Chissà perché infilò la stretta scala che portava in soffitta.
Non le piaceva quel luogo pieno di cose inutili, polverose, buttate a caso.
Quel giorno invece sentì forte il bisogno di entrarvi, di guardare, di ritrovare il suo passato, di farsi mordere dai ricordi.
Mucchi di giornali ingialliti, scatoloni con vecchi libri di scuola, la carrozzina dei suoi figli, scarpe sparse qua e là...
Su di una cassapanca impolverata il giradischi a valigetta Europhon di color verdino spento, e vicino la pila dei dischi in una busta di plastica.
Scese le scale, spolverò il giradischi, alzò il coperchio, attaccò la spina, fece scattare il braccio e il piatto partì.
Funzionava.
Il loro disco... cercò nella pila... finalmente lo trovò.
. Le note del pezzo si diffusero nella la stanza: Petite fleur di Sidney Bechet
. Il suono triste e malinconico, a tratti struggente, la prese, e le parve di trovarsi ancora fra le braccia del suo Stefano.
Chiuse gli occhi.
Sentì il suo strano odore di mandorle amare, il suo calore, la guancia che premeva sulla sua.
Il ricordo si fece intenso, acuto, le note evocavano momenti indimenticabili di gioia e spensieratezza... poi il distacco improvviso, doloroso, amaro.
Il pezzò finì, il braccio a fine corsa fece un secco clic e il disco si arrestò.
Una folata di vento gonfiò la tenda che andò a lambirle il viso, quasi una carezza dolce...