L'animale mi fissa indiscreto con una fierezza che mette quasi paura, è uno sguardo sicuro, deciso da suscitare rispetto e timore allo stesso tempo, uno sguardo talmente diretto e sincero da impormi l'assoluta immobilità, l'ossequioso silenzio.
Non mi posso sottrarre ad esso perché voltarmi ora sarebbe come chiudere una finestra sull'infinito, negare la mia stessa esistenza terrena.
Come sembrano lontani i miei errori di uomo senza speranza, come tutto mi appare così privo di contorni e significato e i suoni sono solo vibrazioni ovattate che si perdono nel brusio di un tuono lontano.
Ma perché continua a fissarmi così?
Mi vede dentro?
Sciami di pensieri mi affollano la mente nella staticità del momento mentre sento una vergogna profonda emergere dalla mia anima ferita.
Vorrei fuggire via, nascondermi, non essere costretto a specchiarmi dentro quegli occhi neri, talmente profondi da non vederne la fine, talmente accoglienti da desiderare la morte.
Non ho mai temuto la morte perché essa si affianca alla nostra vita nell'attimo esatto in cui nasciamo e ci accompagna indiscreta lungo tutto il percorso, è una presenza costante, un certezza assoluta, è l'unico atto di giustizia in un mondo di ingiustizie.
Sta lì adagiata sulle nostre paure, sui nostri incubi e attente paziente il suo momento.
Ora mi guarda attraverso gli occhi di un animale sperduto e mi chiama a se con la voce suadente di mille sirene.
Forse ha pietà di me, forse vede il mio vibrante dolore farsi coerenza e mi indica la strada migliore da percorrere, l'ultimo passo verso quel dolce silenzio che non ammette repliche.
Ora un ombra di disagio viene a velare un pallido sole di primavera è una nuvola solitaria e distratta, foriera di tempesta che si lascia condurre via da un improvviso refolo bizzarro, distolgo un attimo lo sguardo per seguirla nel suo incerto percorso, la vedo rincorrere un volo lontano di rondini appesa alla sua urgenza di libertà.
È solo un attimo, una minuscola frazione di tempo talmente rapida da rimanere sospesa tra due battiti di cuore, ma tanto basta per far calare lo sguardo sul nulla.
Dov'è andato il mio piccolo capriolo coraggioso?
Non l'ho visto fuggire via, non l'ho sentito muoversi, eppure non c'è più, così com'era apparso, ora è misteriosamente scomparso.
Non credo di essermelo immaginato.
O forse si?
Riprendo lento il mio passo tra le carezze suadenti di un vento nuovo che porterà pioggia a questa terra assetata, a questo mondo rinato che urla la sua voglia di rivalsa e di rinnovamento.
Lontano, da un luogo imprecisato, riecheggiano secchi come schiaffi due colpi di fucile che l'eco amplifica a dismisura.
Mi gelano l'anima perché sanno di definitiva condanna.
Non oso pensare a quegli occhi neri, non oso pensare alla mia vita trascinata a fatica su per l'irto colle del vivere quotidiano.
Voglio solo tornare a casa mentre piccole gocce di pioggia mi scendono dagli occhi e la mente si perde nel tumultuoso mare dei pensieri.