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Il lumino 1
L'idea del lumino che ardeva incustodito nella stanza di sotto accanto all'ingresso, lo svegliava nel cuore della notte.
Una assurda paura unita alla strana sensazione di minore solitudine lo spingevano ad andare a controllare quella piccola fiammella.
"Non è bene- pensava - sottovalutare un fuoco. Anche se pur lontana ed improbabile, la possibilità
di un incendio è sempre in agguato: una sola scintilla può causare danni impensabili." Chissà, forse mentre egli stava ancora pacifico nel letto, un ritorno di fiamma era già in atto; magari le tende sintetiche da quattro soldi accanto al cero stavano già ardendo e tra breve le fiamme avrebbero intaccato anche il crocefisso che si era portato da Medjugorje.
Che idea portarsi un crocefisso!
Tutti compravano Madonne di ogni fattura e colore, lui no!
Lui aveva voluto comprare un crocefisso e pure grande tanto da riempire quasi una parete: perché se una croce doveva portare, voleva portarla a casa quasi sulle spalle e voleva parlarci con quel Gesù, a tu per tu, da uomo a uomo. Voleva chiedergli il perché di quel tumore al cervello che lo stava rendendo quasi cieco e perché sua moglie lo aveva abbandonato proprio nella malattia e non aveva atteso che fosse stata la morte a separarli, come insegna il sacramento.
Voleva sapere perché il giudice era stato così poco illuminato da assegnare alla sua ex l'appartamento in città comodo su un piano, con tutti i servizi a portata di mano e di cui ancora stava pagando il mutuo, mentre a lui, quasi invalido e malato, aveva assegnato la casa colonica ereditata dai genitori lontana dal paese, isolata, scomoda e pure un po' cadente. E anche dei figli voleva chiedergli, del perché se ne vanno senza curarsi di chi li ha cresciuti, come se l'amore fosse solo discendente e mai il contrario.
Quante cose voleva dire a quel Gesù ma in realtà non ci parlò mai, anzi se poteva evitava di entrarci in quella stanza dove aveva riposto tutte le sue scartoffie e velleità letterarie e se proprio si trovava per forza di cose a dover passare di là, lo faceva sempre con molta fretta evitando di guardare il Nazareno e la sua preziosa croce.
Si sedette sul letto dandosi dello sciocco mentre si teneva la fronte come a sostenerla ed elargiva sbadigli alla sua ombra... non serviva a nulla rivoltare il pensiero e gli eventi che lo animavano e poi come poteva una piccola fiamma segregata dentro un bicchiere essere la causa di tutte le sue catastrofi!
Glielo diedero in chiesa.
Aveva perso il pullman e faceva freddo, il cielo per giunta non prometteva niente di buono ma a questo era abituato da tempo, così era entrato, almeno avrebbe atteso seduto e al riparo dalle probabili intemperie l'arrivo di quello successivo.
<<Lo accenda al cero pasquale finita la funzione e porti la fiamma sacra a casa sua. Dio ascolterà la sua preghiera.>> Gli disse una signora piccola e magra con i capelli dal colore incerto e una voce tranquilla o almeno così la percepiva per quello che la sua vista gli consentiva.
<< Non è possibile signora: si spegnerà strada facendo sempre che io la trovi, la strada. >> Rispose mostrandole il bastone bianco con cui si era aiutato a salire le scale del sagrato.
<< Oh... non questa, no davvero! Questo fuoco viene da Gerusalemme, dal Santo Sepolcro! La fiamma attinta a quel fuoco non si spegnerà mai da sola, è capace di sopportare anche i più gelidi venti. Abbi fede figliolo.>>
Quel "figliolo" rivolto ad un uomo maturo lo fece sorridere, già perché la fede con vera maestria ripropostagli da una donna che neanche lo vedeva bene in viso, quasi fosse orba anch'essa, gli suonava strano.
La Fede!
Medjugorje non gli aveva dato nulla di più di quanto può dare una breve vacanza. Senza un preciso motivo, tra quelle rocce sentì svanire la serena certezza del Divino che lo aveva avvolto a Lourdes, come un manto, mentre i volontari lo immergevano nella vasca.
Perché fu proprio in quell'acqua, nel preciso momento dell'immersione, che sentì scomparire l'incessante mal di testa rimastogli dopo l'intervento al cervello che da più di un anno non gli dava tregue. Il male restava con tutte le sue complicazioni ma almeno il dolore era cessato, sparito, svanito come per miracolo, per Fede o Divina Volontà o forse solo perché doveva finire ma fu grato in cuor suo alla Signora della grotta e volle anche per questo, oltre alla speranza di una completa guarigione, andare in pellegrinaggio a Medjugorje.
Ma ora doveva decidersi tra il rimettersi a dormire o lo scendere a controllare se il lumino ardeva tranquillo dentro il contenitore.
Stranamente la malattia gli permetteva di distinguere meglio le sagome nella penombra.
<< Un po' come i gatti >> pensava ad alta voce mentre a tastoni e contando i passi raggiungeva il pianerottolo in cima alle scale << solo che essi di vite ne hanno sette>>continuava sarcastico <<mentre io ne ho solo una e la vivo da schifo.>>
Stava giusto pensando a quanto sarebbe stato saggio orientarsi sul genere felino se davvero si avessero ancora vite da vivere e possibilità di scelta, quando in fondo alle scale strani bagliori rossi alternati a lingue di arancio illuminavano tutto l'ingresso e la maggior parte della rampa delle scale: un movimento di luce come un respiro a tratti regolare e a tratti più intenso attraverso la porta si sprigionava dalla stanza. Tutto lasciava pensare ad un vero e proprio incendio ma, quando finalmente giunse nella stanza, fu preso più dallo stupore che dal sollievo nel constatare che non c'era pericolo alcuno e che la piccola fiamma ardeva tranquilla, anzi sembrava stentasse a bruciare tanto che la luce intorno era poco più di una penombra tremula e incerta per non dire stanca.
A malapena scorgeva l'uomo in croce tra il chiaro scuro della fiammella sottostante, poteva intravederne i muscoli tesi delle braccia aperte e indovinare la ferita rossa sul costato, il viso era in ombra reclinato d'un lato ed egli intuiva l'aguzzo delle spine solo grazie ad un riverbero più chiaro che a pensarci bene gli sembrava quasi innaturale.
Si rammentò di una sedia lì vicino e nel voltarsi per cercala si accorse che ogni altra luce intorno scompariva.
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