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I draghi dorati
Un colpo di ali. Il vento scorre sulle mie squame, che mi proteggono dal freddo. Sopra le nuvole, il sole mi colpisce e un alone, dorato come il mio corpo, mi circonda. Giro la testa e la vedo, accanto a me: bella, fiera ed elegante, color oro splendente.
La mia Tempesta.
Mi sveglio con il ricordo del sogno ancora impresso.
Mamma mi chiama: "È tardi! Devi andare a scuola!"
Sbuffando, mi alzo e mi preparo. Un'altra noiosissima giornata mi aspetta; un'altra giornata in quella scuola dove tutti mi prendono in giro. Solo perché amo i draghi, solo perché ho confidato a colui che credevo il mio migliore amico che di notte nei miei sogni sono un drago.
Passo una giornata infernale ascoltando i bisbigli che mi vengono rivolti alle spalle. Non seguo le lezioni. A metà mattina trovo sul mio banco un bigliettino con scritto "O Grande Drago, posso avere l'onore di lucidarle gli artigli? O non si abbasserebbe mai a farsi pulire da un comune mortale?". Scappo in bagno e mi siedo con la schiena verso la porta, bloccandola. Mi porto le mani sugli occhi e li chiudo.
Atterriamo in una grande grotta; la nostra casa.
Lei mi guarda, socchiude gli occhi.
"Il mio Destino sei tu. Staremo insieme per sempre, vero?" mi chiede, con un sussurro.
"Certo." rispondo.
Lei si avvicina e mi sfiora il naso con il suo. Il sole alle nostre spalle inizia la sua discesa.
Torno in classe. La giornata finalmente finisce.
"Soffro così solo perché sono i primi giorni. Hanno appena iniziato a prendermi in giro... Ci farò l'abitudine col tempo." mi dico, cercando di autoconvincermi. Ma intanto non vedo l'ora che arrivi la notte, per sognarmi di nuovo nel corpo di un drago. Dell drago chiamato Destino.
La guardo dormire. Ricordo ancora la prima volta che l'ho vista.
Era una piccola cucciola, una cucciola senza nome. Pensavo di essere l'unico; l'ultimo dei draghi. E invece trovai lei, color oro come me, con quegli occhi di ghiaccio. Me ne presi subito cura, ovviamente.
Forse era inevitabile innamorarsi.
Forse era inevitabile che il sussulto avuto dal mio cuore nel momento della scoperta si fosse evoluto fino a diventare il sentimento più puro: l'amore.
Uno sbuffo di fumo le esce dal naso. Chissà che sogna. Quasi sicuramente me. Noi due, in questa immensa solitudine.
Un'altra giornata d'inferno.
Un presentimento... Devo tornare ai miei sogni; devo capire.
Chiudo gli occhi. Non arriva niente. Riprovo.
Sono solo nella mia camera, cercando di essere più tranquillo possibile. Ancora niente.
Un libro attira la mia attenzione: "Storia della nostra Terra". Lo prendo, lo apro, lo sfoglio. Mi fermo su un capitolo: "L'era dei draghi". Leggo di quando il Terra era popolata da draghi, di regni splendenti e di ricchezza infinita per loro. Leggo di quando gli uomini colonizzarono l'ultimo avamposto dei draghi, l'ultima città a loro rimasta. Leggo di quando li cacciarono fino allo sterminio. Chiudo il libro e mi sdraio sul letto.
Richiudo gli occhi.
Siamo nel bosco, volando basso per cacciare. In lontananza delle piccole colonne di fumo salgono fra gli alberi. Un incendio? No, altrimenti sarebbe esteso e non così regolare. Distolgo i pensieri dal fumo e mi concentro su di lei, che agguanta una preda con estrema eleganza.
"Tu non mangi?" mi chiede.
"Arrivo." rispondo, e mi avvicino sfiorandole la coda.
"Non è giusto." La cucciola senza nome che avevo accolto è cresciuta parecchio negli ultimi due anni. "Se non ho un nome, non sono nessuno."
"Non è vero. Anch'io non ho più un nome da tanto, ma mi sento me stesso. Se ti crea tanti problemi, inventatene uno."
"Non funziona così. Il nome è qualcosa che ti dona qualcuno che ti ama. Se lo cerco da sola non avrebbe mai lo stesso significato."
La piccola gira la testa verso l'apertura della grotta con gli occhi malinconici pensando ai genitori scomparsi nel nulla. Il mio cuore si stringe per il dolore: credeva che nessuno l'amasse, quando io ero accanto a lei.
Da sempre. Per sempre.
"Ehi, Grande Drago dei miei stivali, la sai una cosa?" Il mio ex migliore amico, ormai a capo di quelli che mi prendono in giro, si avvicina con un sorriso deforme sulle labbra. "Fra due giorni andiamo a visitare la Rocca del Drago, in gita scolastica! Finalmente sarai a casetta!"
Sinceramente non li capisco. Che c'è di male nell'ammirare i draghi? Tutte le storie su di loro li dipingono come brutti e cattivi, egoisti dominatori che l'uomo molto tempo addietro è riuscito a sterminare. Eppure io ne sono affascinato.
