Ha gli anni miei, sarà allora datata, forse a suo tempo era considerata moderna e scattante. Grande per l'epoca, molto accogliente e spaziosa. Una familiare che accolse la mia famiglia ed anche me appena venuto al mondo ma già impegnato in spostamenti per non meglio identificate vacanze invernali in Calabria ed Abruzzo e ristori estivi sulla costa del Salento. I viaggi si fanno sempre nell'infanzia, quando ti ricordi poco, ma non per me che fisso ogni particolare e rimane tutto in mente. Forse una scelta per sentirsi giovani, che vuol dimostrare di avere energie, fare una cosa diversa. Poi cerchi la stabilità, sempre famiglia accanto ma stai vicino, una casa in campagna, il mare, tanto il nostro è il più bello, la misura d'uomo. E la macchina che ti accompagna, non tradisce, ti addormenta, ti sveglia, magari ti fa preoccupare e spendere quando non va. Ho imparato a guidare senza mai volerlo fare davvero, il volante che diventava morbido con l'accensione, la strada da tenere e i pedali che non arrivavo a toccare, per quelli stavi tu, pensavi mi sarebbe piaciuto. Io volevo stare con te, mi divertiva, eri tu che sapevi guidare, che sapevi portare, conducevi e sempre bene. Per me era importante il verde bottiglia, caldo, avvolgente, lo sportellino del serbatoio da chiudere e aprire a scatto, a te non piaceva. Poi uscirono i gommini e li comprammo insieme, dopo pochi giorni mi ci trovai le dita dentro, dolore intenso. Ma stavi tu, un fazzolettino trovato non so dove e passa tutto. Una notte che mi avvolge in un'auto solo mia che mia non era e gli occhi che non dimentico, tra uno specchietto da orientare, un tappetino da lavare (dai fallo tu, mi scoccia). E gli anni che passavano, tra scuola e conoscenze, una marmitta che faceva troppo rumore e il momento di cambiare, neanche i finestrini scorrevano più tanto bene, Tu sempre lo stesso, sempre al sicuro, la notte che diventa giorno con la stessa auto o forse con un'altra. Chissà dove sarà, chissà dove sarai.