogo. Non esitare, io lo so che è da molto tempo che volevi un tatuaggio, sì, da molto. Non è forse vero?"
Aurelio tentò d'interagire con lui, ma invano. Continuava a parlare ansioso, pressante, estatico come un santone che recita il rosario:
"Non ti preoccupare per quello che fai nella vita, per la tua futura carriera agonistica, il tatuaggio non ti precluderà nulla. Non ti preoccupare. Un bel disegno tribale ti darà l'aiuto che cerchi. Tatuaggio tribale, tatuaggio tribale. Sai di cosa parlo, vero? Ma certo, che stupido, è da tanto tempo che desideri farti un tatuaggio! Sei ancora qui? Sei ancora qui? Segui le indicazioni della mappa stampata sulla locandina che ti ho dato. Non fare domande, non fare domande, vai in negozio a risolvere ogni dubbio, sì, ogni dubbio. Non fare domande. Tatuaggio tribale tatuaggio tribale tatuaggio tribale, tatuaggio tri-bale..".
Terminato il confuso e farfugliato monologo, l'Uomo-dalla-treccia-canuta se ne tornò a distribuire volantini tra i gruppi di turisti. Aurelio tentò di ri-chiamarlo per capire meglio. Gli diede colpetti sulla spalla, gli tirò il codino, ma niente, non mostrava nessuna reazione, come se improvvisamente avesse perso l'interesse nei suoi confronti, come se si fosse dimenticato, da un se-condo all'altro, di lui.
Ancora più allucinante la reazione dell'Uomo-dalla-treccia-canuta dopo qualche minuto, quando Aurelio lo strattonò con insistenza:
"Ah ragazzo! Quanto tempo! Come è andata in negozio? Ti è piaciuto il la-voro del tatuatore? Hai visto che la decorazione tribale ti dona molto?", la-sciandosi sfuggire una profonda e roca risata.
Aurelio non ebbe molti dubbi, era uno squilibrato.
Lo liquidò in fretta, sebbene non poteva ignorare certe argomentazioni di quel pazzo che lo toccarono sul vivo. Era vero che voleva farsi un tatuaggio. Va bene, molti ne desiderano uno, ma come sapeva che lo desiderava da tempo? E per di più, azzeccò la sua predilezione per il genere tribale. "Non ti preoccupare per quello che fai nella vita, per la tua futura carriera agoni-stica": sapeva che, oltre a studiare, fosse un ginnasta? Magari l'Uomo-dalla-treccia-canuta l'aveva notato in qualche gara nazionale. Ma anche se fosse, come poteva essere venuto a conoscenza della sua paura recondita, incon-fessata, di rovinarsi la carriera d'atleta con un tatuaggio in bella vista? Anche l'allenatore consigliò ad Aurelio di non mostrare segni del corpo che pregiudicassero le votazioni della giuria più bigotta, ma erano considerazioni di gusto personale, suggerite in un momento confidenziale.
Così, intento a fotografare uno scorcio sul Canal Grande, Aurelio pensò e ripensò. Si mise a leggere frettolosamente la locandina e a un tratto sussurrò tra sé e sé:
"Sono troppo curioso, vado a cercare il negozio di tatuaggi" e inviò un mes-saggio alla sua migliore amica per coprirlo in caso non fosse arrivato in tempo per il ritrovo con le prof.
Corse il più velocemente possibile, evitando urtando spingendo i passanti. Si fermò qualche volta, per controllare la mappa, per scegliere fra intricate reti di calli, ma presto raggiunse il sotoportego che cercava.
Esternamente il negozio era esattamente come tanti altri di Venezia, con mura scalcinate e colme di annunci pubblicitari, ma, appena giunto all'uscio dell'ingresso, si stupì per l'interno scarno d'arredo, ma minimalista, con schermi alle pareti che proiettavano a scorrimento fotografie di elaborati ta-tuaggi.
"Ah eccoti!", lo accolse una voce. Aurelio non comprese chiaramente da dove provenisse, ma quel suono gutturale era inconfondibile. Non poteva essere vero, eppure, quando Aurelio si voltò verso la parete alla sua sinistra, da sotto il bancone sbucò l'Uomo-dalla-treccia-canuta.