Eppure io mi rifiuto di credere che i miei sogni siano solo sogni, dettati da una fervida fantasia. Sono così vividi, in me. Piccoli scorci di vita, ma emozionanti.
Ricordi.
Mi appoggia la testa sul fianco, prima di parlarmi: "Forse tu crederai che te lo dica solo perché ho solo te. Forse penserai che era inevitabile, dopotutto... Per il fatto che siamo gli ultimi. Ma non voglio più mentire, e lo leggo anche nei tuoi occhi. Se il mio giudizio è sbagliato, ti prometto che me ne andrò: ormai so badare a me stessa."
"Di che parli, piccola mia?" le chiedo.
"Ti amo. Mi sono innamorata di te e vedo dentro di te lo stesso sentimento nei miei confronti." Si alza e si mette di fronte a me, le spalle al sole, i cui raggi fanno rilucere tutto il suo corpo. "E ora dimmi, sto forse sbagliando?"
La fisso negli occhi per un lungo istante.
"No, non ti sbagli. Dal primo momento che ti ho vista, da quando ti trovai, sola e abbandonata, hai sconvolto il mio cuore come una tempesta. L'emozione che provo a starti accanto è indescrivibile. Ti amo anch'io."
I suoi occhi si riempiono di lacrime. Posa il suo naso sopra al mio, e sbuffi di fumo ci circondano.
"Grazie." dice solo.
"Adesso so chi sei, piccola mia. Sei la mia Tempesta."
"E tu, tu sei il mio Destino."
Mi sveglio con le guance bagnate, con una strana sensazione nel petto, come sconvolto dal mio stesso sogno. So che era un momento importante.
Con molta fatica mi alzo per andare a scuola. Durante la pausa pranzo vado in biblioteca. Cerco dei libri sulla Rocca del Drago, che andremo a visitare domani. Le illustrazioni riportano solo vecchi ruderi di cui si è salvata una sola torre, alta e dritta verso il cielo.
È il caos. Piccoli esseri rosa stanno distruggendo tutto ciò che i miei avi hanno costruito nel tempo; tutto ciò che conserviamo con cura e riconoscenza.
"Scappa, piccolo mio!" grida mia madre, una macchia indistinta di colore sempre più lontana. Cerco di sentire ancora la sua voce nel mezzo di tutto quel trambusto creato dal panico.
"Scappa, mettiti in salvo! Ormai sai badare a te stesso!"
La folla la inghiotte. Do un'ultima occhiata al palazzo imponente che domina tutta la nostra città. È enorme, da sempre simbolo di protezione, ed ora sta crollando, distrutto dalle fiamme.
Una freccia avvelenata mi sfiora il collo, scagliata da una delle creature rosa. Mi alzo in volo e mi metto in salvo, in un bosco fuori città, sulla collina. Mi fermo solo per riposarmi un poco, e mi volto indietro: fuoco e silenzio al posto della meravigliosa città che da sempre mi aveva ospitato; tutti morti gli amici a cui ora devo dire addio per sempre.
L'ultimo avamposto dei draghi è caduto e con esso la mia specie; sono ormai solo. Le lacrime riempiono i miei occhi da cucciolo e prendo la strada verso il mare: volando così in alto da essere scambiato per un uccello, me ne vado alla deriva, seguendo solo il suono delle onde.
Ora so che aspetto aveva la rocca dei draghi prima della colonizzazione umana. Senza stupore trovo di nuovo lacrime sulle mie guance. È stato così reale...
Torno in classe e, per una volta, non faccio caso alla prese in giro. Arrivato a casa mi butto subito sul letto, senza prima mangiare, sperando di dormire.
Perché, anche se i sogni sono dolorosi, devo sapere. Preferisco ricordare, nell'attesa della gita.
Cacciamo, come ogni giorno. Sono passati anni dalla nostra reciproca dichiarazione d'amore, ma ogni notte non posso fare a meno di pensarci.
Mi sembra una fortuna, avere incontrato lei; che lei ricambi ancora i miei sentimenti. Mi sembra una fortuna, non essere più solo... E fra poco saremo ancora di più.
La mia bella Tempesta, dragonessa dorata, aspetta un figlio. Nostro figlio. Se staremo nascosti abbastanza, su quest'isola lontano dalle creature rosa, potremmo sperare di dare una nuova discendenza ai draghi.
Forse non è detta l'ultima parola sulla nostra specie: forse la salveremo.
Tempesta atterra con pesantezza nella foresta, mentre io mi alzo per cercare qualche preda. Vedo di nuovo delle colonne di fumo in lontananza, ma il mio sguardo cade su una colonia di cervi che si dirige verso un ruscello. Scendo in picchiata e ne uccido due: li porto dalla mia bella, uno tenendolo in bocca ed uno afferrandolo con gli artigli.
Il cuore mi si ferma quando vedo quella scena terribile, e le prede mi sfuggono. Corro sconvolto dalla mia ragione di vita, dalla mia Tempesta, che urla terribilmente, in agonia. Vedo sul suo fianco uno squarcio tremendo, e a malapena mi accorgo delle creature rosa che ci circondano, pronte a colpirmi.
