Il grande centro commerciale era sfavillante di luci e colori.
La vidi che scendeva dalla scala mobile. Camicetta rossa con mini jeans, le gambe nude, folti e lunghi capelli castani tendenti al biondo le cascavano con incredibile naturalezza sulle esili spalle. Una fanciulla che forse non aveva quindici anni.
Era accompagnata da una donna che doveva essere certamente la madre, una signora un po' in carne che di anni doveva averne una quarantina.
Reparto cosmetici, profumi ecc.
Da una distanza che mi consente di non essere troppo notato, ma tale da non udire distintamente le voci, osservo la ragazzina che si spruzza qualcosa su una mano e poi annusa. Ripete, concentrata, varie volte l'operazione. Grida qualcosa verso la madre.
Cerca di attirare la sua attenzione ma pure lei è indaffarata con bombolette spray e simili cose. Allora si avvicina a lei e le parla concitata. La madre non sembra darle molto retta e forse la rimprovera. La ninfetta si allontana, ma non troppo, sembra contrariata.
Continuo a osservarle. Si aggirano sempre là intorno, non hanno nè carello nè cesta.
La madre ha in mano dei cosmetici e li tiene stretti al petto. Anche la ragazzina ha dei vasetti e flaconcini in mano, ma si vede che è imbronciata, li rimette nello scaffale e si avvia verso le casse.
Da lì chiama ancora la madre: "andiamo via, per favore", sembra dire con una smorfia di noia. La madre non si gira nemmeno.
Non posso certo stare lì a guardare ancora a lungo, ma non sono capace di distogliere gli occhi da quella scenetta. Faccio un mezzo giro fra gli scaffali fingendo di cercare dei prodotti, ma alla fine torno al mio punto di osservazione.
E lei è ancora lì, appoggiata alle casse, esasperata dall'attesa, ha il grugnetto indignato.
La guardo con una sorta di tremore che quasi mi fa mancare il respiro.
Poi all'improvviso incrocio il suo sguardo, è un attimo, si è accorta di essere osservata. Mi fissa, i suoi occhi sui miei, diretti e intelligenti, limpidi e già seducenti: distolgo lo sguardo.
In quel momento arriva la madre e la spinge via. Non senza un'ultima e fugace occhiata sopra la spalla delicata, della ninfetta verso di me, le guardo allontanarsi e poi sparire. (Humbert Humbert) "Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un breve viaggio di tre passi sul palato per andare a bussare, tre volte contro i denti. LO. LI. TA.