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Scenari di guerra
Con l'arrivo del nuovo anno, la pioggia di bombe su Castelforte migliorò e di molto le sue prestazioni.
Una donna con quattro bambini si recò in un casolare nascosto tra gli ulivi, per trasformare in pane, la bella farina bianca di cui disponeva.
Si preparava a sfornare quando dal cielo arrivò la bomba aerea. Due bambini erano stati fatti a pezzi. La Poveretta ne raccolse i brandelli e li depose nella madia. Col triste carico sulla testa e due figli attaccati alla gonna ritornò al paese. Il dolore le fece compagnia durante il tragitto. Le belle verdi colline erano state spelacchiate dalle seimila bocche da fuoco, che vomitavano il loro orrore.
La giovane donna, il marito e i due figli fuggivano, sotto le cannonate, per raggiungere la grotta dove c'era la salvezza. Fu costretta a fermarsi per guardare il marito, centrato da una scheggia. No. I cani e i corvi non avrebbero fatto scempio di quel corpo caldo. Stava sistemando le ultime pietose pietre, quando arrivò la classica ciliegina sulla torta.
Un'esplosione terribile che vanificava il suo lavoro e i due figli gravemente feriti.
Uno dei due s'era avvinghiato a lei e con uno sforzo ai limiti del possibile, la donna se lo caricò sulle spalle. S'incamminò, mentre l'Altro urlava - Mamma non mi lasciare- -Torno subito a prenderti- Fu la promessa. Giulia mise in salvo il primo figlio. Tornò indietro dal Secondo, che era stato abbandonato. Lo troverà morto e dispiaciuto.
Triste incombenza quella mattina di gennaio, per il giovane soldato dai capelli biondi. I primi raggi del sole arrivarono assieme al proiettile che esplose.
Dei cinque soldati tedeschi quattro si salvarono. Il quinto aveva il ventre aperto e le budella che fuoriuscivano. Urlava... urlava... urlava. Urlava troppo quel soldato tedesco. Dopo essersi fatto il segno di croce, il suo camerata dai capelli biondi Lo giustiziò in un "amen". In quel di febbraio del 44, ci fu il finimondo.
I civili scappavano da tutte le parti e i militari, in tutte altre faccende affaccendati, si disinteressavano della loro sorte.
Teresa e ì due figli facevano parte dello scenario dei profughi diretti al Nord.
Mizia aveva sei anni e Andrea solo quattro. La montagna aveva preso fuoco.
I mutilati che venivano raggiunti dalle vive fiamme, urlavano come pazzi.
Si contorcevano in maniera buffa e invidiavano i cadaveri.
Teresa trasportava a fatica un sacco con tutti i suoi tesori: un po' d'olio, del granturco, due lenzuola, un macinino che era un vero e proprio mulino portatile per il grano e delle fotografie. Rimpiangeva la capra e il suo latte. Purtroppo. anche se era sfuggita ai Tedeschi, la capra era stata rubata da un parente.
La spossatezza ha un suo limite biologico e la stanca Teresa si sedette sul ciglio del sentiero. Le schegge radevano la barba all'erba e agli ulivi.
Il bambino terrorizzato aveva nascosto la testa sotto un lembo della gonna materna e rassicurato non piangeva più. La bambina frignava, perché voleva bere. La pietà era stata trattenuta da qualche altra parte. Un Tale derubava i morti e i moribondi. Teresa aveva recuperato un po' d'energia.
Rincorse sua figlia e riuscì a tirarle un paio di pugni sulla schiena. Poi, di nuovo stanca, s'accasciò nell'attesa di una bomba liberatrice. Un gendarme le si avvicinò sgridandola e intimandole di proseguire.
La donna lo scongiurò di ammazzarla e di provvedere ai bambini.
Il gendarme si mise a piangere e le diede la borraccia d'acqua.
Altri invocarono il gendarme che, sordo ad ogni richiesta, scomparve dallo scenario. Proseguendo il suo cammino, Teresa incontrò due soldati abbracciati.
Uno era tedesco e l'altro era un negro.
Rassicurata dalle baionette che avevano infilzato i due poveri diavoli si avvicinò.
S'impadronì della gavetta e del cucchiaio dal manico bucato. Gli oggetti appartenevano al cadavere del Tedesco. Teresa si giustificò coi figli dicendo- Il soldato bianco non mangia più la pappa- Tre giorni dopo finirono in un campo dì concentramento a Cesano. Dove gli altri stavano male, Teresa e i due piccoli mangiarono con regolarità.
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