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Eleman (Capitolo 5: Verso una nuova notte)
Arrivò un giorno dopo. E come tutti i giorni dopo portò qualche segno di pentimento e molti dubbi. Per questo Eleman continuò a tempestare di SMS l'amico valtellinese. Eleman era preoccupato per il fatto che la sera prima si era ritrovato costretto a fare, per accedere al "Flexo" , prima e alla sauna dopo, la tessera "Arcigay" e pensava che per via di questa cosa, magari quelli dell'"Arci" avrebbero avuto la malaugurata idea di mandargli della pubblicità a casa, della madre... A quel punto Alessandro armato di tenera pazienza gli spiegò che non aveva nulla di che preoccuparsi, rassicurandolo che quelli dell'associazione italiana per la difesa dei diritti dei gay mica erano scemi, per lo meno non fino a quel punto! E mentre rassicurava il giovane amico, contemporaneamente rifiutava le chiamate in entrata dell'albanese "conosciuto" proprio mentre aspettava, alla stazione, l'arrivo dell'amico l'ultima volta che si erano visti.
*
Il mese di Febbraio non fu di certo il mese di Alessandro, che era riuscito, però nel frattempo a trovare un impiego, precarissimo, presso un Call Center della sua valle, perché in quel mese scoprì di aver un'infinità di malattie sessualmente trasmissibili, eccetto herpes genitale e il temibile AIDS, partendo dalla sifilide, però, per la quale si stava già curando.
Mentre l'altro nostro eroe, Eleman, continuava a vedersi, di nascosto dall'altro, perchè sapeva che dall'altro sarebbe stato giudicato, con Clemente, salvo poi lamentarsi di lui e di tali incontri clandestini tra loro due con l'altro. E Clemente, dal canto suo, invece continuava a fare il trentacinquenne con la sindrome di Peter Pan, e quindi l'orco "scopa-bambini" a tradimento, come se niente fosse, perché tanto alla fine lo salvava la sua innata simpatia.
Tra l'altro il quattordici Febbraio Clemente commise l'imperdonabile errore di invitare, per quel S. Valentino entrambi i ragazzi.
Le cose nella fattispecie andarono così: il mattino del quattordici, mentre si recava al suo nuovo posto di lavoro Alessandro ricevette una chiamata da Clemente che gioviale come al solito gli chiese se per quella sera non avesse impegni che semmai avrebbero potuto vedersi "giù a Milano".
Alessandro che in quel periodo era in piena "convalescenza" rispose di no. Ma lo stesso, baldanzoso, non riuscì a resistere alla tentazione di informare di quell'"invito" il caro Eleman che ne rimase sorpreso perché non riusciva a capire come quell'uomo potesse essere così "morto di fame" , anzi, si incazzò proprio, visto che subito dopo aver incassato il rifiuto di Eleman era corso a fare la stessa proposta all'altro.
Anche perché quello di S. Valentino era per Eleman un triste anniversario, perché gli ricordava il suo nome, lo stesso di suo padre, padre che morì quando lui era troppo piccolo per ricordarsene. Proprio un tristissimo onomastico...
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Aprile, ci fu un'ennesima "serata" tra i due. Alessandro quel giorno arrivava dritto-dritto da Chiasso, nella Svizzera italiana, dove aveva passato tutto un intero giorno con la sua fiamma del momento, uno svizzero appunto. Erano le venti ed Eleman non era dove erano rimasti d'accordo che sarebbe stato. Spazientito, quindi, Alessandro uscì dalla stazione e scrisse all'amico che, una volta arrivato, l'avrebbe trovato giù davanti "al baracchino delle poste italiane". La risposta di Eleman fu la seguente: "Sei pazzo? E mi lasceresti attraversare da solo quest'orda di egiziani-marocchini?" ma la protesta era solo formale. Dopo non molto lo raggiunse.
