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Quell'irresistibile istinto di... annusare le feci
Questa mattina, in macchina, fermo davanti a un semaforo rosso, ho visto una scenetta vecchia come il mondo: un signore, di mezza età, che portava a spasso un cane al guinzaglio.
Io mi ero dovuto fermare, sulle mie quattro ruote, davanti a quel rosso, e per questo ho potuto osservare con calma: improvvisamente il cane inchioda, sulle sue quattro zampe, davanti a una... cacca (che non era nemmeno rossa). Il signore, contrariato, lo strattona, bofonchiando qualcosa; il cane oppone resistenza: inchioda e non intende continuare la passeggiata: annusa con spasmodica voluttà quel bocconcino appetitoso! allora l'uomo - dando sempre mostra di essere un po' scandalizzato davanti alle scostumatezze del suo cane (potenza del perbenismo) -, senza tante storie, lo alza di peso, col guinzaglio, e lo trascina oltre; la moralità è fatta salva: il cane, appena uscito dal campo magnetico di quella profumata calamità (qui l'accento è bisenso: calamìta & calamità), subisce di nuovo docilmente le volontà peripatetiche del suo dominus e la passeggiata può continuare.
Anche gli esseri umani avrebbero bisogno di un dominus che insegnasse loro a non... mangiare merda; invece si ritrovano un Signore che li condanna a questo (seppur per il breve tempo della loro vita terrena, dicono).
Hai voluto la bici? Adesso pedala!
Ma da quando, la bici? Dal peccato originale? Fermate il mondo, allora, voglio scendere: preferisco andare a piedi, non mi va di pedalare. Tutto luccica sotto le specie delle feci: ogni vanità mondana attrae con il suo fetore, ma per gli uomini è profumo.
La vita è bella! Sì, c'è qualche piccola sofferenza, ma quanta gioia! Vuoi mettere? Ne vale la pena!
Gli uomini non sanno più (o non hanno mai saputo) distinguere la puzza dal profumo: il loro olfatto è stato creato (?) così: l'istinto li porta a sentire profumate le belle feci nelle quali si imbattono ogni giorno. Per esempio, ai maschietti piace l'odore del sesso femminile, e viceversa (pare); ho sentito dire - non so più dove e nemmeno quando - che se il maschio potesse sentire l'odore della femmina senza l'incantesimo dell'eccitazione sessuale non le si avvicinerebbe nemmeno. L'aura di quaggiù, a quanto pare, è viziata, così viziata che manco più la percepiamo come tale. Ci si abitua a tutto, lo sappiamo, ma quando c'è l'abitudine non si distingue più il bene dal male, il profumo dalla puzza.
Quel povero cane cittadino (ma, come lui, tutti i cani del mondo, anche i rustici) cercava nelle feci stradali il profumo dell'eterno femminino (o il profumo dei suoi amici, è lo stesso) e lo trovava nell'olezzo delle deiezioni. Ma quale mostruoso Signore ha saputo e voluto spacciare per profumo la puzza delle cose? E perché ha voluto che noi ci credessimo?
Già, perché forse non esiste nessun Signore, dacché nessun Dominus potrebbe essere tanto briccone e sadico da permettere ogni giorno questo spettacolo di cattivo gusto: cani che, come umani - meglio dire umani, che come cani? -, scambiano porci per perle, porcate per meraviglie.
Esseri che, a testa bassa, scandagliano compiaciuti tutte le feci del loro itinerarium terreno: questo sono gli esseri umani; cani che camminano a testa bassa; se la alzassero, la testa, forse sentirebbero un odore diverso (profumo di aria pulita, o almeno diversa) e non potrebbero più riconoscere i loro simili nel fetore insopportabile della comunella. Bisogna fare branco, e guai a chi si isola, sdegnoso, al di sopra dei segnali fumanti che le feci esalano! Senza segni si avrebbe la perdita del senso, e allora, meglio abbassarsi a interpretare segnali di fumo nauseabondo piuttosto che vedere un cielo pieno di nuvole inquietanti, là sopra.
Il mondo è un'isola pedonale piena di cacche, con tanti pedoni che, per poterle annusare meglio, cercano di non pestarle.
Ogni SMS è un segnale fumante: sembra che sappia di buono, ma è solo l'assuefazione ad imporre questa ermeneutica; in realtà, quella "M", posta fra le due "S", sembra suggerire l'essenza di cui si parla. I cani non hanno tecnologia, per questo deiettano messaggi alla vecchia maniera (curioso: anche la parola "messaggi" comincia per "M"); gli uomini, invece, che hanno la tekne, sanno far parlare la loro "lingua".
La lingua.
Serve a comunicare? No. Ce lo insegnano i cani: serve a leccare il partner che, grazie alla pista odorosa da lui lasciata, si è riusciti a trovare, magari al giardinetto. Gli umani invece si ostinano a voler usare la lingua per parlare; ma bisognerebbe imparare dai nostri fratelli animali: prima leccare, poi parlare.
Però, è comprensibile, come può, un umano, che ha imparato ad usare la lingua in due modi diversi - parlare, oltre che leccare -; e, soprattutto, ad un umano che crede di esser riuscito a trovare nella favella un modo più nobile dell'uso della lingua, come si fa, dicevo, ad imporgli una regressione così umiliante come quella del ritorno al solo lecchinaggio?
