racconti » Racconti brevi » L'ex principe azzurro (ci vogliamo ancora bene?)
L'ex principe azzurro (ci vogliamo ancora bene?)
... E intanto tutto passa. Tutto è già passato. È scivolato il giorno di natale che ho passato dormendo. Passati sono anche quei giorni subito dopo natale in cui io l'ho rincontrato per la prima volta. Ed è passato pure l'ultimo, e quindi anche il primo, dell'anno, con io che avevo come minimo 39 di febbre!
Adesso, invece, mi trovo qui in questa località, per me, semisconosciuta, del milanese, ma che potrebbe anche essere della bergamasca. Vediamo: Trezzo sull'Adda? Trezzano sul Naviglio? Non so, non saprei proprio.
Di certo Febbraio è agli sgoccioli e io inizio a sentirlo in tutta la sua forza e la sua bellezza questo preludio di primavera, nell'aria, proprio. Lo sento anche oggi, che attraverso le ampie finestre di questo vecchio casolare dimenticato da dio, o chi per lui, posso chiaramente notare che sta piovendo a dirotto. Fuori piove e io dentro mi sento morire.
Lui, ora, si è completamente rivestito. Riesco a vedere solo la sua ombra che mi dà le spalle, perché lui è completamente, oddio per quella poca luce che c'è, controluce. Si sta fumando una sigaretta post-coitale. Mentre io sono preda di mille dubbi e domande; una su tutte: "Ma che minchia ci faccio qui?"
Lui una volta, durante quelli che io considero i miei stramaledettissimi "tempi bui", ovvero gli anni in cui io e Gabriele ci siamo annusati e persi per la prima volta, in cui io ero poco più che un pischello che si portava in giro a prostituirsi la vita, mi disse che io per lui ero come un libro aperto. E dev'essere vero anche oggi, perché adesso, ma proprio adesso, lui mi si avvicina e con quella sua dolcezza, o quella che comunque io allora scambiai per tale, intatta come allora, mi dice, con la sua voce maschia, forte e giovanile: " Allora Emanuè ti stai per caso chiedendo che ci fai qui con me?"
Nel dire ciò mi passa una manona delle sue sulle mie ossute chiappe, procurandomi un intenso brivido, non so ancora se di piacere. Di sicuro oggi sono certo che questo genere di cose non m'incantano più; lui non m'incanta più.
Tornando alla sua domanda, quella che lui mi ha appena posto, direi che un tempo gli avrei risposto un bell'e sonoro NO, solo e semplicemente per contraddirlo.
Invece, ora che ho ben sette anni di saggezza (?) in più, mi prendo il sommo lusso di pensarci un po' su. E dopo essermi preso il tempo debito gli rispondo: "Beh, dai, se ci pensi un po' su è buffo ritrovarsi così dopo tanti anni, quando forse nessuno dei due ci sperava più... ritrovarsi qui e finalmente fare una bella scopata, dico!..."
Lui ride. Ha un sorriso straordinario, soprattutto visto e considerato che è quello di un fumatore più o meno incallito.
"Ma vivi ancora con i tuoi Emanuè?"
Io faccio di sì con la testolina.
"E non saranno preoccupati?"
"Oddio, più che altro, potrebbe esserlo il mio moroso..." faccio io piuttosto languido.
Lui invece si scosta di scatto da me e inizia a penetrarmi gli occhi con il suo sguardo duro. E io vedo chiaramente il seme marcio della gelosia, una quanto mai insana e assurda gelosia, impadronirsi del suo bel volto, reso ancora più interessante dai primi segni del tempo. Lui mi chiede lapidario e quasi senza espressione: "Ma chi? Quel biondo insignificante?"
Ecco! Adesso sento in me questo fortissimo bisogno di fargli del male, davvero male. Ecco perché ora ricambio il suo sguardo. I miei occhi grigio-blu versus i suoi occhi marroni. Con il volto leggermente deformato da una strana smorfia gli dico: " Sarà pure insignificante ma è stato lui quello che mi ha raccolto quando tu mi hai abbandonato. È stato lui a leccarmi le ferite che tu mi hai procurato..."