E nell'attesa Alessandro si ritrovò a pensare: "Sono strane le mie amicizie! Sembrano tutte così intense ma in realtà sono molto immature. Innesti anomali che mi flettano nella mente."
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Eleman quel coglione di Clemente non lo voleva sentire nemmeno nominare e allora Alessandro, per essere più "indipendenti", propose di andare a piedi al vicino "Illumined".
Per via di lavori che stavano facendo al locale per soli gay in cerca di sesso le dark "sotterranee" erano chiuse e i "giochi" per quel periodo si svolgevano di sopra in quella che in condizioni normali era la "naked-room". Nonostante non fosse la prima volta che vi mettava piedi in quel posto, Alessandro, buffamente, non era mai stato su nella "naked-room".
Eleman d'un tratto di punto in bianco si mise a fare un'"attenta" psicoanalisi del problemino sifilitico dell'amico, ovvero: "Secondo me hai fatto bene a non montarci su uno scandalo su questa storia della tua malattia venerea. Perché ci sta anche costruirsi un personaggio, che magari, corrisponde, perché no, alla tua vera natura, ma se tu ci avessi marciato sopra avresti rischiato di rimanere schiavo per sempre del tuo stesso personaggio. Credo quindi che sia una fase della tua vita che devi inevitabilmente passare, che sia giusto così. Poi, quando arriverà il momento in cui sarai stanco, e credimi, arriverà, allora tornerai alle origini!"
Alessandro non capì allora la "profondità" di quelle parole, non era abbastanza maturo per farlo, si limitò, molto egocentricamente, a meditare tra sé che doveva essere proprio un bel personaggio se in molti, tra cui Eleman, subivano il suo fascino, e in molti casi tentavano anche di imitarlo.
Inoltre, quella sera Alessandro, i cui radi capelli, ora, erano sì rossicci ma più scuri, quasi color mogano, era molto giù di voce. Parlava a fatica ma continuava a parlare... per lo più si lamentava del fatto che il suo nuovo uomo lo riempisse di morsi. Aveva iniziato da poco, Alessandro, a frequentare quel ragazzo svizzero, ma sentiva che questa volta si trattava di una storia diversa.
E siccome sentiva questo e soprattutto sentiva che quella avrebbe potuto essere una delle sue utlime "abbuffate" sessuali, e quindi, dopo tante chiacchiere corse a darsi da fare.
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Un cazzo all'interno di un buco nero, al di là della parete che li separava il suo ignoto possessore. Alessandro s'inginocchiò per succhiare quel sesso "depersonalizzato" con somma avidità, con l'obiettivo di ingoiarne il seme.
Una volta uscito da quella cabina speciale studiata apposta per vedere il frutto del peccato ma non chi lo porgeva, Alessandro fece in tempo a farsi "stuprare" da un cinquantenne, il classico padre di famiglia, che trovava alquanto ripugnate, ma si lasciò fare, perché il modo con cui lo prese, così violento, lo eccitò come mai in altro modo si sarebbe eccitato. Gli piacevano le finte violenze carnali, perché lo facevano sentire altamente desiderabile inoltre perché a volte la via della sofferenza gli sembrava l'unica veramente percorribile per giungere al vero piacere.
Alessandro, forse usando l'alibi della gola guasta, non rivolgeva la parola ad anima viva, si limitava come una vittima consenziente a farsi trattare come una troia, come rassegnato di fronte al fatto che quel genere di umanità non poteva offrirgli di meglio, quindi tanto valeva farlo e tacere.
Altro giro, altro uomo, altra pompa! Si trattava di un giovane uomo con pizzetto. E mentre Alessandro stava facendo il suo bravo lavoretto di bocca, si avvicinò ai due, un terzo uomo che non la smetteva di ripetere con tono eccessivamente entusiasta: "Ma lo prende dentro davvero tutto!!!" e dopo un po' anche l'altro si mise a ripetere qualcosa ma più che con tono entusiasta con tono veramente ansimante, qualcosa tipo: "Sto venendo! Sto venendo!"
