Ho sempre pensato che l'amore fra due persone fosse una bella storia immaginata dagli uomini per rendere meno cruda e dura la realtà. Perché la gente fa presto a dirsi ti amo, a passare anni d'abitudine e di convivenza, e così pian piano la routine diventa affetto, un affetto molto forte, che chiamiamo convenzionalmente amore. Prendersi cura l'uno dell'altro. Ma, ora che ci penso, io cerco nel possibile di prendermi cura di tutti. Significa che amo tutti? Certo che no. E allora cos'è? Sarà per caso quel sentimento che si prova quando aspetti tanto tanto di vedere una persona? No, nemmeno, sarebbe troppo vasto l'elenco.
E a questo punto non so nemmeno se centrino farfalle nello stomaco o cose simili. Sarà che io, campane che suonano al primo bacio, non ne ho mai sentito, ma ho seria difficoltà nel credere a questo mistico sentimento amoroso che unisce un uomo e una donna, o una donna e una donna, o un uomo o un uomo o chicchessia.
Io non ho bisogno di nessuno.
Mi è capitato una volta di pensare giorno e notte ad una persona. E ancora oggi mi viene il groppone se ci penso. Sapete, lei era il mio chiodo fisso. La sognavo, e cercavo in ogni modo di catturare la sua attenzione. Ogni volta che la vedevo mi sentivo morire dalla felicità, e ogni volta che lei considerava più gli altri che me, tornavo a casa con uno strano senso di incapacità. Non riuscivo a dire cose intelligenti in sua presenza, avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto. Eppure, arrivato il momento della confessione della mia attrazione, sono diventata solo un'ombra. E così il mio cuore è stato calpestato brutalmente. Sì, ci ho sofferto, e sì, trovo ancora che sia bella. Ma riesco a vederne i difetti, ora.
Era per caso quello l'amore? E se così fosse, quale assurda ingiustizia ha voluto che io amassi lei, lei amasse un'altra e un altro amasse me?
Ma no, non era amore. Ve lo dico io, non lo era. Perché l'amore si fa in due.
E allora cosa diamine è questo amore? Perché vi posso assicurare che ho trascorso gli ultimi cinque anni della mia vita in una relazione che agli occhi della gente comune risulta idilliaca. Andava tutto benissimo, eravamo perfetti per stare insieme. Ma io non lo amavo! Io! Afferrate la tragicità della questione? Ero il pilastro portante della relazione, eppure non provavo nulla. Cinque lunghi anni di nulla, se non di una bella amicizia.
Ma che diabolico sentimento è questo? Chi me lo descrive? Perché io non lo conosco. Mi sembra come se tutti bevessero un ottimo te, e io mi accontentassi di berne uno deteinato. Ma ho la sensazione che invece tutti beviamo lo stesso te deteinato, ma di fatto fingiamo che sia della miglior qualità.
Eppure, continuo a sperare che questa mia stitichezza di sentimenti passi. Continuo a cercare prove e dimostrazioni dell'esistenza di questo mito che si trascina da tempo immemore.
Io non credo nell'amore, e lo aspetto.
Vorrei proprio ritrovarmici faccia a faccia, così da dirgliene quattro, a quest'Amore; che sta sulla bocca di tutti, eccetto che nel mio cuore. Gli direi che mi sono stancata di questo suo comportamento discriminatorio nei miei confronti, e che lo trovo particolarmente maleducato. Dopotutto io non gli ho fatto nulla, sono solo nata cinica. Ma anche i cinici qualche volta hanno bisogno di contraddirsi! Che si presenti alla mia porta, così finalmente troverà pasta per i suoi denti.
Amore, dannatissimo amore.
Meno male che non esisti, no?