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Un sogno transpceanico

L'aereo vola spedito sopra un mare di nuvole. "Mi ci tufferei volentieri. Quel candore potrebbe farmi rinascere." Il dott. Antonio Volante, dopo tanti anni di vita regolare, attività di psichiatra, famiglia e impegno politico, ha deciso di dare un taglio, di fuggire dalla sua vita assurda. Il pensionamento ha fatto crollare le sue ultime difese e il senso dei suoi legami. L'attività di primario lo aveva coinvolto in modo totale, in un vortice di stress, conflitti con i collaboratori, frustrazioni continue con i pazienti. Lo aveva talmente assorbito che aveva perso il senso del divertimento e del riposo rigenerante.
"Mia moglie e i miei figli avranno già denunciato la mia scomparsa. Trentaquattro anni di matrimonio con una moglie collerica, sempre alla ricerca della lite... Sono finalmente riuscito a sciogliere la catena. Quando mai sono stato felice? Quanti tradimenti inutili, alla ricerca di qualche sprazzo di felicità sessuale... Ho avuto solo sensi di colpa. Sono sprofondato sempre di più nelle sabbie mobili del tormento e dell'insoddisfazione."
"Signore, desidera un tè, un caffè?" Una hostess dal sorriso smagliante interrompe bruscamente il travaglio interiore del dott. Volante. "Un caffè, grazie." Guarda l'ora: cinque ore di volo; ne rimangono ancora molte. Allunga le gambe cercando di mettersi comodo.
Pensa: "Come l'avranno presa i miei figli, Iacopo e Monica?" Non ha lasciato nessun messaggio, nessuna spiegazione. "Staranno soffrendo? Avranno iniziato le ricerche. Penseranno al peggio... Solo e sempre mamma; papà solo per i soldi. Non ho neanche aspettato la nascita del mio nipotino. Che squallore! La loro crescita mi è sfuggita fra le mani, senza che li potessi guidare."
Si guarda attorno. Hanno abbassato le luci. Chi legge, chi guarda la televisione. Alcuni hanno gli occhi chiusi per dormire. Anche il dott. Volante sistema la testa in una posizione comoda per appisolarsi.
Sono Marco, Luigina, Gabriele, Ines... Hanno il viso sofferente. Due omoni nerboruti, con la divisa da infermieri, li immobilizzano, gli spalancano a forza la bocca e il dott. Volante con un innaffiatoio versa nella loro bocca psicopetrolio. Marco chiede con insistenza: "Voglio fumare, voglio fumare... Dammi una sigaretta, dammi una sigaretta"... Alla prima scintilla dell'accendino, un grande scoppio. Volano in mille brandelli, per poi ricomporsi in lunghe braccia che afferrano il dott. Volante e i due omoni. Le braccia li legano su una sedia, racchiudono la loro testa in una maschera di cuoio. Aprono con forza le loro bocche e vi infilano un elettrodo. Somministrano una, due, tre scosse elettriche. I loro corpi vibrano, saltano in preda alle convulsioni. Il dott. Volante si sveglia terrorizzato e tutto sudato. "Signorina, per favore, un'acqua minerale."
Guarda fuori dall'oblò: è notte. Gli vengono in mente i bei tempi, quando era studente di medicina. Avevano occupato il manicomio di Collegno. Volevano abbattere i muri che lo circondavano e liberare i matti. Avevano bruciato le camicie di forza e le cinghie di contenzione. Gli viene in mente quando iniziò il suo servizio presso il repartino di psichiatria. Aveva un grande entusiasmo e un forte desiderio di sanare tutte le sofferenze di quei pazienti. Entrò subito in conflitto con il primario, che usava ancora la contenzione con facilità. Il paziente veniva legato al letto con cinghie alle mani ed ai piedi. Il reparto era chiuso con tre mandati di chiave. Il primario incominciò ad affidargli compiti ingrati per stufarlo, ma il dott. Volante tenne duro. Quando scoprì che il suo superiore faceva la cresta sulle rette dei pazienti inseriti nelle comunità terapeutiche, non fu "creduto" dai dirigenti dell'ASL, poiché il dott. Trigriglio aveva appoggi politici molti forti. La cosa scoppiò quando i familiari dei pazienti denunciarono il fatto all'opinione pubblica.

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2 commenti:

  • oissela il 12/02/2014 06:34
    Tempo ben speso nel leggere questo racconto.
    Scritto bene e scorrevole, la storia narrata induce molti di noi ad identificarsi nel protagonista. Un bilancio della tumultuosa esistenza di oggi, i tanti compromessi e le delusioni.
    La serenità finale, figlia, anche, dell'andamento pacato delle agitazioni del Dr. Volante, la trovo una bella conclusione.
    Ciao.
    Oissela
  • gianni castagneri il 12/02/2014 06:30
    carino e ben scritto! ah la vita che ci lasciamo sfuggire dalle mani! correre, sempre correre... per cosa poi?

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