E lui con una maturità feroce mi risponde: " Avresti dovuto leccarti da solo le tue ferite!"
Poi con la stessa durezza, quella che io ricordo tanto bene, mi dice che se mi ostino a continuare con questo tono posso anche rivestirmi e tornarmene beatamente da dove sono venuto.
A me non resta altro da fare che ricacciare indietro le lacrime. Perché lo so che se mi metto a frignare, qui, adesso, davanti a lui, è finita. Però stupidamente, e ancora una volta, rimango senza parole dinanzi a lui. È a questo punto che lui mi prende il volto tra le mani e mi bacia. Mi erano mancati i suoi baci.
Non so perché, ma in questo istante mi viene da pensare che la vita è la vita, con le sue imperfezioni, i suoi casini, e questo è un pensiero, seppur non chiarissimo ai più, forse, davvero rassicurante.
Forse, se io riuscissi davvero ad autoconvincermi che la vita non è una fottuta favola, ce la possiamo fare, io e il Gabry, a "viverci" serenamente con "sciallo". Basterebbe, in fondo, solo che io finalmente imparassi ad amare "il lato umano" del principe azzurro.
A scadenze irregolari, quando io e lui riusciamo a liberarci dai nostri relativi impegni,- sì, perché anche lui, lo stronzo, è fidanzato- ci ritroviamo in questo vecchio casolare non troppo distante dal centro di Trezzo sull'Adda. Come oggi, che gli chiedo: "E che fai adesso nella vita?" e nel frattempo ingollo qualche sorso del caffè che lui mi ha preparato e che io, come al solito, ho addolcito troppo, con ben tre cucchiaini di zucchero, né uno di più né uno di meno.
"Gestisco un locale con un mio amico qui a Milano. L'"Orlando" lo conosci?"
"A dire il vero no. Non giro più così tanto."
"E tu Emanuè? Che fai nella vita, perché fai qualcosa nella vita adesso, vero?
"Sì, come no?! Lavoro in una struttura per anziani più o meno autosufficienti..."
"Ma dai? Non mi dire!"
"Sai come ho ottenuto il posto?"
"Illuminami..."
"Facendo un pompino al "big boss" della struttura..."
A questo punto lui mi posa una mano sulla testa e me la "strapazza" come fanno i padroni di certi cuccioli dispettosi che, tu padrone, non ti arrischieresti mai a lasciare da soli, manco per un secondo, nel tuo salotto nuovo, ma che in compenso adori da morire e mi dice: "Ma perché Emanuè ogni volta che io sono lì lì per convincermi che tu sei cambiato, che ti stai "normalizzando"... tu in men che non si dica tendi poi a distruggere tutto?"
Già, perché?
Io a distanza di anni, invece, mi vedo e percepisco diversissimo. Certo tengo conto del fatto che la versione che abbiamo di noi stessi non sempre coincide effettivamente con la realtà dei fatti, sempre che esista una realtà dei fatti. Vero è anche che io con la cosiddetta normalità ho un ben strano rapporto. Appena mi avvicino tantissimo a essa, ne rimango spaventato e la rifuggo. E molto spesso mi chiedo: "Ma come? Tanta fatica per nulla?"
Per normalità io non intendo poi chissà cosa. Più che altro avere un'occupazione nella vita, qualche soldino da spendere, sogni da progettare prima, e realizzare poi... e invece è come se io rimanessi sempre nel mezzo, in una sorta di limbo. E a ben pensarci, in fondo, tra le dannazioni dell'inferno, la noia eterna del paradiso, la soluzione più ottimale potrebbe essere proprio quella del purgatorio.
