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Mi è sempre piaciuto
Mi è sempre piaciuto paragonare l'uomo ad un albero, perché entrambi nascono da un seme.
Il seme delle piante nasce sotto uno strato di terra e pian piano, con la luce del sole e con il nutrimento del suolo, germoglia. Sono tutte piantine diverse l'una dalle altre appartenenti a diverse specie. Anche qui la natura si è divertita, perché come negli uomini, ha voluto fare una distinzione; ci sono alberi belli, meno belli, utili, meno utili, da ornamento, da legna per ardere, sempreverdi, e alberi messi lì solo per essere alberi. Tutti però sono indispensabili, perché tutti danno qualcosa di vitale per la sopravvivenza: l'ossigeno, senza il quale non esisterebbe la vita.
Quando sono nato io, anche se appartenevo ad una specie messa li tanto per essere, ero un bell'alberello robusto con una bionda chioma riccioluta, pieno di vita, pronta ad affrontare la propria esistenza.
Ero ancora piccolo, quando all'improvviso qualcuno, forse il destino, mi ha sradicato dalla mia terra, e mi ha gettato da una parte con tutte le radici fuori. Evidentemente voleva far posto ad un altro albero... chissà!! Questo non lo saprò mai. Si sa che una piccola pianta è fragile ed è soggetta a morire se non viene rimpiantata. Le mie radici si stavano seccando, e insieme a loro anche la mia vita. Per la seconda volta, e non capisco ancora il perché, forse a qualcuno ho fatto tenerezza, pietà, nel vedermi in quello stato, mi ha preso e mi ha piantato in un buco di terra. Miracolosamente sono sopravvissuto anche se con molto dolore e difficoltà, bene o male ho ricominciato a vivere, certo, non era più la piantina di una volta, ma l'importante era che io vivevo, mi nutrivo dalla terra e quel poco di sole che mi arrivava, per me era essenziale.
Un bel giorno, non ricordo bene se era estate o inverno, per me resta soltanto un bellissimo giorno, una signora inglese è arrivata con una grande macchina americana, autista compreso, mi ha raccolto, messo in un grosso vaso, e mi ha portato via con lei.
Mi sono svegliato frastornato da tanta luce, il sole mi picchiava addosso e ho sentito subito che il suo calore mi faceva tanto bene.
Non avevo mai visto tante cose belle intorno a me. C'erano tanti fiori di colori diversi, aiuole, viali ben curati, e tantissimi alberi, pini marittimi, oleandri cipressi e in mezzo a questo meraviglioso giardino tre grandi ville. Fra tutte queste bellezze, mi accorsi che c'erano delle piantine come me, tutte giovani, e qualcuna veramente ridotta male.
Spesso mi son chiesto perché una donna così ricca e così importante, all'improvviso abbia deciso di curare delle piantine senza nessun apparente interesse, bruttine, spoglie, quasi secche, e metterle in mezzo a quel paradiso terrestre. Solo ora, che sono un albero adulto, che nonostante tutto sono riuscito a dare dei frutti, riesco a darmi una spiegazione; tutto ciò si chiama amore. Quante cure abbiamo ricevute, quante carezze, quanto nutrimento e soprattutto quanta semplicità c'era in quei gesti. Ci ha insegnato le cose fondamentali della vita, le piccole cose, perché la vita è fatta di piccoli attimi. Siamo cresciuti in questo splendido mondo ovattato, inconsapevoli di quello che succedeva al di fuori, nella vita vera di tutti i giorni.
Quanto ero contento di quella nuova esistenza. In quegli anni ho nutrito tanti ideali, tanti sentimenti, valori, credevo nell'uguaglianza e soprattutto nell'amore.
Com'è vero che tutte le cose belle e meravigliose possono durare così poco; infatti quell'alberello non più bello ma pieno di speranza un giorno è tornato a far parte del demanio forestale dello stato. Ero ritornato dove ero nato. La ormai vecchia signora, purtroppo, aveva dato tutto ciò che possedeva a noi, ed era morta nella più completa solitudine e povertà. Questi sono gli scherzi del destino. Non è affatto simpatico questo destino. Un uccellino un giorno si posò sopra un mio ramo, mi disse che aveva visto la tomba della vecchia signora; era desolante averla vista, una tomba messa lì senza nessun fiore, senza una lapide dove ci si scrive il nome; un muratore, aveva scritto con un bastoncino il suo nome sopra il cemento ancora fresco, "Lucia De Viti Pecorella nata il... morta il..." Dio l'abbia in pace.
In quel bosco dove mi sono ritrovato, ho fatto la vita! Sono cresciuto con tante difficoltà, perché ti accorgi immediatamente che tutti quei valori, quei sentimenti che avevi curato con tanta gelosia, ora non erano altro che parole senza nessun significato. Quelli che ti stanno vicino non sono come li avevi pensati, ti accorgi presto che la vita è una continua lotta dove sono ammessi anche i colpi bassi. Alberi che ti si piazzano davanti, che ti tolgono la luce del sole, alberi che ti deridono solo perché sei come sei... per non parlare poi dei temporali che ti piegano fino a toccare i rami a terra, il vento che ti spezza, e quel freddo atroce che quando ti prende ti ferma anche la circolazione della linfa. Oh quante volte ho sognato quel giardino incantato.!! Ma la vita è anche questo... e la devi imparare a tue spese.
Nonostante tutto qualche volta si riesce a rubare qualche raggio di sole, e in quei momenti il tuo cuore si riscalda, dimentichi all'improvviso il dolore che ti porti addosso e la voglia di vivere è così forte, emozionante e dolce, che ti sembra di appartenere ad una specie di alberi sempreverde, destinato ad essere immortalato per la loro bellezza.
Ora di una cosa son sicuro, che un albero più ha vissuto, più è storto, più è mutilato dalle intemperie, più è utile, perché in quell'albero c'è scritta tutta la storia, la vita, tutte le fatiche che ha dovuto sopportare, le angherie le ingiustizie, le paure; quello è un albero saggio, ha molto da insegnare.
Se vuoi metterti sotto la mia ombra, io ti proteggerò, come ho fatto con le mie piccole piantine che sono il frutto della mia esistenza. Se un giorno ti sentirai sola e non sai con chi parlare e con chi prendertela, vieni da me, io ti ascolterò, e se il sole ti brucerà, non ti preoccupare, anche se la mia ombra non è poi tanto grande, ti riparerò Se vuoi scrivere le tue iniziali sul mio tronco, fallo pure, tanto non è una piccola ferita che mi può far male, anzi ne sarei contento e fiero, e ti assicuro che la porterò con molto amore ed onore. Direi agli altri alberi: ha scelto me per scrivere il suo nome, ha scelto il suo amico albero, anche se vicino a voi sono stato sempre insignificante. Anche questa volta ha vinto il cuore. Oddio come vorrei prenderti fra i miei rami e stringerti forte. Adesso che hai messo le tue iniziali sul mio tronco, non lasciarmi solo, ogni tanto, quelle iniziali le devi pulire, curare altrimenti le intemperie ed il sole le cancellerebbero ed io ritornerei a far parte di quegli alberi insignificanti.
Sarebbe bello se un giorno tu potessi portare i tuoi figli sotto la mia carcassa finita dal tempo, fargli vedere le tue iniziali e dirgli: "questo è stato ed è veramente un albero amico".
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