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Con Eleman si ritrovarono più tardi l'uno di fronte all'altro ai tavolini rossi del bar del locale. Alessandro giocherellone come il suo solito si mise a fare un'assurda parodia della sua tanto amata Daria Bignardi e delle sue celebri "Invasioni Barbariche" dicendo: "Benvenuti queste sono "Le Invasioni Arrapatiche" in diretta dall'"Illumined" di Milano. Aspettate che slaccio la camicetta, che più i bottoncini vanno giù e più l'audience va su!"
Detto ciò, mentre gli altri maschi passavano attorno a loro fissandoli come fossero stati due autentici marziani, Alessandro iniziò a fare un'"intervista arrapatica" all'amico. Nella quale Eleman molto fiero di sè gli confessava di essere riuscito a spompinare quel bel tipo sui trent'anni.
"Quale? Quello che se l'è fatto succhiare da tutti?" gli chiese, giusto per smontarlo, Daria-Alessandro.
*
Di nuovo il bel tipo sui trent'anni che se lo faceva succhiare da tutti. Lui sul grande materassone nero, quello delle orgie, e Eleman che sale su per fargliene un'altra. Il primo passo per l'inizio di una grande orgia collettiva. Approfittò della confusione orgiastica anche il cinquantenne, padre di famiglia, ne approfittò, appunto, per "violentare" pure Eleman. E mentre il cinquantenne, padre di famiglia penetra il retro del ragazzino, il buco davanti gli viene riempito dall'eiaculazione del bel tipo sui trent'anni.
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Per l'ennesima volta Eleman e Alessandro si erano ritrovati a farsi lo stesso uomo, a vivere la stessa esperienza, lo stesso errore. Certo il rapporto tra Alessandro e il cinquantenne, padre di famiglia, era stato proprio una cosa vicina allo stupro, o un rapporto tra puttana e cliente. Mentre tra lo stesso uomo ed Eleman nonostante le apparenze, un pizzico di tenerezza c'era pure stato.
Tanto che Alessandro dovette assistere a una tenera-patetica scena tra Eleman e il cinquantenne avvinghiati sempre, su quel materassone, sul quale poco prima, si era scatenato il porco universo. Il cinquantenne lasciò il suo numero al piccolo Eleman che inerte lo accettò. Alessandro per un attimo rivide se stesso, un se stesso più giovane e ingenuo e ne provò tristezza e un po' di rabbia verso sè e l'amico che gli faceva pietà.
*
Il Massimone era una pilastro del locale. Aveva una pancia grossa come il mondo il Massimone. Così Eleman e Alessandro la usarono come morbido cuscino. Le fiamme dipinte sulla parete della naked-room sembravano bruciare davvero peccaminose.
Oltre che dal cinquantenne Alessandro si era fatto anche inculare da un lercio capellone che mentre lo sodomizzava "teneramente" lo chiamava "mignotta", e non contento anche dal barista-cubista del canale.
Tornando al Massimone questo commise l'incredibile leggerezza di dire che l'amico di Alessandro, Eleman, era più carino di lui. E siccome la verità fa male, Alessandro se la prese un po'.
Ma, come già detto, Alessandro sapeva che era vero. Eleman era più carino di lui, perchè aveva quel fascino da bambino innocente che lui non aveva più e forse non aveva mai avuto.
Ormai a notte finita mentre i due si stavano recando a Centrale Alessandro, chiese con tono vagamente severo all'amico: "Allora non l'hai ancora buttato?"
Eleman con un tono da finto innocentino: "Cosa?"
"Il numero del cinquantenne panzone Eleman!"
E solo quando vide i brandelli del biglietto di carta sul quale era stato appuntato il numero, cadere a terra, dalla mano del giovane amico, Alessandro iniziò a stare un po' meglio.
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