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Il lumino 2
La funzione era finita. I fedeli, uscendo col loro preziosissimo fuoco, formavano una scia di lucciole mollemente traballanti ma di inspiegabile resistenza.
Si alzò con il suo cero spento in mano e aiutandosi col bastone si avviò all'uscita; il pullman non avrebbe tardato molto ad arrivare.
<<Professore, non accende il cero?>>
<< A dire il vero sono qui per motivo del tempo, ma tu chi sei?>>
<<Sono stato un suo alunno, non mi riconosce?>>
<<Ah sì? E come ti chiami?>>
<<Rossi professore.>>
<<uhmm... mi ricordo di un Rossi al Corridoni: era una vera peste, svogliato e piantagrane e pure somaro anche se dotato di una memoria fuori del comune... Si chiamava... si chiamava...>> fu solo per non dargli importanza e anche per controllare meglio l'accelerazione improvvisa del suo cuore che finse quell'aria da vecchio smemorato; in realtà ricordava benissimo il suo nome e tutto il resto.
<< Enrico, si chiamava Enrico, già professore sono io >>. Rispose l'altro con prontezza accennando un impacciato inchino.
<< Ah! Giovanotto, non posso dire che mi venga un accidente perché già mi è venuto, come tu stesso avrai ben notato, ma se tu sei quel Rossi mi viene da pensare che l'Onnipotente ha operato in te una sorta di miracolo. Che ci fai qui, non sarai mica diventato buono?>>
<< Faccio accoglienza in parrocchia e altre piccole cose un po' dove capita. Mi dia il cero, glielo accendo io... Sono cambiato sa professore, come rinato.>>
<< Allora ripeto a te quanto ho detto prima a una vecchia signora che mi ha dato del "figliolo" : è inutile che io accenda questo moccolo per portarlo a casa, si spegnerà inevitabilmente, per forza di cose.>>
<< Vecchia signora la Maria? Ah professore la sua vista è davvero un disastro e poi lei dà del
" figliolo " a tutti, nessuno escluso.>>
Senza accorgersene aveva incominciato ad ascoltare qualcosa di nuovo tra le panche di una chiesa ormai semivuota, qualcosa che gli suonava come un lontano scritto che ritorna per la struggente dolcezza di un solo verso, uno stato di grazia che però non riusciva a fermare perché da troppo tempo aveva perso nel suo intimo il piacere della comunicazione, del movimento libero di un cuore che si racconta e c'era tanta ombra e solo ombra nella sua testa per carpire il senso di ritrovarsi con un cero acceso in mano datogli da un uomo per un certo verso ora sconosciuto perché viandante premuroso che, solo per un breve tratto, divide con lui il cammino.
Per questo sentì di dirgli un po' scocciato:
<< È solo per tuo piacere che accetto il cero >> e di proseguire anche con una svelata durezza
<< e poi c'è che non mi incanti coi tuoi modi da redento. Lo vuoi sapere qual era la cosa di te che mi faceva andare in bestia? L'intelligenza sempre sveglia, quasi vitale che tu sprecavi con stupide idee pseudorivoluzionarie come il gettare i registri della Colombini nel cesso, tanto per citarne una che le riassume tutte. Se non ci fossi stato io quel giorno a pararti il... Ma lasciamo perdere... La vera lotta ragazzo mio, si fa mostrando il proprio valore sempre, ma tu avevi tempo solo per i balordi che allora amavi frequentare e per le loro deficienze. >>
<< Mi è giunta questa voce, del suo aiuto voglio dire.>> rispose il giovane con serenità quasi serafica <<L'ho saputo dopo... forse è per questo che il cielo ha voluto la incontrassi qui stasera, per poterla ringraziare.>>
"Stiamo parlando proprio lingue diverse " pensava e il suo tono pacato lo irritava maggiormente:
<< È troppo poco ragazzo mio se pensi di cavartela con un servizio da chierichetto in chiesa! >> gli ribadì cercando di non alzare la voce.
" Maledetto pullman, maledetto tempo, maledetto tutto!" si gridava dentro cercando di calmarsi.
<<... Ma lo sai che per quella storia ho rischiato io la sospensione? Buffo no? Mi ci vedi trasferito in capo al mondo ad insegnare ai sordomuti? Io che amavo declamare a memoria Dante...>>
<< La cosa le ha reso solo onore, professore... Ecco sta arrivando il pullman >> annunciò sorridendo come se tutto gli fosse scivolato dietro le spalle, una sorta di immunità che gli era data dal luogo forse o forse dall'incenso che saturava l'ambiente o dal gesto generoso della cristianità.
<<Sì, già, "Ecco il pullman " arriva sempre qualcuno a salvarci! Và! ... Và a dire all'autista di aspettarmi, per favore, se non vuoi che si spenga la tua fiammella divina. E salutami tuo padre... spero stia bene. È tanto che non lo sento. Digli che grazie a te gli sono ancora debitore. Ciao... Ora faccio da solo.>>
<< No professore lasci che l'aiuti, faccia anche questo per piacer mio e la chieda al Padre quella cosa che le brucia dentro e la devasta... attento al gradino... ecco qui c'è un posto, vicino all'uscita; non perda l'opportunità di una grazia. È comodo? Sono giunto alla convinzione, se posso continuare senza sembrarle saccente, che molto spesso la conoscenza di come veramente siamo ci giunge inaspettatamente proprio nella rassegnata accettazione di un vivere preciso di riflessione consapevole, come dire ... elementi discordanti inglobati nel medesimo destino o universo se preferisce.>>
<< Sarebbe come affermare che la vita non è mai una illusione anche se si è costretti ad un infinito lasciarsi andare lungo il fiume..>> Gli rispose stancamente ad occhi chiusi come per riposarsi un poco e aggiunse quasi sussurrando:
<< Come vorrei poterti guardare meglio perché non sembri reale e qualcosa mi sfugge di te: non riesco a decifrare il sereno che intuisco sul tuo sguardo chiaro, né la tua età che mi giunge come indefinita. Ma chi sei? Mi fai sentire come un cielo d'improvviso fermo e che di quella sosta gode. Ragazzo, te lo hanno mai chiesto " Ma chi sei "?>>
Ma quando a fatica tentò con le sue pupille malate di metterlo a fuoco il giovane era già sceso e forse neanche lo aveva ascoltato. Cercò di intravederlo attraverso il finestrino, distingueva solo la sagoma di qualcuno che muoveva al cielo un braccio.
Intuì che lo stava salutando, gli rispose mostrandogli il cero acceso: era il suo grazie e si rese conto che non era vero che non aveva nulla da chiedere in nome del sangue dell'Agnello versato, anche se le cose vanno come devono andare e i lumini come le speranze prima o poi si spengono.
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