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Quando l'arte informale... Diventò formale.. E che forme
Ore: 11 e 27 minuti.
Ho un'ora esatta, sessanta minuti buoni per impiegare il mio tempo nel miglior modo possibile.
Vicino a me un libro del secondo novecento artistico, sotto questo appunti che raccontano di una lontana arte informale. Sotto la superficie cartacea sulla quale sto incidendo questi pensieri, o parole, opere, omissioni... Non si sa bene come definirli, c'è il quaderno di arte.
Ecco come bisognerebbe impiegare il proprio tempo. Non dico studiare, non bestemmiamo, ma per lo meno leggere. Leggere. Non sembra difficile.
Gin ci ha provato, diamole atto.
Si è circondata di arte, di silenzio, di concentrazione, di raccolta, di pace. Ok detto così sembra si stia parlando di un monastero buddista. In realtà è semplicemente la biblioteca comunale. Nella zona studio c'è sempre un silenzio imbarazzante. Ho quasi paura a deglutire.
Nonostante la pace che aleggia sfarfallando per la stanza, la mente divaga.
Come sempre.
Anche nell'informale, un movimento piuttosto depressivo, tutto deriva dalla vita che gli artisti conducono. Molti devono tutto all'amante, l'amica di letto, chiamatela come volete, che diventa una vera e propria musa ispiratrice. Probabilmente ai tempi, dopo il sesso, al posto della classica sigaretta, si usava prendere un pennello e riempire una tela. Così, tanto per.
Altri devono tutto il loro successo ad un'infanzia tormentata, ad un rapporto incostante, colflittuale, o addirittura inesistente con i genitori.
Tutto diventa arte.
Tutto si vede nelle loro tele.
In quelle cose che poi ci tocca studiare, e parliamoci chiaro, tanto è più semplice il quadro (sai, una riga nera, un quadrato rosso piazzato lì dal nulla, un taglio in mezzo..); tanto più c'è da sapere sull'opera, perché la gente (mille studiosi e critici d'arte), appunto, la gente, ci ha tirato fuori mille e mille interpretazioni diverse, vagando, girando, ballandoci intorno una mazurca, per arrivare a vederci di tutto e di più in un semplice quadrato rosso. E poi si dice che questi artisti, lacerati interiormente dalla fine della guerra, facevano uso e abuso di sostanze stupefacenti per riuscire a creare tali opere, con questa intensità.
Ma avete mai pensato che i veri drogati in realtà siamo noi? O meglio la gente, che vede l'impossibile dentro un quadrato rosso?? Diciamo che cambiare spacciatore non farebbe male... E poi che ne sappiamo noi? Magari sto artista voleva davvero solo rappresentare un semplice quadrato rosso. E tentare la fortuna come si fa al lotto. E grazie ad una gran botta di culo diventa famoso. E il gioco è fatto.
Ecco. Arriva un messaggio sul telefonino.
Lei sa chi è. Eccome se lo sa.
Ma partiamo da capo. Sennò qua tra quadrati, tagli sulle tele, e cose simili, non se ne capisce più una.
Un bel giorno Gin si è svegliò agitatissima. Stra mega ultra sudata. Sai quando fai un incubo atroce, sogni che ti stanno rincorrento con un bazuka. Un enorme bazuka. E tu sai che per quanto ti possa impegnare a correre più forte, loro sono più veloci di te. E soprattutto sono armati. E tu sei lì con il tuo pigiamino con gli orsetti, che ti prepari ad una morte atroce.
Bene in questo caso la morte atroce ha un nome: LAUREA. Una data di nascita: meno di un meseeee... Cazzo (scusate ma a volte ci sta).
Ma, udite udite, non è mica finita qui. Eh magari...
Prima della laurea Gin deve ancora dare un esame!!! Ultimissimo esame.
E di che esame si tratterà?
Storia dell'arte. Contemporaneo due. Un corso seguito almeno duemila anni fa, all'incirca quando i dinosauri non si erano ancora estinti, e vagavano tranquilli e indisturbati per i praticelli.
Impossibile dunque recuperare degli appunti.
Cercarli in camera? Mission impossible.. Sarebbe più facile cercare Alfonso Signorini in un gay pride. Oddio, non chiedetemi la spiegazione di questa metafora decisamente infelice, oggi non sono molto in forma. Mi stupisco di me stessa.
E in realtà questo capita spesso.
Ma torniamo a noi...
Che lampo di genio avrà mai avuto la nostra Gin per salvarsi da una morte certa in tenuta pigiama ad orsetti??
Si decise che la cosa migliore fosse avvalersi del gruppo "Hdemici" di Facebook.. Servirà ben a qualcosa no..?? Quindi Gin depose le proprie speranze in qualche anima pia, che fosse più diligente di lei (e vabbè, ci vuole anche poco), che avesse degli appunti fatti bene, e che soprattutto fosse disposta a compiere questa opera di bene, ovvero a prestarli.
Questa anima pia ha un nome ed un cognome.
E un volto, una carnagione scura, delle labbra carnose, un paio di occhi neri, grandi e intensi, quelli dove ti ci perdi.
Questo portatore di arte informale possiede decisamente delle forme, e stiamo parlando di muscoli nelle braccia, quelli da accarezzare, baciare, leccare, da ballerino di hip hop, un'agilità impressionante, un'intelligenza al di là di ogni confine, un'intraprendenza, e quella vena di pazzia tipica dei sognatori, di quelli che non smettono mai di pensare, progettare, creare, di vedersi lontani anni luce, realizzati.
Quella pazzia che ha anche Gin.
Quella pazzia negli occhi, che la mandò fuori di testa.
E fu così che l'arte informale diventò un vortice di passione.
E si salvi chi può.
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1 recensioni:
- Il primo sctitto letto stamane... che bello!!!! Piaciuto tutto!!! Mi piace come scrivi, semplice, diretto e fluido... circa le interpretazioni di ogni forma d'arte le ho sempre trovate ridicole, chi può essere certo cosa ci voleva dire l'artista. Circa all'incintro da face che dire... curiosa di leggere il seguito
- La forma è importante poiché, a lungo andare, essa crea e costituisce sostanza.
Intanto, benvenuta in quest'angolo letterario.
Mi piace come scrivi e dico che la buona scrittura ti è amica.
La frase è pulita, senza sbavature e la comunicazione arriva al
lettore con facilità. Buona la regia narrativa e gradevole il messaggio di freschezza giovanile che vi si coglie.
Pensare, progettare e creare sono una pazzia che permette di salvarci, prima di essere tutti omologati.
Questo tipo di commento è irrituale, ma passamelo.
Ciao.
Oissela
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