La mia furia annienta tutto: per la prima volta in vita mia fiamme rosse eruttano dalla mia bocca, incenerendo le creature in meno di un istante. La mia Tempesta mi guarda con occhi addolorati.
"Non sono riuscita a scappare. Perdonami. Non li ho visti, e loro... Loro hanno ucciso il nostro cucciolo, ed ora hanno ucciso anche me."
Il ruggito di rifiuto mi sale spontaneo alle fauci, dopo le sue parole.
"Riprenditi! Devi resistere! Non tutto è perduto!"
"Invece sì. Quella freccia era avvelenata. Ma non devi temere per noi: io rinascerò il prima possibile e tornerò da te."
"Non capisci, non puoi rinascere! I draghi sono finiti! Gli ultimi corpi rimasti erano i nostri, e quello di nostro figlio!"
"Rinascerò come essere umano. Non temere, rinascerò e ti troverò..."
Un ruggito, stavolta di rabbia, scuote il mio corpo.
"Come puoi prendere il loro corpo, dopo quello che ti hanno fatto?! Come puoi perdonarli a tal punto da diventare una di loro?!"
"Solo per te." sussurra, mentre le si chiudono gli occhi "Solo per te."
E muore.
Osservo il tramonto, dalla mia grotta. Nuovamente, sono solo. Ma sto per morire anch'io: da giorni non mangio, e presto rivedrò la mia Tempesta.
Ho esaurito tutte le mie forze per distruggere il villaggio da dove sono venuti gli uomini che me l'hanno portata via. Trovarlo è stato facile: ho seguito le colonne di fumo che altro non erano che i fuochi accesi per scaldarsi e tenere alla larga gli animali selvatici.
Chiudo gli occhi sul sole morente, che ha terminato la sua discesa.
Mi sveglio con un senso di conclusione. Guardo le mie mani, il mio corpo: piccolo e rosa. Non mi appartiene. Ormai so di non essere io.
I miei compagni di scuola continuano a ridere di me mentre ci dirigiamo verso la Rocca del Drago, ma non possono più ferirmi. La verità arde come un talismano prezioso nel mio petto e solo una cosa importa veramente, ormai: la mia Tempesta.
Saliamo sulla torre, l'unica rimasta in piedi. Tra i ruderi, posso scorgere le antiche bellezze che un tempo dominavano l'intera valle.
Passo quasi tutta la giornata solo ad osservare il cielo e il bosco, che ancora risulta incontaminato dall'uomo; è lo stesso bosco dove un tempo mi ero nascosto fuggendo. Prima che il giorno finisca saliamo un'altra volta sulla torre, assieme ad un'altra scolaresca. Stavolta ci arrampichiamo fin sopra al tetto. Mi avvicino al bordo, ammirando lo splendido panorama che si vede dal lato della pianura: una distesa infinita di erba verde, un albero solitario, il cielo color oro.
"Ehi, è vero che tu sogni di essere un drago?"
Mi giro e vedo una ragazza. È piuttosto bassa, i corti capelli color miele e gli occhi azzurri. Il mio cuore ha un sussulto.
"È così. Chi te l'ha detto?"
"I tuoi compagni là ti prendono in giro."
"Lo so."
La ragazza mi si avvicina. Mi fissa negli occhi, con quei suoi occhi di ghiaccio...
"Sai, anch'io ho fatto dei sogni simili..."
Le poso una mano sulla guancia, ignorando i commenti maligni dei miei compagni che ci osservano e concentrandomi solo sull'emozione infinita che mi sento esplodere nel petto.
"Tempesta..." sussurro. Lei mi poggia a sua volta le sue dita sulla mia guancia.
"Destino mio... Ti ho trovato."
Ci avviciniamo pian piano e ci baciamo; il sole morente ci colpisce e noi brilliamo come facevamo quando ancora eravamo dei draghi, in un'altra vita. I nostri compagni si zittiscono tutt'un tratto, incantati dalla scena dei nostri corpi che si sciolgono nella luce.
Le nostre anime, ripreso il loro aspetto originale da drago, risalgono a spirale verso il cielo, ormai unite per sempre, verso la luna nascente.
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Fabio, hai ragione, dev'essere un piccolo errore che ieri mi è sfuggito in fase di rilettura... Come ho detto, è un racconto che ho scritto ormai anni e anni fa, e nel frattempo tutto il mio stile è cambiato (e c'erano anche parecchi errori da correggere). Insomma, l'ho riletto e modificato così tanto che molto probabilmente mi usciva dagli occhi, quindi mi è sfuggito Provvedo subito a modificare
- Certo che la fantasia non ti manca, mi ha incuriosito "mia mamma mi chiama" essendocene una sola di mamma, non era sufficiente "mamma mi chiama"? Così tanto per dire qualcosa, nel complesso il racconto trascina
- Bravissima Sara, un bel racconto fantasy, ottimamente scritto. Complimenti e saluti.
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