Dovrei tornare a dormire nel mio catafalco: è quasi l'alba ormai. Un'altra notte è passata, uguale ad altre mille. Notte di caccia in cerca di vittime da succhiare, perché è solo il sangue che mi dà vigore, forza, sostegno, coraggio per andare avanti. I secoli trascorsi non li conto più e quelli che ho davanti, da un po' di tempo, mi terrorizzano come se fossi un vecchio. Eppure la mia giovinezza è eterna, come la mia immortalità, ma il prezzo da pagare è alto. Sono solo, disperatamente solo. Le poche compagne che ho avuto sono scomparse. Gli umani non hanno più paura di noi, hanno imparato a combatterci. Ci cercano per stanarci. Io stesso devo cambiare dimore per non essere rintracciato. Comincio ad essere stanco. Io, un tempo, ero normale. Non ricordo più che mi morse e bevve il mio sangue. Da allora sono stato condannato a vagare per sempre su questo mondo, a nutrirmi di sangue per sopravvivere, a cercare di trovarmi un alleato o una compagna. È vero sono eternamente giovane, bellissimo, attraente, le donne mi cascano ai piedi, ma non posso avere l'amore. Per me è vietato. Prima, un tempo, l'avevo l'amore e ancora adesso lo ricordo e, a volte, piango. Chi dice che quelli come noi non provano sentimenti e non possono piangere? Una letteratura ci ha fatto passare per mostri. Lo siamo, è vero. Notturne creature spaventose che inorridiscono chi ne parla. Ma siamo anche noi preda delle passioni. Noi conduciamo una vita al di sotto del subumano. Ci sono amici sono i lupi e gli insetti, sono i nostri compagni, di cui, a volte, ci nutriamo, quando non troviamo sangue. Imbandiamo la nostra mensa di blatte, di tipo, di carogne di animali per tirare avanti. Non posso maledire chi mi ha ridotto così, non mi è concesso. Sono un nemico per Dio, il Male personificato. Una creatura del demonio, sortita dalle fauci più profonde e cupe dell'inferno, ma ora basta. Ecco, sono nella sala di questa antica casa abbandonata. Le imposte sono ben sprangate, i pesanti tendaggi occludono il passaggio al benché minimo raggio di luce. Dovrei già essere sdraiato nella mia bara, dormire il mi sonno senza sogni, per risvegliarmi e ricominciare. Ho preso la mia decisione. Aprirò i tendaggi, lentamente, comincerà ad entrare la luce. So che soffrirò maledettamente, ma ormai la mia scelta è fatta. Ecco, ora c'è un po' di chiarore. Non avevo mai più visto l'alba. Nel cielo ancora punteggiato di stelle, verso oriente, c'è un bagliore porporino che a mano a mano schiarisce tutto intorno, finché diventa una luce dorata All'improvviso nella sala è un fulgore violente che m'investe. Sento bruciare la pelle, è terribile. Atroci dolori come spade mi trafiggono. Mi appoggio al bordo del grosso tavolo, ansimo, ho la bava alla bocca. Mi sto ustionando. La pelle cade a pezzi, sono una piaga sanguinolenta, non vedo quasi più, ma non lascio la luce. Anche se lo volessi. Ormai è troppo tardi. Le carne è caduta del tutto a brandelli, ho le ossa allo scoperto. Urlo di terrore e di spavento. Rivedo in un attimo tutti i secoli vissuti. Poi sono avvolto dal fuoco, che divora ciò che resta di me. Ne sono completamente avvolto. Riesco ancora a muovermi. Faccio qualche passo e disperdo faville scintillanti intorno. Il sole è nella sua piana ascesa. Sto morendo e non mi sembra vero. Lo desideravo da tanto. Mi sto sfaldando, cado a pezzi, sento il buio avanzare, inesorabile. Diventerò un mucchio di cenere che il vento disperderà, lontano.