Fra i canti della chiesa cattolica ce n'è uno, intitolato 'Il cielo narra la tua gloria', che, a un certo punto dice: "Rendiamo grazie a te, o Padre, perché riveli la tua gloria a chi ti cerca in umiltà". Umiltà è parola che sa di terra: humus. A me continuano a venire in mente le feci: anche loro stanno per terra ed è lì che i cani (e noi) le cerchiamo. Ma che bello! Il Dominus rivela la sua gloria a chi lo cerca in umiltà... a giudicare dal triste spettacolo di questo mondo, direi che si rivela quasi a tutti, questo "padre": raramente, infatti, si vede qualcuno cercare non per terra i profumi dell'amicizia, dell'amore o almeno del rapporto umano.
E ci vuole veramente molta umiltà, per credere che un Dominus creatore di esseri votati a questo tipo di humus sia anche padre! A meno di tradurre "umile" con "terra-terra"; che è poi l'esatta definizione degli esseri, animali-bestie o animali-uomini, che vagano a testa bassa per le strade di questo mondo.
S'è mai visto un cane che disdegna l'odore della traccia fecale?
No, non s'è mai visto.
L'istinto porta immancabilmente il cane a cercare nelle feci le tracce eventuali del passaggio di suoi simili. L'istinto è istinto, e per i cani, anzi, per gli animali in generale, non è da pretendere un atteggiamento che prenda le distanze dalla natura: l'istinto è natura e l'animalità è istinto, no? Quindi un animale non può disubbidire ai suoi istinti. Ma l'uomo! Anche lui non può?
Fa ribrezzo, fa senso pensare che nessun cane di uomo senta mai il bisogno di alzare la testa schifato e dire: "No, mi rifiuto. I miei simili saranno anche desiderabili, ma mi rifiuto di cercarli nella puzza dei loro bisogni. Mi fa schifo!".
Vi fu, nella storia, a quanto pare, solo uno che cercò l'uomo nei suoi bisogni: un povero... cristo. Ma fece la fine che fece e nessuno di noi sa veramente a cosa servì la sua fine.
Se una cosa è naturale, per quasi tutti quei cani di esseri umani, essa è anche "giusta", o quanto meno normale. Un esempio? La morte. La morte è normale, vero? Già. Forse perché anche i morti puzzano, e così anche su di loro possiamo esercitare ancora il nostro irresistibile istinto a cercare tracce di vita; anche se molti viventi che ci sono vicini non sono più vivi di quei morti, e lo sappiamo. La vita puzza di morte, dall'istante del suo inizio, eppure, nessuno (o quasi) che ne contesti lo statuto: è naturale, la vita, quindi va bene così.
E la nascita?
Naturalissima anch'essa, certo. Sangue, urla della partoriente, pianto del partorito, doglie, travaglio: tutto naturale, cioè normale; il neonato piange e i genitori sorridono (forse pensano che lui pianga di gioia) e quindi si compiacciono del loro capolavoro: ora hanno un figlio! Un figlio al quale, nel volgere di pochi anni, potrebbe non piacere affatto, la vita, ma niente da fare: la vita è un dono, e non si discute; così affermano i cristiani. Nel "pacchetto" di questo dono c'è l'impossibilità di tornare indietro: la vita può anche non piacere, ma ormai ce l'hai, e te la tieni. Anzi, i cristiani, per consolarsi della morte, affermano che dopo ci sarà una vita eterna: che consolazione!
E se uno la vita non la vuole? Non la vuole e basta?
Ci svegliano per farci nascere e non ci è più permesso addormentarci; e anche dopo la morte, o al paradiso o all'inferno, ormai ci sei, e ci resti, per sempre. Io non so se, prima di nascere, siamo addormentati, ma certo non siamo svegli, nel senso che non siamo coscienti. Questa incoscienza è il non-essere? Chiamiamolo così.
Se prima di nascere siamo nel non-essere, non siamo, o almeno non "ci" siamo: sempre che "esser-ci" ed "essere" si equivalgano. Ma ammettiamo che sia così. Resta il fatto che, come quando dormiamo senza sognare, così il nostro essere nel non-essere è qualcosa che non ricordiamo e che quindi è come non avessimo vissuto.
"L'essere, per i viventi, è il vivere", scriveva Aristotele. Forse è per questo che i viventi danno per scontata la vita, anche se puzza. Per vivere alla meno peggio, infatti, lo ripeto, bisogna saper abituarsi alla puzza della vita, e i viventi ci riescono benissimo, a quanto pare.
Anche gli animali sono viventi, ma a loro è concesso il non discutere l'essere maleodorante della loro vita: non sanno di vivere, per cui va bene così. Ma noi no, noi lo dovremmo sapere, perché il pensiero e il raziocinio sono proprio questa finestra sul "fuori", unico luogo dal quale possiamo vederci; eppure, chi "esce", è ritenuto da quei cani "fuori di testa".
Come si fa a parlare con gente del genere? Non ci si capirà mai. Se loro continuano a guardare per terra, in cerca di feci, ed io invece guardo in su, a caccia di faci (lasciatemi un po' fare il poeta!) loro penseranno sempre che io prenda lucciole per... feci! E saremo sempre daccapo.
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