Un attimo. Solo un attimo, e dal mare dei miei pensieri egocentrici pesco una curiosità del tutto nuova, sensazionale. Una domanda più che altro. Mi chiedo: "E lui che ha fatto della sua vita in questi sette anni?" Ed è grazia a questa domanda nata e abortita all'interno della mia testa che io mi accorgo di non sapere niente di lui.
Il che è davvero strano perché nonostante questa mia irritante aria di egocentrico snob, da egoista spietato, da cinico verso tutto ciò che mi è "estraneo"; io in genere mi reputo un tipo piuttosto empatico e disposto all'ascolto. No, dico sul serio, mi piacciono le storie degli altri. Mi piacciono le storie in genere.
E così io attacco: " Sai che cosa non ha funzionato tra noi? Io non sapevo proprio nulla di te..."
"Adesso non riattaccare con i risentimenti..."
"E tu non metter su un altro cazzo di muro!"
"Ma che vuoi Emanuè? Tanto un fidanzato già ce l'hai, no?"
"Ah, ecco! Poi sarei io quello dei risentimenti?"
"Comunque non mi sembra di averti mai nascosto nulla!"
"Ma dai!!! Vorrei ricordarti che ti sei presentato a me nelle vesti di avvocato penalista e in realtà eri un semplice cameriere. Ruolo professionale, questo tuo, che chissà per quale cazzo di motivo mi hai tenuto nascosto per un sacco di tempo. Come mi hai tenuto nascosto il fatto che quando ci frequentavamo tu stavi ancora con coso, con Attilio..."
"Possibile? Tutto questo? Quelle tre o quattro volte che ci siamo visti?"
"Quattro!"
...
"Comunque, sì, su un fatto hai ragione tu. È assurdo che tu mi abbia raccontato così tante palle in così poco tempo..."
"Sì a malincuore mi ritrovo costretto a ripetermi... non sei cambiato affatto!"
"Ah, no?!"
"Fai sempre il sostenuto..."
"Stronzo!"
Proprio non me lo sarei mai aspettato ma ho scoperto che è stato lui a cercarmi. Si è messo in moto quella sera che ci siamo beccati per caso al "Borgo", che sembrava, tra l'altro, non avermi neanche riconosciuto, e non si è più fermato finché non mi ha trovato. Ha raccolto in giro indizi su di me. Cosa parecchio inquietante, a ben pensarci. Anche perché io posso sembrare una "rana dalla bocca larga", ma in realtà sono uno che in genere non lascia molte scie dietro di sé. Ma come avrà fatto, mi chiedo, a ricostruire la mia vita fino a qui? No, perché il signorino me lo sono ritrovato qui in valle, quasi sotto a casa mia, cioè a casa dei miei.
Mi aveva parlato dell'eventualità di una capatina (senza poi farla!) dalle mie parti, in mezzo alle montagne, per riportarmi quelle due cose che avevo dimenticato da lui, quell'unica volta che ero stato a casa sua (?), però questo era successo sette anni fa!
Al mio Vale di tutto ciò non gli ho ancora detto niente. Vorrei evitare un po' di merda per il momento. Anche perché , onestamente: io e Gabry ci vogliamo ancora bene? Non l'ho ancora capito.
12345
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
1 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Storie di vita, scandaglio di sensazioni ed emozioni in questo nostro tempo confuso. Trovo che scrivi in maniera molto più scorrevole sai? Complimenti ciccio di zia tua super smack...
- bel racconto! oh come ti capisco!
- diciamo che ci sto a provà... grazie zia!
- grazie Gianni: per la tua costanza, il tuo affetto e i tuoi commenti sagaci!
- oh come sono"normali" le cose che scrivi!... e che scrivi molto bene!!! gia' perche' a volte e' un classico l'innamorarsi sempre delle persone sbagliate... del resto quando si ha bisogno di amore si corre il rischio di vedere amore anche dove amore non c'e' e... si sta bene per un po', ma poi si precipita'... ma... cosi' e' la vita!
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0