"Ho preparato uno schizzo del disegno, vuoi darci un'occhiata?"
"Ma tu non eri a distribuire volantini?", Aurelio domandò sconcertato. Lo turbava la pazzia dell'Uomo-dalla-treccia-canuta, l'illogicità del suo com-portamento o la sorprendente velocità con cui lo anticipò in negozio?
"Non si può fare un'unica cosa nella vita. Durante un pranzo, tu mangi sol-tanto? No. Mangi, bevi, parli con i commensali e fai mille altre cose. Così io distribuisco volantini e ti accolgo in negozio. Tieni, questa è la bozza. Pen-savo di tatuarti il braccio destro, solitamente il più forte. Che sbadato! Non ho pensato che tu potessi essere mancino. Lo sei?", e da dietro il bancone si avvicinò per mostrare il foglio.
Aurelio protestò, con frasi marcatamente sorprese, nella speranza di ricevere finalmente una spiegazione sensata e coerente:
"Perché da Campo Santo Stefano mi hai mandato fin qui da solo? Come hai ottenuto informazioni su di me? E perché poi insisti con 'sto tatuaggio?",
"Oggi la temperatura è piuttosto mite pur essendo novembre, singolare... Eppure l'uomo che mente a se stesso è ancora più sorprendente, perché esamina con occhi rapiti un bel paesaggio autunnale e invece di confessarne la bellezza, si chiede perché non stia nevicando."
"Ti piace dire frasi senza senso, vero?"
"Devi sapere che la grande svolta di ognuno di noi avviene quando si allenta il controllo verso il mondo in cui agiamo quotidianamente. Sei venuto qui di tua spontanea volontà, pur non credendo alle mie parole. Vuol dire che sei pronto."
Di certo Aurelio era smarrito da quel discorso assurdo, ma certamente era vicino alla "grande svolta".
Infatti, man mano che l'uomo proseguì a spiegare contortamente la procedu-ra di realizzazione e l'effetto finale che avrebbe conferito il tatuaggio, la dif-fidenza la confusione il terrore lasciavano spazio a un inspiegabile desiderio. Sentiva prendere piede un'ebbrezza incontrollata di provare, di sperimentare ciò che non aveva avuto il coraggio di accettare prima. Mentre l'Uomo-dalla-treccia-canuta lo spogliava della giacca, del maglione, della canotta e gli sfiorava deltoide e bicipite ben turgidi, la vanità di Aurelio era sempre più affamata di compiacenza. I tratti neri netti taglienti del disegno tribale avrebbero esaltato le linee del corpo, omaggiato il fisico prestante e attirato lo sguardo del pubblico. Non solo per le abilità da ginnasta. Non solo per il visino innocente che piaceva ai genitori.
Quando l'ago sulla pelle provocava particolare dolore, la mente di Aurelio riacquistava brevi momenti di piena lucidità, ma subito dopo ricadeva nelle immagini estasianti di ammirazione, inconsciamente a lungo sognate.
"Tatuaggio terminato! Tatuaggio terminato!" urlò esultante l'Uomo-dalla-treccia-canuta.
"Non puoi più tornare indietro, il tuo destino è segnato. Ora è importantis-simo che tu torni qui a tatuaggio guarito, c'è una cosa urgente che ti devo spiegare. Ore 22 e 40 del primo sabato del mese prossimo..."
Per continuare, vai su http://puntoattoetatuato. blogspot. it/
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1 recensioni:
- Oissela, ti ringrazio del prezioso commento! Prossimamente provvederò a postare il seguito, a questo punto ulteriormente spezzato in parti, per non stufare troppo ^_^
- Attendo il seguito, prima di elaborare un commento completo.
Per adesso dico semplicemente che sul web, potrebbe essere opportuno postare o storie brevi o suddividerle in più episodi.
Il fatto è che noi anzianotti ci stanchiamo dopo poco tempo nel leggere. Secondo me, la stoffa c'è.
Ciao.
Oissela
- Maurizio, grazie per il commento!! Spero che ti piaccia anche il seguito ;P

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